Il welfare aziendale che si prende cura della salute mentale

Il welfare aziendale che si prende cura della salute mentale

L’ultima ricerca dell’Osservatorio Reale Mutua sul welfare rivela che una persona su tre vorrebbe che fosse il datore di lavoro a mettere a disposizione un servizio di psicoterapia come forma di welfare aziendale

 

La pandemia ha lasciato importanti conseguenze a livello psicologico in tutti. In particolare ha peggiorato situazioni già presenti di ansia, stress e difficoltà personali. Così tanto che più della metà degli italiani pensa che potrebbe essere utile rivolgersi allo psicoterapeuta per migliorare la condizione mentale e gestire situazioni complesse. Una sensibilità che tocca in particolare le donne e gli Under 30: per queste categorie, le percentuali salgono rispettivamente al 64% e al 65%. Lo evidenzia l’ultima ricerca dell’Osservatorio Reale Mutua sul welfare, condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età, genere e area geografica.

 

Con l’aumentare dei bisogni, inoltre, cresce anche la sensibilità a questi temi. È per questo che una persona su tre vorrebbe che fosse il datore di lavoro a mettere a disposizione un servizio di psicologia o psicoterapia come forma di welfare aziendale. Riconoscendo, però, che prima è necessario un cambio culturale (di persone e aziende) che aumenti ancora di più l’attenzione verso questi aspetti.

 

“Ma non è facile riconoscere di avere un bisogno di questo tipo, né lo è parlare di sé e aprirsi su certi argomenti: per molti, insomma, lo psicologo resta ancora un tabù”, si legge nel report. Questione – ammettono gli stessi rispondenti – di imbarazzo per il 31% del campione, ma anche di poca sensibilità al tema (22%), e legata a una certa tendenza a sottovalutare l’importanza della sfera mentale nella propria vita (20%).

 

Gestire ansia e incertezza è il bisogno più sentito

 

Michele Quaglia, Direttore Commerciale e Brand di Gruppo Reale Mutua, ha spiegato: “La crescente attenzione al benessere mentale è un aspetto molto importante per la vita privata, sociale e lavorativa di ciascuno, e un trend probabilmente destinato ad aumentare ancora nel prossimo futuro”. Nel sondaggio è l’ansia la prima ragione che porterebbe gli italiani a rivolgersi alla psicoterapia (35%), sintomo del periodo di incertezza che stiamo vivendo da oltre un anno. Tra le altre esigenze, gli aspetti caratteriali e della personalità (11%), le dinamiche legate all’attività lavorativa o alle relazioni (9%), le situazioni di difficoltà per la salute dei propri cari (7%).

 

C’è chi pensa che anche la tecnologia possa aiutare a superare certe barriere e incentivare il ricorso alla video terapia grazie ai servizi di consulenza online (17%), che si può svolgere da remoto. Ma anche il portafoglio vuole la sua parte: se la relazione che si instaura con i professionisti è il fattore più importante (38%), per più di una persona su tre è fondamentale poter contenere i costi della prestazione. Non da meno è la possibilità di ridurre i tempi di attesa (21%). Una persona su cinque, inoltre, vorrebbe anche una maggiore presenza di sportelli di ascolto psicologico in ospedali, cliniche e ambulatori.

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