Unione Europea: il paradigma della finanza sostenibile

Unione Europea: il paradigma della finanza sostenibile

La Commissione Europea individua nella finanza il principale motore per un cambio di paradigma e mentalità verso lo sviluppo sostenibile. E non riguarda solo l’ambiente.

 

Non solo supervisione e disciplina. Sulla scia dell’Agenda Onu 2030 incentrata su 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS), da Bruxelles arriva una chiara spinta affinché banche e mercati dei Paese membri operino in sinergia con gli obiettivi sociali dell’Unione.
Una visione, quella europea, volta a creare un mercato più stabile, efficiente e sostenibile che soddisfi le esigenze delle generazioni presenti e future, creando nuove opportunità di occupazione e investimento e garantendo la crescita economica. E proprio nella sostenibilità si trova, secondo l’Unione, il motore della crescita economica ed occupazionale a lungo termine. Integrare la sostenibilità nel funzionamento del sistema finanziario europeo, strategia che si ispira all’Agenda della sostenibilità elaborata dall’Onu, richiede un cambio di mentalità nell’immediato.

Il paradigma della finanza sostenibile adottato dall’UE – che non è volto a sostituire il finanziamento e il welfare pubblico, ma solo a sostenere la sua resilienza nel tempo, come commenta Maurizio Ferrera su L’Economia del Corriere – è parte di più ampi sforzi per collegare la finanza alle esigenze specifiche dell’economia del continente e dell’intero globo a beneficio del nostro pianeta e della nostra società.

Questo piano di azione dell’UE si regge su tre fondamenta:

  1. Riorientare i flussi di capitali verso investimenti sostenibili al fine di realizzare una crescita sostenibile e inclusiva
  2. Gestire i rischi finanziari derivati dai cambiamenti climatici, l’esaurimento delle risorse, il degrado ambientale e le questioni sociali
  3. Promuovere la trasparenza e la visione a lungo termine nelle attività economico-finanziarie.

Tutto ciò si inserisce nella situazione attuale di un’Europa che accusa un divario annuo di investimenti – circa 180 miliardi di euro solo per realizzare gli obiettivi climatici ed energetici posti entro il 2030. A tal proposito è prevista l’istituzione di strumenti finanziari paneuropei volti a raccogliere e capitalizzare investimenti rivolti a settori cruciali:

  • Dal 2020 sarà operativo un maxi-fondo denominato InvestEU con l’obiettivo di rilanciare l’innovazione e l’occupazione in un’ottica sostenibile.
  • È anche in discussione lo sviluppo di un meccanismo – Sustainable Infrastructure Europe – per contrastare l’attuale condizione di sottofinanziamento delle infrastrutture sia fisiche sia sociali, causata sia dalla crisi sia da ostacoli normativi e organizzativi.

 

Ma come conclude Ferrera, senza legittimazione e consenso elettorale, l’Unione Europea non può fare progressi. E al contempo, senza l’Unione, questo nuovo modello di Welfare Capitalism Paneuropeo non potrà prendere forma e, quindi, il benessere e la prosperità delle generazioni future resterà in stallo.

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valeria.gelosa@tuttowelfare.info