Lavoratori caregiver: il ruolo di supporto del welfare aziendale
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Lavoratori caregiver: il ruolo di supporto del welfare aziendale

Secondo la ricerca BCG – Jointly, cresce in Italia il numero di caregiver che si fa carico personalmente della cura di anziani e ha bisogno a sua volta di un supporto

 

 

In Italia l’aspettativa di vita si sta progressivamente allungando e oggi quasi 1 cittadino su 4 ha più di 65 anni, secondo gli ultimi dati Istat. Di conseguenza sta crescendo la domanda si servizi di assistenza per anziani, ma i servizi pubblici sono insufficienti, così la maggior parte dei cittadini si fa carico personalmente (sia in termini di tempo che di costi) della cura dei parenti anziani. In questo contesto emerge l’ampio margine di crescita per il welfare aziendale in questo frangente, che può fornire un importante supporto ai dipendenti caregiver. Questi sono i principali risultati dello studio “Care 4 caregiver” sui bisogni dei caregiver lavoratori realizzato congiuntamente da Jointly e Boston Consulting Group, su un campione di 12mila lavoratori dipendenti di aziende di settori diversi.

 

Dallo studio emerge che in Italia oggi i caregiver sono più di 7 milioni. Tra questi, il 38% si occupa di un personalmente e senza aiuti esterni di un familiare non autosufficiente, il 25% (cioè solo 1 su 4) si appoggia alle strutture di assistenza pubbliche, mentre il 33% si rivolge a strutture o professionisti privati (come badanti o Rsa privati).

 

Occuparsi personalmente del proprio caro anziano comporta un impegno di tempi e costi. Dal punto di vista economico, dalla ricerca BCG – Jointly emerge che il 17% dei caregiver spende in media oltre 10.000 euro all’anno per l’attività di assistenza e cura, risorse che, in un caso su due, provengono da fondi personali o familiari. Anche in termini di tempo ed energia il costo è salato: quasi 1 caregiver su 3 dedica infatti almeno 14 ore alla settimana alla cura, un impegno che per molti risulta “pesante” o “molto pesante”. Le difficoltà maggiormente percepite dai lavoratori caregiver sono soprattutto il carico mentale e la mancanza di tempo, tanto che il 56% degli intervistati desidererebbe fortemente poter staccare dal lavoro di cura, mentre il 44% sente di aver bisogno di un sostegno psicologico.

 

I carichi di cura sono così impegnativi che possono avere delle ripercussioni anche sull’attività lavorativa. Tuttavia, secondo la ricerca BCG – Jointly, c’è timore nel condividere i propri bisogni per timore di pregiudizi e conseguenze negative: il 38% dei caregiver lavoratori intervistati afferma di non aver segnalato la propria situazione, mentre il 23% dice di non essersi sentito compreso, tendendo così a isolarsi sempre di più. Il 28% degli intervistati ha invece potuto contare sul supporto da parte del proprio responsabile.

 

In questa situazione le aziende possono giocare un ruolo decisivo. La risposta a questi bisogni, conclude il report, deve infatti necessariamente passare attraverso soluzioni di welfare aziendale integrato che siano in grado di alleggerire questo tipo di carichi, offrendo servizi di supporto per i lavoratori caregiver e favorendo una miglior conciliazione tra vita privata e professionale. Tra gli esempi di attività e servizi che, secondo le aziende intervistate, andrebbero messi più in evidenza nell’offerta di welfare ci sono, ad esempio, gli sportelli di orientamento sui servizi messi a disposizione anche da parte del settore pubblico e sulle procedure burocratiche da attivare; la segnalazione di strutture specializzate in determinate casistiche di disabilità; lo sviluppo di piattaforme di networking e condivisione di esperienze tra familiari.

 

“Quello che emerge dal sondaggio – spiega Francesca Rizzi (nella foto), CEO e Cofounder di Jointly – è l’importanza del ruolo che il welfare privato può ricoprire nel fornire servizi e soluzioni utili a supportare i lavoratori caregiver anche dal punto di vista logistico – amministrativo, creando partnership sul territorio con gli enti pubblici per far fronte alle carenze del servizio sanitario nazionale”.

 

“Alla luce di quanto previsto non solo dal recente DdL 506, il cosiddetto “DdL Anziani” – prosegue Francesca Rizzi – ma anche dal disegno di legge delega per la semplificazione dei procedimenti amministrativi approvato recentemente che prevede semplificazione regolatoria e la riduzione degli oneri amministrativi a carico dei familiari che assistono congiunti con disabilità e anziani non autosufficienti, crediamo fortemente che anche il welfare aziendale possa dare un contributo importante, in termini di soluzioni innovative per facilitare il supporto alla cura e alla conciliazione, al fine di migliorare le condizioni di vita e lavorative dei caregiver familiari”.

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