Il welfare che verrà: l’evoluzione di pensioni e sanità nell’era Covid-19

Il welfare che verrà: l’evoluzione di pensioni e sanità nell’era Covid-19

Dopo la fase 1 (gestione crisi epidemiologica) e la fase 2 (attenuazione degli impatti immediati di tipo economico) è necessario ora aprire la fase in cui devono delinearsi le linee guida della ricostruzione con una ‘idea di Paese’.

 

Nell’ambito di questo importantissimo momento diventa indispensabile procedere a un fine tuning del nostro sistema di welfare. Quali sono i punti chiave su cui ragionare e quali sono le possibili evoluzioni?

 

È utile, in premessa, ricordare quale è il quadro di partenza, attingendo alle recenti rilevazioni Istat sulla protezione sociale. La maggior parte delle prestazioni sociali erogate in Italia riguardano la previdenza sociale (66,3% pari a 317,5 miliardi di euro, cioè il 39,2% della spesa corrente), la sanità (22,7% pari a 108,5 miliardi di euro, il 13,4% della spesa corrente) e l’assistenza sociale (11%, 52,7 miliardi di euro pari al 6,5% della spesa corrente).

 

Le pensioni dominano le prestazioni previdenziali

 

La prima componente di spesa è quella previdenziale anche se il suo ‘peso’ relativo si è ridotto nel tempo in considerazione delle numerose riforme che si sono susseguite dagli Anni 90 (-4 punti percentuali nell’ultimo anno rispetto al 1995). All’interno delle prestazioni previdenziali, sono sempre le pensioni la componente più onerosa, con una spesa che assorbe da un massimo del 90,7% nel 2002 a un minimo dell’86,6% nel 2019 (pari a 275,1 miliardi).

 

La sanità ha presentato l’incidenza più elevata nel primo decennio degli Anni 2000, quando assorbiva circa un quarto della spesa totale, con un picco massimo del 26,8% nel 2006. A partire dal 2008 il peso della componente sanitaria si è gradualmente ridotto fino a tornare nel 2019 ai livelli degli Anni 90 (22,3%).

 

L’assistenza ha visto crescere il suo peso relativo solo negli ultimi 10 anni. Nel 2014 ha superato per la prima volta la soglia del 9% delle prestazioni erogate (dal 7,1% degli Anni 90) per giungere all’11% nel 2019. Nel panorama europeo con 8.041 euro pro-capite, l’Italia si attesta sui livelli medi dell’Unione europea a 28, si va dai 20.514 euro del Lussemburgo ai 1.211 della Bulgaria.

 

I Paesi europei hanno dedicato in media alla vecchiaia il 40,5% di tutte le prestazioni sociali erogate nel 2017; in Italia molto di più, il 48,8%. Le prestazioni per malattia-salute seguono con il 29,7% in Europa, ma sono solo il 23,1% in Italia.

 

Il nuovo welfare post pandemia da Covid-19

 

Che effetti produce Covid-19 e come potrebbe evolversi il nostro sistema di welfare? Partendo dalla componente previdenziale, va sottolineato come le gravi conseguenze sul Pil, sull’occupazione e sull’aumento del debito pubblico gravano sulla sua sostenibilità finanziaria con l’opportunità di un ponderato monitoraggio del rapporto spesa pensioni-Pil. Sulle pensioni contributive poi si determina una mancata rivalutazione (la media del Pil quinquennale è infatti il fattore di correzione dei contributi accantonati).

 

In termini prospettici occorre allora stimolare in primo luogo una ripresa dell’occupazione che fornisce la linfa contributiva a un sistema pensionistico come il nostro che si struttura sulla ripartizione. Vanno poi rivisti i canali di pensionamento individuando una via che sostituisca a scadenza a Quota 100 trovando un break even tra flessibilità in uscita, anche per consentire alle imprese di pianificare processi di turnover per affrontare le sfide dell’innovazione e della digitalizzazione, ed equilibrio finanziario.

 

Diventa inoltre sempre più indispensabile un rilancio della previdenza complementare come ‘stampella’ del tenore di vita senile e come strumento di diversificazione del rischio previdenziale. Per quel che riguarda la sanità va rafforzato il ruolo del Servizio sanitario nazionale che ha ribadito il fondamentale ruolo di baluardo universale nella delicatissima crisi epidemiologica rilanciando il ruolo della rete dell’assistenza territoriale al fianco dei presidi ospedalieri.

 

Importante può essere infine il concorso della sanità integrativa nell’ambito dei piani di welfare aziendale non solo per quel che riguarda il contributo alle spese sanitarie (il nostro Paese ha un elevato livello di spesa out of pocket, quella cioè che viene sostenuto direttamente dai cittadini), ma anche in prospettiva di prevenzione anche con l’utilizzo di servizi di telemedicina. Sarà poi di fondamentale importanza costruire, anche con il concorso della contrattazione collettiva e dei fondi sanitari una maggiore attenzione alla non autosufficienza.

About the Author /

lorenzo.giuli@este.it