Lavoro, i tre desideri degli italiani

Lavoro, i tre desideri degli italiani

Ambiente aziendale  più umano; leadership stimolante; modi alternativi di lavorare. Questi sono i tre sogni degli italiani quando si parla di ufficio. A dirlo è una ricerca realizzata da Kelly Services dove non mancano le sorprese.

 

Ambiente di lavoro più umano; leadership stimolante; modi alternativi di lavorare. Questi sono i tre sogni degli italiani quando si parla di ufficio. A dirlo è una ricerca realizzata da Kelly Services, società di consulenza nell’ambito delle risorse umane che ha coinvolto oltre 14 mila candidati in dieci Paesi Europei, tra cui l’Italia, con quasi 1700 intervistati. L’obiettivo dello studio è quello di capire in che direzione stiamo andando, far luce sulle questioni che maggiormente stanno interessando i lavoratori in questo momento e identificare gli aspetti più importanti nell’ immediato futuro.

 

Più umanità in ufficio

 

Lo studio di Kelly Services sottolinea ancora una volta che il modo in cui un’azienda tratta i propri dipendenti è il fattore che maggiormente influenza una persona in cerca di lavoro a candidarsi per una posizione (55% dei candidati), con un picco del 64% in UK e Irlanda. In Italia, la percentuale si ferma al 32%: è molto più importante il fatto che l’azienda si dimostri solida (ha risposto in questo senso quasi il 60% degli intervistati) e che vi siano concrete opportunità di carriera (51%).
Dati che  testimoniano quanto sia importante il tema della reputazione aziendale: chi cerca lavoro oggi ha accesso a molte informazioni – attraverso siti, i social media, siti di recensioni o il passaparola – che saranno di aiuto per decidere se l’ambiente di lavoro, la cultura e l’esperienza del lavoratore siano in linea con le proprie aspettative. Per quanto riguarda l’Italia, la reputazione aziendale è stata indicata come un fattore “molto importante” nel 7% delle risposte, dal 49% come “abbastanza importante”. È invece “poco importante” per il 40% e “per nulla importante” solo per il 4% del target coinvolto.

 

Formazione e crescita professionale tra le priorità

 

Gli aspetti più importanti che spingono una persona in cerca di occupazione a inviare la propria candidatura sono le opportunità di formazione e crescita (elemento chiave per il 90% dei rispondenti), le possibilità di ricevere una promozione (86%), l’impressione che hanno del manager per cui andranno a lavorare (86%) e l’opportunità di lavorare in un orario flessibile (62%).
Secondo la maggior parte dei candidati, ci si fa un’idea fin da subito del  tipo di azienda con cui si ha a che fare. Nel sondaggio fatto da Kelly Services, infatti, l’86% degli intervistati ha affermato che il trattamento ricevuto durante il processo di selezione è un punto fondamentale per decidere se iniziare una collaborazione con una determinata azienda. Questa percentuale è piuttosto omogenea in tutta Europa, sebbene si sia registrato un picco del 95% in Ungheria e Polonia. In Italia, è “molto importante” per il 15% degli intervistati e “importante” per il 53%. È “indifferente” il 20,7% dei candidati.

 

Pace e collaborazione

 

Legami e le relazioni interne sono importanti in quanto aiutano i dipendenti a svolgere bene il proprio lavoro. Vi sono diversi fattori che i lavoratori reputano utili ai fini del successo del proprio ruolo, ma il principale è quello di lavorare in un ambiente collaborativo, con il 92% degli intervistati che lo indica come significativo. Quest’aspetto risulta particolarmente rilevante per i lavoratori in Italia, Ungheria, Portogallo, Germania e Francia, sebbene questa posizione sia piuttosto condivisa tra tutti i rispondenti.
Altri fattori importanti sono disporre di un buon equilibrio tra vita professionale e vita privata e lavorare per un’organizzazione che mostri una visione e obiettivi chiari. I lavoratori in UK e Irlanda, Francia e Portogallo sono più propensi ad ambire al primo fattore, mentre Ungheria, Portogallo e Svizzera vedono come prioritario il secondo.  Per quanto riguarda l’Italia, il fattore più importante è un ambiente di lavoro collaborativo (47,6% delle risposte). Seguono un buon equilibrio vita privata / lavoro (40,9%) e una visione e chiara (36,6 %).
Sondaggi esterni spesso testimoniano bassi livelli di coinvolgimento tra i dipendenti a livello globale; tuttavia, la ricerca ha constatato che quasi il 70% dei lavoratori si sente dedicato e legato al proprio datore di lavoro. Questo vale in particolar modo per Polonia, Portogallo e Francia, mentre vale meno per Ungheria, UK e Italia, rivelandosi quest’ultima la nazione in cui i lavoratori si sentono meno legati al proprio lavoro (26%).

 

Vogliamo leader stimolanti ed empatici

 

Molte delle considerazioni su cosa renda un’azienda un ottimo luogo di lavoro hanno a che vedere con il tema della leadership. Quel che solitamente si dice è che chi cerca un’occupazione si orienta verso un’azienda con dei valori, una visione e degli obiettivi con cui si sentano in sintonia e che si sentano di abbracciare, un’azienda che valorizzi il loro operato e li motivi a lavorare bene.
Un ruolo cruciale in questo ambito è svolto dai manager. Nello studio, l’86% di chi cerca lavoro ha affermato che l’impressione sul manager per cui andranno a lavorare influenza la scelta di iniziare o meno la collaborazione. Questa prospettiva è risultata particolarmente diffusa in Germania, Svizzera, Ungheria e Russia e meno condivisa in Portogallo.
Oltre il 90% dei rispondenti ha sottolineato che l’approccio di un’organizzazione alla formazione e allo sviluppo è un fattore determinante nella scelta rispetto all’ azienda per cui andare a lavorare. Inoltre, alla domanda su cosa si aspettano dal loro datore di lavoro nei prossimi due anni, il 70% ha risposto di prediligere la possibilità di acquisire e sviluppare nuove competenze, mentre il 40% è in cerca di una promozione.
Il desiderio di acquisire nuove capacità è apparso maggiore in Germania e Svizzera, sebbene quest’aspettativa sia risultata particolarmente diffusa in tutti i paesi presi in esame dallo studio. Per quanto riguarda gli intervistati italiani, acquisire nuove competenze e ricevere un aumento di salario sono state le risposte più frequenti, rispettivamente con il 70% e il 41,3%. Le qualità individuali che i lavoratori ricercano nei propri leader variano a seconda dei Paesi, sebbene onestà e senso di responsabilità siano le più auspicabili a livello generale. Il senso di responsabilità è la caratteristica di spicco in Francia, Italia, Polonia e Russia, mentre risulta meno rilevante in UK e Irlanda. L’ispirazione è un tratto importante in Ungheria, Russia, Polonia e Regno Unito. Un po’ a sorpresa, visto l’interesse nella creazione di un luogo di lavoro umano, l’empatia è rimasta sotto la media nella maggior parte dei Paesi, anche se ritenuta una caratteristica relativamente importante in Ungheria, Italia, Polonia e Germania.

 

Smart working sì ma non troppo

 

Si parla tanto di smart working ma i dati della ricerca dicono che il lavoro da casa è un tema piuttosto controverso. Dal punto di vista del lavoratore, infatti, solo il 27% del target coinvolto nel sondaggio reputa la possibilità di lavorare da casa o da remoto un fattore importante nella scelta di un lavoro. Questa prospettiva non è diffusa ovunque, in quanto il 52% di chi cerca lavoro sia in Ungheria che in Polonia lo reputa al contrario un fattore determinante.
Nella maggior parte dei Paesi, il lavoro da casa non è considerato la norma: il 61% dei rispondenti dichiara di non avere la possibilità di lavorare da casa presso il posto di lavoro attuale. Scenario molto differente in Polonia, dove all’86% degli intervistati è stata offerta invece la possibilità di lavorare da casa.
Quali sono dunque i benefici che i lavoratori percepiscono nel fatto di lavorare in ufficio? Forse temono che lavorare da remoto pregiudichi le possibilità di crescita o promozione? Decisamente no, in quanto solo il 32% degli intervistati crede che essere fisicamente presenti in ufficio offra loro più visibilità o riconoscimento in azienda. Il dato italiano è ancora più basso, fermandosi al 29% degli intervistati.
L’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata risulta, anche in questo caso, un fattore interessante: mentre per il 58% dei rispondenti lavorare da casa è sinonimo di un miglior equilibrio tra vita privata e vita lavorativa (dato italiano 63,5%), per il 48% uno dei vantaggi del lavoro in ufficio è la possibilità di tenere separati lavoro e vita privata (dato italiano più basso, pari al 38,3%).
Forse, il vero motivo per cui l’ufficio continua a essere un’opzione valida per i dipendenti è il fattore umano. Il 66% dei rispondenti dichiara di trovare l’interazione con i colleghi più semplice face-to-face, mentre il 45% apprezza la presenza in ufficio per il fatto di poter socializzare con altre persone, motivo per cui forse il 34% dei lavoratori che lavorano da remoto afferma di sentirsi isolato.

 

Meglio la flessibilità che una scrivania da remoto

 

In generale, sembra si preferisca la flessibilità alla possibilità di combinare lavoro da casa e lavoro in ufficio. Solo il 13% dei rispondenti predilige il lavoro di casa o da remoto sempre, mentre il 55% sceglie la combinazione lavoro da casa-lavoro in ufficio. Questa preferenza è più forte in Ungheria e Russia, dove rispettivamente il 75% e 70% delle persone aspira a questo approccio flessibile. Tra gli italiani, invece, preferirebbe un lavoro esclusivamente da casa solo il 5,2%, dall’ufficio il 35,9% e con una combinazione casa- ufficio il 58,9%.
La flessibilità è risultata essere un tema rilevante in tutto lo studio, con il 61% di chi è in cerca di lavoro che considera la soluzione flexi-time un fattore importante o molto importante nella ricerca di lavoro. In Germania e Ungheria questo rappresenta rispettivamente il 76 e il 78% dei rispondenti. Un aspetto interessante è che il lavoro in proprio, come approccio flessibile al lavoro in sé e per sé, non è risultata un’opzione altrettanto apprezzata. Infatti, sebbene il 53% dei rispondenti abbia preso in considerazione la libera professione, solo il 18% intende diventare un freelance. Detto ciò, un significativo 27% ha affermato di poterlo considerare in futuro, mentre solo il 20% lo ha completamente escluso, il che riflette un potenziale cambiamento di scenario. Per quanto riguarda l’Italia, il 13,7% ha risposto che ha preso in considerazione e ha intenzione di mettersi in proprio, il 27,3% che l’ha preso in considerazione ma che non ha intenzione di farlo, il 41,7% degli intervistati potrebbe consideralo in futuro, mentre il 17,4% lo esclude.

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