Tra i benefit vogliamo più fitness

Tra i benefit vogliamo più fitness

Il 91,5% dei dipendenti vuole fare sport durante la giornata lavorativa e il 77% lo considera un valore aggiunto in fase di valutazione di un nuovo posto di lavoro.

 

Italiani popolo di aspiranti sportivi. A dirlo è  un’indagine di InfoJobs, piattaforma di recruitment online, che ha chiesto a oltre 5.000 lavoratori cosa vorrebbero tra i benefit che le aziende inseriscono nei pacchetti di welfare. E a sorpresa è emerso che il 91,5% vuole fare sport durante la giornata lavorativa e il 77% lo considera un valore aggiunto in fase di valutazione di un nuovo posto di lavoro. Esigenze che hanno trovato risposte pronte nelle aziende più attente,  ma in molte altre ancora no.
In particolare, il 51% dei dipendenti coinvolti nell’indagine chiede una convenzione con la palestra più vicina all’ufficio dove poter scegliere tra diversi corsi e attività, il 31% preferisce partecipare a gruppi di corsa o tornei con i colleghi, mentre il 18% seguire corsi di fitness direttamente in ufficio. E c’è chi è disposto a rinunciare alla pausa pranzo per tenersi in forma.
Diverse le motivazioni che spingono i lavoratori a voler fare sport in azienda: il 49% vede nell’attività motoria un modo per mantenere o ritrovare il benessere psico-fisico;  il 23,5% lo farebbe per scaricare lo stress e per il 15% sarebbe una strada per ottimizzare i tempi e gli spostamenti palestra-lavoro.

 

Lo sport migliora le performance di lavoro

 

Del resto lo sport aiuta a stare bene e, dunque a lavorare meglio, come ha dichiarato la fetta di lavoratori che ha già la palestra tra i benefit proposti dal loro piano welfare aziendale. Tra questi addirittura il 60% ha detto di sentirsi più motivato sul posto di lavoro. «Se vuoi che tutti si sentano bene e diano il meglio, ma soprattutto se vuoi ottenere risultati nel lungo termine, è necessario che tutti facciano attività sportiva», ha dichiarato recentemente Henrik Bunge, ceo della Bjorn Borg, azienda di abbigliamento sportivo fondata dal leggendario campione di tennis svedese, che ha deciso di imporre un’ora di attività sportiva ogni venerdì dalle 11 alle 12 ai suoi dipendenti. «Sudare insieme non serve solo a mantenersi in forma o a dare la possibilità al corpo di resistere durante intensi periodi lavorativi. Serve anche a divertirsi insieme, a coltivare rapporti solidi tra i membri della squadra, in modo che riescano a raggiungere i propri obiettivi», sostiene Bunge che per sottolineare l’importanza dello sport in azienda si fa chiamare Head Coach, capo allenatore.

 

Anche lo spirito di gruppo ci guadagna

 

I risultati di questo approccio innovativo sono scritti nero su bianco. Dal 2013 al 2016, le vendite nette della Bjorn Borg sono aumentate del 27% e l’engagement dei dipendenti è passato dal 3 al 75%. A dare ragione a Bunge è anche uno studio dell’Università di Stoccolma, in base al quale fare sport in orario di lavoro genera benefici sia per i dipendenti che per i datori di lavoro, migliora la produttività, la concentrazione e fa calare le assenze per malattia. Non solo. Un altro studio dell’inglese  Loughborough University, ha messo in correlazione gli sport, specialmente quelli di squadra, con i benefici che questi generano a livello di individuo, gruppo e di organizzazione. È emerso che l’attività fisica produce effetti positivi sulla salute dell’individuo e, quando svolta a livello aziendale, permette di migliorare la qualità delle relazioni di gruppo e potenziare la coesione organizzativa.

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