Il welfare entra nel contratto nazionale

Il welfare entra nel contratto nazionale

Dopo lunghe trattative il 9 marzo scorso Confindustria e Cgil, Cisl e Uil hanno firmato l’accordo sul nuovo modello contrattuale per aumentare i salari in tempi di bassa inflazione, evitando il dumping e l’ingerenza della politica. Un passo importante che conferma la centralità del contratto nazionale di categoria che dovrà individuare il trattamento economico complessivo (Tec), che comprende anche il Welfare aziendale, e quello minimo (Tem). «In un momento delicato per il Paese, le parti sociali si compattano non si dividono», ha commentato Vincenzo Boccia, Presidente di Confindustria. Una intesa importante che dedica un intero capitolo allo sviluppo del welfare contrattuale, sdoganando di fatto le riserve di Cgil e Uil sugli strumenti normativi e finanziari per far decollare il welfare nelle imprese nazionali. Un’apertura importante anche se per tutte e tre le parti sociali è necessario salvaguardare il carattere universale del welfare pubblico, migliorandone la qualità e il livello delle coperture. In questo scenario i servizi per i dipendenti messi a punto dalle aziende possono “integrare il modello pubblico contribuendo alla realizzazione di un welfare contrattuale integrato e coordinato”.

 

Il welfare integrativo va migliorato 

Su questa strada i tre sindacati ritengono che lo sviluppo del welfare contrattuale, che deve mantenere la sua natura integrativa ai diversi livelli, possa rappresentare un terreno di crescita del benessere organizzativo e di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, nel quadro di un miglioramento complessivo della produttività e delle condizioni di lavoro.
Ma pensano anche che alcuni aspetti vadano migliorati. Per esempio puntano a un rafforzamento del secondo pilastro, sia in termini di crescita dimensionale dei fondi (rilancio adesioni e quindi, aumento di patrimoni gestiti), sia di diversificazione delle loro scelte di portafoglio, anche al fine di contribuire al sostegno dell’economia reale del Paese. Per questo intendono avviare presto un confronto con le Istituzioni finalizzato a migliorare la fiscalità di vantaggio sulle prestazioni dei fondi pensione e la riduzione della tassazione sui rendimenti, nonché a ottenere la revisione della disciplina sui benefici fiscali per gli investimenti dei fondi anche nell’economia reale.

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