Due soluzioni per mettere in salvo le pensioni

Due soluzioni per mettere in salvo le pensioni

Prende forma l’ipotesi Quota 100 ma resta aperto il nodo coperture. Per recuperare soldi da destinare alle pensioni, permettendo alle persone di ritirarsi prima dal mondo del lavoro, c’è una sola strada: creare occupazione. E un aiuto  in questo senso potrebbe arrivare dal part-time generazionale e dal Fondo Tesoreria, creato nel 2007 proprio per finanziare il rilancio dell’economia.

 

In questi giorni la Riforma delle pensioni è tornata sotto i riflettori e ormai sembra farsi strada l’ipotesi Quota 100, misura finalizzata a modificare la Legge Fornero anticipando l’età pensionabile con l’obiettivo di facilitare l’ingresso dei giovani sul mercato del lavoro. Il nodo delle coperture, però, resta aperto e le ipotesi sul tema si sprecano.  «Ma per recuperare soldi da destinare alle pensioni permettendo alle persone di ritirarsi prima dal mondo del lavoro c’è una sola strada: creare lavoro. Non ci sono altre alternative né scorciatoie», osserva Francesco Vallacqua, docente a contratto di Economia e gestione delle assicurazioni vita e dei Fondi pensione presso l’Università Bocconi di Milano.

Quindi la sua soluzione qual è?
Posto che i pensionati tendono a crescere come logica conseguenza dell’invecchiamento della popolazione una soluzione potrebbe essere quella di rilanciare il part-time generazionale.
Di cosa si tratta?
Di una misura in base alla quale il lavoratore, superata una certa età e arrivato a un dato numero di anni dalla pensione, può decidere di basare il suo reddito in parte lavorando part-time per l’azienda di cui è stato dipendente fino a quel momento e in parte da un anticipo della pensione. Operazione che può concretizzarsi solo se il datore di lavoro si prende l’impegno di assumere un giovane, che potrebbe avere per esempio tra  i 24 e i 34 anni di età, il tutto a parità di costo del lavoro complessivo. L’anticipo porterebbe però a un aumento della spesa pensionistica che potrebbe essere compensato dall’aumento del Pil generato dai consumi legati all’incremento della occupazione.
Lei usa il condizionale, segno che simulazioni serie in merito e studi sulla sostenibilità della proposta non ne sono stati fatti?
Non che io sappia.
L’idea del Governo, però, è far andare in pensione prima gli italiani per assumere più giovani…
La cosa non è così automatica nelle aziende di oggi costantemente alla rincorsa della competitività e del contenimento dei costi. Molto più probabile che l’impresa decida di non rimpiazzare la risorsa andata in pensione e di spalmare il lavoro tra le risorse rimaste.  L’unica soluzione per incrementare i posti di lavoro è rendere conveniente per le aziende assumere, ciò significa fare leva sugli incentivi fiscali o limitare il più possibile l’aumento dei costi legati al personale.
Dunque l’unica strada da percorrere per aumentare occupazione, Pil e non intaccare gli assegni pensionistici è quella del part-time generazionale?
No. Altre risorse che potrebbero essere utilizzate per creare occupazione si trovano nel Fondo Tesoreria creato nel 2007 per finanziare il rilancio dell’economia e in particolare le infrastrutture. Entro il 30 settembre di ogni anno, il Ministro del Lavoro e della previdenza sociale di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, avrebbe dovuto presentare al Parlamento una relazione che specificasse dettagliatamente la consistenza finanziaria e le modalità di utilizzo del Fondo.
Ma…
Non risulta reperibile dove siano state destinate le risorse. Il sospetto è che la maggior parte del denaro proveniente da questo fondo, che a oggi ammonta a 62 miliardi di euro, sia stato usato per finanziare la spesa corrente. In tal senso si legge qualcosa anche in alcune relazioni della Corte dei Conti, come in  “Determinazione e relazione della Sezione del controllo sugli enti sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) per l’esercizio 2012”, dove a pg. 6, in relazione a questo fondo, si parla di notazioni critiche collegate alla sottrazione di liquidità alle imprese private e al pieno rispetto dello specifico vincolo di destinazione.
Chi gestisce questi soldi?
Il Fondo Tesoreria è  gestito per conto dello Stato dall’Inps secondo il sistema a ripartizione su apposito conto corrente aperto presso la Tesoreria dello Stato. In esso confluiscono (dall’1 gennaio 2007, o dalla data di assunzione del lavoratore se successiva) le quote di Tfr maturando per i lavoratori delle aziende con almeno 50 addetti non destinate alle forme pensionistiche complementari secondo le modalità previste dalla legge 296/2006. Secondo i dati di Covip, nel 2016 il flusso complessivo di Tfr generato nel sistema produttivo può essere stimato in circa 25,2 miliardi di euro; di questi, 13,7 miliardi sono rimasti accantonati presso le aziende, 5,7 miliardi versati alle forme di previdenza complementare e 5,8 miliardi destinati al Fondo di Tesoreria. Per riequilibrare le cose basterebbe far tornare il fondo all’origine per cui è stato creato.

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