Il balletto dei fringe benefit
Employee Benefits Concept. The meeting at the white office table.

Il balletto dei fringe benefit

Per il 2022 nessun raddoppio del limite di esenzione fiscale per i benefit aziendali: viene meno così una spinta importante agli investimenti delle imprese nel welfare

 

In Italia abbiamo norme, soprattutto fiscali, che cambiano o si modificano troppo velocemente, spesso a sfavore del contribuente. E questo continuo cambiamento non aiuta la pianificazione e la definizione di un progetto aziendale stabile nel tempo.È il caso del raddoppio della soglia dei fringe benefit, la cui soglia di non imponibilità di 258,23 euro è stata portata a 516,46 euro nel 2020 e nel 2021, ma – come è ormai noto – non nel 2022. Oggi siamo tornati quindi a un valore (258,23 euro appunto) che risale al 1986. E questo è avvenuto nonostante il pressing di molti (in primis i player di welfare aziendale) che si aspettavano un’ulteriore proroga o addirittura la stabilizzazione delle norme sui fringe benefit già con la legge di Bilancio 2022; addirittura in Senato era stato presentato un emendamento proprio alla Stabilità, a firma dei Senatori Emilio Floris e Roberta Toffanin, per rendere stabile questa misura che al momento è tornata al passato.

 

Perché tanto rumore per soli 250 euro? I motivi sono diversi. Innanzitutto all’interno di questo limite devono essere conteggiati tutti i benefit riconosciuti al lavoratore, come l’autovettura a uso promiscuo e – anche se l’utilizzo sarebbe da considerarsi improprio ed errato – il valore del welfare aziendale previsto da molti Contratti collettivi nazionali del lavoro (Ccnl). Quindi le aziende devono ora rivedere nuovamente (e al ribasso) le politiche di benefit riconosciute ai propri lavoratori: l’impegno più grande è far comprendere alle persone che il ritorno al tetto dei 258,23 euro non è una misura decisa dall’azienda, ma dal Governo. Una recente elaborazione di The European House-Ambrosetti ha rilevato che il raddoppio della soglia di esenzione dei fringe benefit potrebbe portare ad almeno 4,7 miliardi di consumi entro il 2023, con un conseguente aumento dell’Iva riscossa di almeno 1 miliardo. Insomma, il welfare aziendale sarebbe un vantaggio per tutti, Stato compreso.

 

Conoscere i limiti della normativa per programmare la strategia aziendale

 

Il raddoppio del tetto dei fringe benefit ha permesso a molte aziende – almeno negli ultimi due anni – di avere una porta di ingresso per il Premio di risultato (Pdr) o per un piano di welfare aziendale più strutturato, andando a lavorare su un aspetto in cui il nostro Paese non è brillante: la produttività. Le imprese potevano infatti assegnare i fringe benefit anche ad personam, premiando coloro che più si distinguevano all’interno del team. Questo era permesso dalla normativa e confermato dalla Circolare 59/E del 22 ottobre 2008 dell’Agenzia delle Entrate. Ma il ritorno al precedente limite dei fringe benefit è troppo basso per impostare una soluzione simile e il fatto che molte aziende, per semplicità, utilizzino questo strumento per adempiere agli obblighi contrattuali non permette loro grandi spazi di manovra.

 

Questo ‘rivedere e ripensare’ costantemente la normativa fiscale crea un danno enorme: chi investe in un Paese, sia esso del medesimo territorio o straniero, ha la necessità di stabilità e di comprendere quando e in che tempi ritornerà dell’investimento effettuato. Cambiare in continuazione norme che riguardano i bilanci delle aziende e la gestione delle Risorse Umane non aiuta a sviluppare tutto il sistema-Italia. Dopo il mancato inserimento nella legge di Bilancio, infatti, attualmente sono stati presentati alcuni emendamenti al cosiddetto “Decreto Milleproroghe” per prolungare il raddoppio dei fringe benefit almeno fino a dicembre 2022.

 

Sarebbe ora di non aspettare le decisioni politiche, ma di agire fin da subito controllando la situazione del personale, individuando quali i casi che supereranno la soglia nel 2022. E con questo valutare gli obiettivi e i risultati che l’azienda vuole raggiungere. Dopo aver raccolto questi dati, bisogna rompere gli indugi e passare a strumenti come il Pdr e il welfare aziendale, certamente più complessi, ma che possono rispondere alle varie necessità.

 

 

Riccardo Zanon è avvocato e titolare dello Studio Zanon, specializzato in consulenza del lavoro. Offre risposte e consigli in merito a Diritto del Lavoro, Risorse Umane e Welfare Aziendale. Il suo libro si intitola: Welfare Terapia – Rilanciare le aziende e prendersi cura dei collaboratori nell’era Covid-19 (Tuttowelfare, 2020).

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