Welfare aziendale, benefit per pochi a spese di tutti

Welfare aziendale, benefit per pochi a spese di tutti

Per costruire un nuovo welfare aziendale, più equo, il punto di partenza è l’assunzione di responsabilità da parte delle imprese, con l’obiettivo di combattere le disuguaglianze, evidenti soprattutto a livello di redditi.

 

 

Dopo un lungo sonno della ragione, che ha portato per oltre 30 anni a sottovalutare i temi della disuguaglianza nella fiducia che la globalizzazione avrebbe portato benefici per tutti, negli ultimi tempi il tema delle disuguaglianze e dell’ingiustizia sociale è tornato prepotentemente in primo piano, anche per l’evidente relazione causale che ha sulle ragioni dei fenomeni politici di tipo cosiddetto ‘populista’.

 

Mentre gli ultimi 20 anni di globalizzazione hanno creato una classe media nei Paesi di recente sviluppo o in via di sviluppo (India, Cina, ecc.) – il che non significa che la distanza tra ricchissimi e poveri sia diminuita – tuttavia negli Stati sviluppati l’aumento della disuguaglianza è stato impressionante.

 

Se le categorie medio basse per reddito e ricchezza non hanno ricevuto apparentemente alcun beneficio in termini di incrementi, vertiginoso è stato il miglioramento della ristrettissima minoranza che partiva già da posizioni di vantaggio e che ha ulteriormente aumentato il distacco sia dal punto di vista del reddito da lavoro, sia del controllo sulla ricchezza patrimoniale e di capitale.

 

La discussione sulle cause della disuguaglianza contemporanea è ampia e vi si incontrano tesi apparentemente diverse come quella del patrimonialismo del capitalismo nell’era neoliberale (l’accumulazione di capitale e patrimonio più rapida del tasso di crescita dell’economia) oppure quella che sottolinea che il reddito da certi lavori (e di certi settori: high tech e finanza) è componente importante del fenomeno, che si affianca – e non contraddice – alla concentrazione della ricchezza e del patrimonio, con la sua trasmissione ereditaria.

 

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