Premiati per stare in ferie

Premiati per stare in ferie

Nei contratti integrativi aziendali sta prendendo piede una nuova tendenza: bonus in cambio dello smaltimento dei giorni di ferie e permessi maturati. E il bleisure può aiutare le imprese a raggiungere l’obiettivo. Nel nome del work life balance.

 

 

Più ferie i lavoratori fanno, più vengono premiati. Questa la tendenza che sta prendendo piede nei contratti integrativi delle aziende made in Italy. In pratica se il lavoratore smaltisce il 100% di ferie e permessi già maturati riceve un bonus.
E’ quello che succede alla W&H Sterilization di Brusaporto, nella bergamasca, specializzata nella produzione di tecnologie mediche. Qui, infatti, come riportato dal Sole 24 Ore, nel criterio di misurazione collegato all’efficienza, l’erogazione del premio è agganciato anche alla percentuale di utilizzo medio di ferie e rol.  Questo significa che al lavoratore viene dato un bonus in denaro destinato a lievitare  sulla base del numero dei giorni di ferie e permessi che consumerà. Chi smaltisce il 100% dei giorni a disposizione riceverà 50 euro in più in busta paga. Una cosa simile succede anche alla Tecomec di Reggio Emilia, dove l’accordo aziendale triennale, da poco rinnovato, ha stabilito che una parte del premio verrà calcolata in rapporto alle ferie godute. 

 

Vantaggi per tutti

 

Un trend che consente alle aziende da una parte di tenere sotto controllo le spese e quindi i bilanci e dall’altra di gestire il personale in maniera più dinamica come richiesto dai modelli di organizzazione più fluidi e flessibili. Ma ci sono vantaggi anche per i lavoratori che in questo modo hanno più tempo libero da dedicare a se stessi e alla propria famiglia. Esigenza sempre più sentita oggi e non solo tra i Millennials.

 

Il bleisure fa boom

 

Per favorire il consumo di ferie da parte dei dipendenti molte imprese promuovono al loro interno il bleisure, parola che nasce dalla commistione di business (affari) e leisure (svago).  In pratica il personale che si trova in viaggio per lavoro prolunga il soggiorno fuori sede aggiungendo giorni di ferie. Così alla fine di riunioni e incontri business si può visitare il luogo in cui ci si trova o godersi la natura che lo circonda. Specialmente se si è in prossimità del fine settimana. E la tecnologia aiuta visto che con uno smartphone, un computer portatile e una buona connessione Internet il contatto col quartier generale, non rappresenta certo un problema. E pare che sia boom, almeno secondo i dati diffusi dalla ricerca firmata da Expedia Group Media Solution, in base alla quale i viaggiatori bleisure sono fuori per lavoro più di 6 volte all’anno e il 60% di loro ha esteso la trasferta di viaggio per aggiungere giorni di svago e, chi non l’ha ancora fatto, assicura che lo farà a breve (72%). Sempre stando alla ricerca i viaggi di lavoro destinati a diventare piacevoli ricordi sono per lo più quelli da 2-3 notti e a più di 650 km da casa.
«I lavoratori in generale, e in particolare i Millennials, stanno mescolando sempre più viaggi d’affari con attività ricreative», ha detto ai media Frank Thurman, vice presidente del marketing di National Car Rental, società che ha recentemente condotto una ricerca sul fenomeno. «Ma in generale i viaggiatori d’affari di tutte le età vedono nel bleisure uno strumento ideale per promuovere un salutare equilibrio tra vita lavorativa e vita privata».

 

 

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