C’è ancora welfare per i metalmeccanici

C’è ancora welfare per i metalmeccanici

Dopo più di un anno di attesa, l’accordo tra Federmeccanica-Assistal, Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm ha confermato i 200 euro l’anno di flexible benefit e ha introdotto delle novità

 

Il welfare resta un ingrediente decisivo all’interno del Contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) dei Metalmeccanici. Il 5 febbraio 2021 è stato rinnovato l’accordo del settore, scaduto a fine 2019. È proprio sul welfare che si concentra un’interessante novità: dopo più di un anno di attesa l’accordo tra Federmeccanica-Assistal, Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm ha confermato i 200 euro l’anno di flexible benefit e l’innalzamento per il fondo di previdenza integrativa Cometa (al 2,2% dal 2022 per gli Under 35). Rimangono invariati invece i contributi destinati al fondo sanitario Metasalute, cioè 13 euro al mese a carico dell’azienda.

 

L’approvazione della cifra dei flexible benefit prova il valore dato da questo settore al welfare, dato che il Ccnl per l’industria metalmeccanica è stato il primo in Italia ad aver previsto un intervento obbligatorio in questo campo già nel 2017. I beni e servizi di welfare contenuti nei flexible benefit, infatti, quattro anni fa dovevano raggiungere la cifra massima di 100 euro, diventati 150 euro nel 2018 e 200 euro nel 2019. Il nuovo accordo punta anche sulla formazione, compresa l’alfabetizzazione digitale, e intende promuovere, si legge nel documento, la cultura della sicurezza attraverso i break formativi, la condivisione di esperienze virtuose e la messa a fattor comune delle buone pratiche.

 

Aumenti e nuovi inquadramenti per vincere le sfide attuali

 

Il rinnovo del contratto coinvolge 1,5 milioni di lavoratori. Oltre al welfare, i metalmeccanici riceveranno un aumento salariale di 100 euro per il terzo livello e di 112 euro per il quinto livello sui minimi contrattuali, per il periodo che va dal 1 gennaio 2021 al 30 giugno 2024, in quattro momenti (25 euro nel 2021; 25 euro a giugno 2022; 27 euro a giugno 2023; 35 euro a giugno 2024). A questi si sommano i 12 euro di Indice dei prezzi al consumo armonizzato per i Paesi dell’Unione (Ipca) sui minimi contrattuali da giugno 2020, per effetto dell’ultrattività dovuta alla struttura del Ccnl precedente.

 

L’accordo stabilisce poi il rafforzamento delle relazioni industriali, con i diritti di informazione, confronto e partecipazione. Tra le novità, un impegno delle parti a definire norme sul lavoro agile entro la stampa del testo contrattuale. Il testo di intesa tra le parti deve essere infatti illustrato ai lavoratori nelle assemblee tenute nei luoghi di lavoro e sottoposto a un referendum vincolante per le organizzazioni sindacali.

 

Sul piano normativo, comunque, il risultato più rilevante è la riforma dell’inquadramento professionale, fermo al 1973, con il superamento del primo livello a partire da giugno 2021: migliaia di lavoratori potrebbero passare all’attuale secondo livello. Sono nove, infatti, i livelli di inquadramento previsti con la riforma che rivoluziona le competenze all’interno delle aziende, compresi in quattro campi di responsabilità di ruolo. Previsti anche sei criteri di professionalità: autonomia-responsabilità gerarchico funzionale, competenza tecnico-specifica, competenze trasversali, polivalenza, polifunzionalità, miglioramento continuo e innovazione correlati ai nuovi sistemi integrati di gestione.

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