Bank at work, la nuova frontiera del welfare aziendale

Bank at work, la nuova frontiera del welfare aziendale

Offrire ai propri dipendenti un accesso al credito più agile e con tassi di interesse agevolati. Mettendo a disposizione prodotti come prestiti e polizze. Lo chiamano bank at work e all’estero è già una realtà consolidata.

 

 

Lo chiamano bank at work o workplace banking e nei prossimi anni lo vedremo sempre più presente nei pacchetti di benefit previsti dai piani di welfare aziendale. A dirlo sono gli esperti. In pratica si tratta di inserire nella propria piattaforma welfare prodotti finanziari come mutui, prestiti, finanziamenti, compresa la cessione del quinto dello stipendio, grazie a partnership tra aziende e istituti bancari o società finanziarie. A spingere il mercato da una parte la crescita esponenziale del Fintech e normative come l ’art 51, comma 4, lettera b del TUIR, che individua un regime di particolare favore per la concessione da parte delle aziende di finanziamenti, prestiti, mutui ai propri dipendenti, erogati direttamente che da terze parti (leggi qui). 
Ma anche la domanda crescente da parte dei lavoratori di prodotti e servizi non solo legati all’area sanitaria e alla previdenza integrativa, ma anche di mutui e prestiti come evidenziato da diverse ricerche fatte sul tema. 
Del resto il numero di italiani che faticano ad arrivare alla fine del mese è tristemente in crescita con notevoli ripercussioni sul lavoro. Secondo uno studio fatto dalla Cga di Mestre le famiglie italiane sono indebitate per un importo medio pari a 20.549 euro. Nell’insieme, i passivi accumulati con le banche e gli istituti finanziari ammontano a quasi 534 miliardi di euro. 
E le preoccupazioni legate alla gestione del denaro hanno ripercussioni anche sul lavoro. In base a uno studio internazionale, infatti, quasi un lavoratore su 4 ha riferito che le questioni relative alle finanze personali sono state una distrazione sul lavoro e il 58% dei datori di lavoro ha dichiarato che lo stress finanziario contribuisce all’assenza dei dipendenti e alla perdita di produttività.

 

Accesso al credito a tassi agevolati

 

Proprio per questo i piani welfare aziendale dovrebbero prevedere servizi di workplace banking in grado di facilitare l’accesso al credito e a prodotti finanziari o assicurativi  ai propri dipendenti che potranno avere anche tassi di interesse agevolati. Nel caso della cessione del quinto dello stipendio per esempio, il tasso di interesse può essere più basso del 20%, percentuale che per prodotti come le polizze oscilla tra il 20 e il 30%. E se vogliamo parlare di vero sostegno al reddito è in questa direzione che bisogna andare.

 

Workplace banking all’estero è boom

 

All’estero, dove l’uso del web in ambito bancario e finanziario è più diffuso rispetto all’Italia, numerose sono le aziende che hanno iniziato a inserire nei loro piani welfare servizi di bank at work, siglando accordi commerciali con banche, assicurazioni e società finanziarie. «Da 18 anni siamo presenti sul mercato brasiliano», racconta Moacir Giansante, country manager per l’Italia di SalaryFits, piattaforma che offre prodotti e servizi di welfare aziendale, integrandosi con diversi sistemi di busta paga, dando così la possibilità ai lavoratori e alle loro famiglie di soddisfare le loro esigenze economiche mettendo a disposizione prodotti sostenibili come  prestiti, assicurazioni e sanità integrativa. E consentendo, allo stesso tempo, alle imprese, di gestire meglio la detrazioni direttamente dagli stipendi. «Negli ultimi anni abbiamo notato una crescita esponenziale del servizio di bank at work, basti dire che in Brasile, dove contiamo più di 300 grandi imprese tra i nostri clienti, il nostro giro d’affari negli ultimi anni è cresciuto del 50%. Insieme ai nostri partners proponiamo prodotti di benessere e inclusione finanziaria per oltre 3 milioni di famiglie». Da 5 anni SalaryFits, forte della crescita brasiliana, ha iniziato a espandersi oltrefrontiera, focalizzando il business  sul segmento welfare aziendale. E i risultati non si sono fatti attendere.  «In Messico, dove siamo presenti da 3 anni, i ricavi lordi sono lievitati di oltre il 400%», aggiunge Giansante. «Ma la fase di crescita è destinata a proseguire ancora trainata dal nostro nuovo portale che raggiungerà le PMI messicane con un’ampia offerta di prodotti bank at work. Uno sviluppo che l’anno scorso ci è valso persino un premio», conclude soddisfatto il Manager. 
Sul mercato italiano la società sudamericana è sbarcata da poco ed è alla ricerca di una banca con cui siglare una partnership commerciale. Questione di tempo visto che anche da noi, seppur lentamente, si stanno muovendo i primi passi in questa direzione con il supporto di alcuni fra i più grandi istituti bancari. Unicredit, per esempio  con il suo servizio Benefit&Welfare ha siglato un accordo con  Easy Welfare, piattaforma di welfare aziendale usata da diverse imprese del Made in Italy. A dare una spinta a questo mercato anche il cambiamento del rapporto tra gli italiani e il web. Stanno infatti lievitando le persone che usano internet anche per questioni bancarie o finanziarie, come ha bene evidenziato una ricerca di Kpmg in base alla quale il 45% degli italiani è cliente sia di banche tradizionali sia di istituti online (+3% rispetto al 2017) e per la prima volta l’anno scorso il web ha superato la filiale nelle preferenze degli italiani, rappresentando il canale principale per l’acquisto e la gestione di prodotti e servizi finanziari. Un trend che non deve sfuggire a imprese attente al benessere dei propri dipendenti.

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