Chi si prende cura dei caregiver?

Chi si prende cura dei caregiver?

In Italia 7,3 milioni di persone assistono in famiglia, volontariamente, una persona cara non autosufficiente (dati Istat 2019). Sono definite “caregiver”, cioè chi si prende cura di malati dal punto di vista pratico e operativo, aiutandoli non solo nella gestione della malattia, ma soprattutto nel mantenimento della qualità della vita. Si tratta di importanti figure, troppo spesso dimenticate e sottovalutate, che garantiscono un’assistenza continua nello svolgimento delle attività quotidiane e un sostegno sul piano emotivo per pazienti fragili. E nell’ultimo anno, a causa della pandemia, la loro importanza è diventata cruciale.

 

Lo spiega Carlo Bottari, Professore Ordinario di Diritto Pubblico dell’Università di Bologna, nella prefazione del libro La salute del caregiver (Bononia University Press, 2021), scritto da Francesco Pegreffi (medico chirurgo ortopedico) e Chiara Pazzaglia (giornalista e collaboratrice della casa editrice ESTE, esperta di tematiche inerenti il Terzo Settore e il welfare, nonché Presidente delle Associazioni cristiane lavoratori italiani, Acli, di Bologna).

 

Il volume, attraverso un insieme di contributi di esperti in ambito sanitario e giuridico, sottolinea la necessità della prevenzione e di diritto alla cura delle patologie che affliggono la figura del caregiver. Nella prima parte si affrontano gli aspetti relativi alla salute di un ruolo che è quotidianamente a rischio, a causa di un cambiamento obbligato delle proprie abitudini di vita o per la necessità di svolgere sforzi che sovraccaricano il sistema muscolo-scheletrico, deteriorandolo progressivamente. Nella seconda parte sono trattate tematiche di importanza giuridica e sociale per una figura professionale non ancora riconosciuta e, quindi, non completamente tutelata.

 

Bisogna riconoscere la figura del caregiver a livello istituzionale

 

Per Bottari da sempre il modello italiano di assistenza pubblica scarica sulla famiglia la responsabilità di organizzare l’assistenza e richiede ai suoi componenti anche un significativo impegno nella cura e nell’assistenza dell’anziano fragile, o del familiare con problemi motori o con handicap. “È naturale, quindi, chiedere al Legislatore risposte più adeguate e sperare in una tutela normativa e di conseguenza sanitaria, anche per questa categoria di lavoratori senza alcun riconoscimento, per i quali lecitamente si può parlare di patologie professionali”.

 

Per dare un’idea della diffusione del fenomeno, Raffaele Donini, Assessore alle Politiche per la Salute della Regione Emilia Romagna, nella premessa del libro indica questi dati: “In una regione come l’Emilia-Romagna, nel 2019 ci sono stati oltre 220mila caregiver, in maggioranza donne di età compresa tra 45 e 64 anni, che nel 60% dei casi hanno dovuto abbandonare la loro attività lavorativa”. Filippo Diaco, Presidente del Patronato delle Acli provinciali di Bologna: “È una questione di salute, che diventa anche una questione di genere”.

 

Gli autori, quindi, lanciano a tutti coloro per i quali l’assistenza al malato costituisce un lavoro (o per tanti altri che si trovano, da un momento all’altro, costretti ad assistere un familiare afflitto da patologia) questo messaggio: “La cosa migliore che può fare il caregiver per assistere meglio coloro che vengono da lui assistiti è curare se stesso”. Ed è qui che l’appello, s’immagina, debba essere accolto anche dalle aziende.

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elisa.marasca@este.it