Legge di Bilancio 2021, il welfare aziendale può attendere

Legge di Bilancio 2021, il welfare aziendale può attendere

Dopo cinque anni  di novità e rivoluzioni introdotte dalle leggi di Stabilità, il welfare ha una battuta d’arresto

 

La legge di Bilancio 2021 dimentica il welfare aziendale. O almeno, stando a quanto contenuto nel testo approvato dalle Camere, rinvia a diversi e futuri provvedimenti gli interventi promessi in fase di emendamento. Nessuna delle tre misure, sostenute negli ultimi mesi nel dialogo tra portatori di interesse, tecnici dei Ministeri e Parlamentari, ha infatti visto la luce nel testo definitivo: non la proroga dell’innalzamento del tetto ai fringe benefit né la norma sulla mobilità per i dipendenti e neppure la cessione dei crediti welfare. E così, dopo anni – dal 2016 – di novità e rivoluzioni introdotte proprio dalle leggi di Stabilità, il welfare ha una battuta d’arresto.

 

Nonostante fosse una proposta bipartisan e sostenuta da tutti i partiti (tranne Fratelli d’Italia), il raddoppio della soglia di esenzione fiscale per i fringe benefit da 258,23 euro a 516,46 euro anche per il 2021 – era già stata introdotta come misura straordinaria ad agosto 2020 – ha ricevuto il parere contrario del Governo ed è quindi uscita dalla legge di Bilancio.

 

La discussione contingentata, e limitata alla sola Camera, avrebbe determinato un’esclusione frettolosa. “Sarebbe stata davvero una misura win-win”, dice Emmanuele Massagli, Presidente di Aiwa, l’Associazione italiana welfare aziendale. “Dietro c’erano le istanze di tanti lavoratori e delle imprese che vedono nel welfare aziendale l’occasione per dare, anche in momenti di crisi, un sostegno in più alle proprie persone”.

 

Per recuperare in corso d’anno la misura, due sono i possibili luoghi normativi in cui potrebbe trovar posto: il Milleproproghe, il tradizionale decreto che proroga i termini di tutta una serie di misure in scadenza, oppure, considerato che i fringe benefit insistono sulla voce delle spese, il prossimo decreto Ristori destinato alle attività danneggiate dalla pandemia.

 

Slitta la norma sulla mobilità sostenibile

 

Secondo Massagli, potrebbe invece essere recuperato in fase di attuazione del Recovery Plan, una volta avuto l’ok della Commissione europea all’impiego della quota parte dei fondi stanziati con il Next Generation Eu, l’emendamento relativo alla mobilità sostenibile.

 

Si trattava, in questo caso, di allargare l’agevolazione fiscale, già esistente per le somme destinate agli abbonamenti ai mezzi pubblici regionali e interregionali, anche all’acquisto, al noleggio e alla fruizione condivisa in sharing di mezzi di trasporto quali auto, moto scooter, ebike in servizi aziendali. Una battaglia portata avanti, oltre che da Aiwa, anche da Legambiente.

 

“A differenza della prima, questa norma prevedeva un ampliamento del sistema di welfare: si trattava di aggiungere un servizio in più, per cui poteva essere più complessa la sua giustificazione”, spiega il presidente di Aiwa. “Tuttavia, avendo un ancoraggio forte al tema della sostenibilità, potremmo ritrovarla a metà anno all’interno dei decreti sul Recovery Plan, dopo l’arrivo dei fondi europei”.

 

Esclusa anche la cessione dei crediti welfare

 

Infine, inascoltata è rimasta anche la previsione che puntava a consentire la cessione dei crediti welfare al Servizio sanitario nazionale, alla Protezione civile o a enti del Terzo settore. La proposta non è entrata neppure in fase di presentazione degli emendamenti, ma Aiwa è decisa a sostenerla ancora.  “È un aspetto su cui avevamo scommesso tanto e continueremo a scommettere perché si tratta di una misura a costo zero, che permetterebbe di trovare una soluzione al problema dei residui dei crediti di welfare”.

 

Già oggi i provider spesso cedono a proprie spese quanto rimasto per servizi di pubblica utilità, ma il singolo lavoratore non può destinare le somme che gli spettano a queste cause che non rientrano formalmente nelle finalità del welfare. “Perché non riconoscere questo valore sociale del welfare aziendale?”, si chiede Massagli. La misura segue la stessa logica della cessione del credito welfare ai dipendenti con esigenze di cura, pensata per incentivare la solidarietà interna nel mondo del lavoro. “A sostegno di misure di questo tipo abbiamo non solo l’ispirazione, ma anche i dati. E questi ci dicono che producono effetti nelle persone e nelle aziende”.

 

Nonostante il magro bottino ottenuto finora dalle aule parlamentari dal welfare, il Presidente di Aiwa resta ottimista. “Il welfare non ha bisogno della politica per crescere e immaginare strumenti veri che rispondano ai bisogni dei lavoratori, ci arrivano già gli imprenditori e i dipendenti. Ciò che chiediamo alla politica è che non ostacoli e, se possibili, faciliti questi progetti”.

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