Il nuovo welfare sono… i pensionati

Il nuovo welfare sono… i pensionati

I pensionati hanno subìto meno la crisi economica da Covid-19, arrivando a supportare economicamente (e non solo) i loro familiari. E sono i più fiduciosi sul futuro del Paese.

 

Una crisi per tutti, tranne che per i pensionati. Che diventano il vero sostegno delle famiglie. Nel 2020, complice la pandemia di Covid-19, sono stati tanti gli italiani che hanno dovuto affrontare difficoltà economiche: il 46,6%, secondo la ricerca L’emergenza Covid-19, primi sintomi di impatto sociale e prospettive nel nuovo periodo, svolta da Format Research per conto di 50&Più, sistema che offre servizi e opportunità orientati alle esigenze dei cittadini. E sempre per lo studio in questione, il 30,7% dei lavoratori ha dovuto affrontare una riduzione dello stipendio o dell’orario lavorativo, mentre il 2,8% ha perso il proprio posto di lavoro.

 

Di contro, però, la ricerca ha rilevato che solo una percentuale minima di pensionati (il 3,7%) ha subìto una riduzione del proprio assegno previdenziale. Dopo aver constatato l’importanza dei nonni nella gestione dei bambini durante i lockdown, va ora sottolineato come gli Over 65 rappresentino, a tutti gli effetti, il nuovo welfare. Non solo i pensionati non hanno riscontrato un abbassamento dei loro introiti, ma il 50% di loro ha dichiarato di aver sostenuto i propri familiari cedendo una parte dei loro patrimoni.

 

L’isolamento per Covid riporta la famiglia al centro

 

Se di famiglia si parla, è importante evidenziare come il Covid abbia inoltre modificato le dinamiche familiari, visto il proliferare di Smart working, didattica a distanza, isolamento sociale. L’emergenza sanitaria ha reso difficile la vita dei care giver, ovvero coloro che si prendono cura di qualcuno (minorenni o genitori anziani). Forse per questa ragione, fra il 67% degli intervistati che ha dichiarato di aver vissuto negativamente questo periodo, si concentra una alta percentuale di persone fra i 35 e i 65 anni.

 

Nonostante le difficoltà di conciliare vita lavorativa e familiare, però, i lockdown hanno contribuito a fortificare le relazioni personali. Il 71% delle persone coinvolte nello studio, infatti, ha dichiarato di voler dedicare maggior tempo alla propria famiglia, davanti alla cura del benessere psicofisico, alla crescita personale e all’impegno per la comunità. La famiglia è stata indicata dalla metà dei rispondenti come valore su cui puntare per la ripartenza del Paese nei prossimi tre anni, in quanto in grado di garantire maggior coesione sociale.

 

Futuro di povertà e senza un’adeguata classe dirigente

 

La situazione che stiamo vivendo, com’è noto, sta portando grandi cambiamenti nella nostra quotidianità, ma secondo tre quarti degli intervistati non ci saranno conseguenze negative. Anzi, impareremo a convivere con queste dinamiche in una nuova normalità (per il 60% dei rispondenti) o torneremo alle condizioni pre Covid (16%). Insomma, gli italiani si sono detti fiduciosi, anche se a livello economico e politico il sondaggio ha rilevato opinioni differenti: oltre il 70% degli intervistati crede che fra tre anni l’Italia sarà un Paese fortemente impoverito e con una classe dirigente incapace di ascoltare i propri cittadini e fornire soluzioni che rispondano alle loro necessità.

 

Anche in questo caso però, così come sul lato economico, l’indagine ha rilevato una spaccatura generazionale. La fascia di popolazione fra i 65 e gli 85 anni, infatti, ha dichiarato di vedere un futuro che arriderà a chi ha intenzione di investire e innovarsi e una politica attenta alle esigenze della popolazione.

 

Come si evince dai risultati dello studio, dunque, la pandemia ha aumentato il divario fra giovani e pensionati. Le differenze economiche e culturali spingono i due ‘gruppi’ sociali a ragionare in modo differente circa il futuro. In una visione pessimistica, dunque, spetta agli Over 65 – e alla Silver economy – risollevare (di nuovo) le sorti del Paese.

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francesca.albergo@este.it