L’Home working è un affare (solo) per l’azienda

L’Home working è un affare (solo) per l’azienda

Secondo i dati raccolti da NordVPN Teams, dall’inizio della pandemia molte persone che lavorano da casa hanno visto incrementare il tempo di collegamento alla rete aziendale di circa due ore al giorno

 

Pause pranzo più brevi e nessun riposo in caso di malattia. Dopo quasi un anno di lavoro da remoto forzoso, è un dato ormai assodato: l’Home working ha dilatato i tempi di lavoro. Chi lavora da casa spende molto più tempo alla scrivania e deve fare i conti con un flusso di lavoro più intenso rispetto al periodo pre-pandemia. Che non si traduce in straordinari pagati. Tanto che proprio il risparmio sulle ore di straordinario è stato un indicatore usato da molte imprese per dimostrare l’aumento di produttività.

 

Secondo i dati raccolti da NordVPN Teams, compagnia di supporto alle aziende, a partire dall’inizio della pandemia in Austria, Canada, Regno Unito e Stati Uniti in media una persona che lavora da casa ha visto incrementare il tempo in cui resta collegata alla rete aziendale di circa due ore al giorno.

 

NordVPN Teams ha analizzato i dati dei suoi server per capire come viene usata la Rete aziendale quando si lavora da remoto. La settimana lavorativa degli inglesi si è allungata del 25%. Insieme con i colleghi dei Paesi Bassi, gli smart worker del Regno Unito restano collegati ogni giorno fino alle 20. A gennaio 2021, i dipendenti di Regno Unito e Usa sono rimasti collegati 11 ore al giorno: prima che il lockdown cominciasse a marzo del 2020, il tempo medio era rispettivamente di nove e otto ore.

 

In Italia l’aumento medio è stato calcolato in un’ora: gli italiani restavano collegati alla Rete aziendale per otto ore al giorno prima della crisi pandemica, a fronte delle nove ore attuali. Soltanto gli home worker del Belgio sembrano averci guadagnato, lavorando un’ora in meno (otto e non più nove ore) da quando è iniziata la pandemia.

 

Aumentano anche i carichi di lavoro

 

Secondo un’altra indagine, condotta da Wildgoose per il Guardian, il 44% dei dipendenti britannici rivela di esser chiamato a sostenere un carico di lavoro maggiore di quello dell’anno precedente. Sono soprattutto le aziende di medie dimensioni ad aver registrato un aumento dei flussi di lavoro.

 

La survey rivela anche un cambiamento di abitudini, legato al maggior impegno lavorativo. Gli home worker si starebbero, infatti, prendendo meno tempo per se stessi: i dati di NordVPN Teams mostrano che non c’è alcuna diminuzione significativa nell’uso della VPN durante la pausa pranzo, segno che le persone stanno riducendo i tempi di break, continuando a lavorare da remoto anche durante i pasti.

 

Abituati a restare a casa, molti confessano di non staccare neppure in caso di malessere fisico e mentale. Per ridurre stress e rischio burnout, il 55% dei lavoratori da remoto vorrebbe che la propria azienda mantenesse le comunicazioni e le richieste entro l’orario di lavoro.

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giorgia.pacino@tuttowelfare.it