Via libera a Quota 100 e Reddito cittadinanza

Via libera a Quota 100 e Reddito cittadinanza

Tutto quello che c’è da sapere sul Decreto Legge che riguarda Quota 100 e Reddito di cittadinanza. Rischi  e critiche compresi.

 

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto Legge sulla riforma delle pensioni con Quota 100 e sul Reddito di cittadinanza. Due manovre che coinvolgono quasi 5 milioni di persone e 1,7 milioni di famiglie in cui rientreranno anche 250 mila nuclei con disabili.

Il Reddito di cittadinanza avrà un budget di 6 miliardi di euro nei nove mesi di applicazione del 2019, da aprile a dicembre, con l’obiettivo di sbloccare il mercato del lavoro.
L’integrazione al reddito del beneficiario raggiungerà la cifra massima di 780 euro e potrà arrivare anche sotto forma di sussidi per i trasporti o l’istruzione.
I requisiti : dichiarazione ISEE sotto i 9.360 euro, seconda casa di valore non oltre i 30.000 euro, conto in banca non superiore ai 6.000 euro .
I beneficiari dovranno rispettare obblighi e paletti: ad esempio  dopo 12 mesi basterà rifiutare un’offerta di lavoro per perdere il sussidio.  Una norma poco flessibile per Alberto Dal Poz, Presidente di Federmeccanica, visto che prevede l’assunzione del lavoratore, con dirottamento al datore di lavoro del sussidio,  esclusivamente con contratto a tempo indeterminato, in uno scenario di rallentamento dell’economia e di calo degli investimenti.

 

Quota 100

 

Quanto a Quota 100, chi è nato entro il 1956 e ha lavorato senza interruzioni almeno dal 1980, potrà andare in pensione a partire da aprile. La riforma consente a chi ha maturato a fine 2018 almeno 62 anni di età e 38 di contributi di andare in pensione anticipata.
È prevista una finestra trimestrale per i lavoratori privati, che quindi potranno andare in pensione da aprile e una semestrale per i pubblici che dovranno aspettare fino al primo agosto. La platea che potrebbe accedere alla misura è di circa 315.000 persone, ma è probabile che il numero sia più contenuto a causa della norma del divieto di cumulo con l’attività lavorativa fino all’età di vecchiaia.
Potrebbe scoraggiare rispetto all’uscita anticipata anche l’importo ridotto di pensione a fronte di quello che si avrebbe avuto maturando i contributi fino all’età di vecchiaia o alla pensione anticipata indipendente dall’età.
Nel decreto c’è una clausola “salva-spesa”  per evitare sforamenti per l’uscita anticipata con Quota 100: per controllare la spesa il decreto prevede, infatti, un monitoraggio bimestrale dell’Inps che, nel caso in cui emergano scostamenti, anche in via prospettica, fa scattare i tagli ai ministeri competenti (il ministero del Lavoro) e, quando non sufficienti, dà il via ad altre misure correttive come previsto dalla riforma in legge di Bilancio.
La riforma viene introdotta in via sperimentale per il triennio 2019-2021, ma chi matura i requisiti entro il 31 dicembre 2021 potrà uscire anche dopo. Ma c’è chi, come Laura Pulcini, responsabile del coordinamento pari opportunità e politiche di genere della Uil, punta il dito contro alcuni punti della riforma: «La mancata valorizzazione del lavoro di maternità e cura, le dimissioni dopo il parto, rendono sostanzialmente impossibile il raggiungimento di Quota 100 per le donne», Ha osservato la sindacalista. «In media le lavoratrici del settore privato versano 25,5 anni di contributi contro i 38,8 dei colleghi maschi: le donne raggiungerebbero, quindi, la mitologica Quota 100 a 74,5 anni», ha spiegato. E non manca la smentita sull’obiettivo del Governo con Quota 100 di assicurare una staffetta  generazionale nel mercato del lavoro che arriva dal sociologo Vincenzo Galasso, secondo il quale la teoria dell’offerta di lavoro fissa è già stata applicata negli Anni ‘70 in Spagna, Belgio , Regno Unito, Finlandia, Francia, e Germania, con il risultato che  «vi fu un abbassamento dell’età di pensionamento senza un miglioramento dell’occupazione giovanile e con invece un aumento della spesa pensionistica».

 

Sconto per riscatto università fino agli under 45

 

Arriva il riscatto con lo sconto degli anni dell’università per gli under 45, che abbiano iniziato a lavorare dopo il 1996 e ricadono quindi per intero nel regime contributivo. Si prevede che si possano riscattare fino a 5 anni con un versamento minimo.

 

Il Tfr per gli statali

 

Ci sarà subito la liquidazione per il settore pubblico, 30 mila euro senza costi per i lavoratori. L’anticipo del Tfr per gli statali dovrebbe salire a 40-45mila euro, attraverso un prestito bancario con interessi sotto forma di sconto fiscale.

 

Opzione Donna e Ape sociale

 

Il decreto rinnova poi la cosiddetta “Opzione Donna”: si tratta di pensione anticipata, secondo le regole di calcolo del sistema contributivo, per le lavoratrici con un’età pari o superiore a 58 anni (59 per le lavoratrici autonome), che abbiano maturato un’anzianità contributiva di almeno 35 anni. Il requisito di età anagrafica non sarà però adeguato agli incrementi alla speranza di vita.
Inoltre, sarà prorogato fino al 31 dicembre 2019 anche l’Ape sociale, l’anticipo pensionistico per alcune categorie di lavoratori.

 

Le critiche di Elsa Fornero e non solo

 

Severa sull’intera manovra Elsa Fornero, per la quale il  reddito di cittadinanza difficilmente produrrà lavoro, piuttosto c’è  il rischio che porti solo working poor. E sull’anticipo pensionistico invece l’ex Ministro del Governo Monti commenta:  «E’  una misura con un’ottica elettoralistica per dare un vantaggio ad alcune coorti di lavoratori del Nord». Mentre Dino Giornetti della Cisl pone l’accento sulla necessità di una nona salvaguardia per gli esodati ancora rimasti «come chi, per esempio negli anni della crisi ha perso il lavoro da dipendente dopo una vita di contributi versati e si è reinventato libero professionista in attesa della pensione, ora appartenendo a una Cassa e non all’Inps non può accedere a Quota 100».

 

 

 

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