Pensioni d’oro, perché è difficile raggiungere l’equità sociale

Pensioni d’oro, perché è difficile raggiungere l’equità sociale

Il ministro del Lavoro Di Maio vuole tagliare gli assegni sopra i 5 mila euro per rimpolpare quelli più bassi. Ma rischia di raccogliere pochi soldi e di scontrarsi con la manovra della flat tax, che ai pensionati più ricchi garantirà un recupero record di circa il 30%.

 

Tra le mosse del Governo per recuperare somme da redistribuire nel sistema pensionistico vi è quella di tagliare le pensioni d’oro con l’intento di risparmiare così 1 miliardo di euro da utilizzare per l’innalzamento delle pensioni minime.
Ma questo obiettivo definito dal Governo “di equità sociale ” viene contraddetto da un’altra misura chiave contenuta nel contratto giallo –verde: la flat tax , che a quelli stessi pensionati, oggetto di riduzione dell’assegno, garantirà un recupero record di circa il 30%. Lo dice una ricerca realizzata dalla società Tabula a cura di Stefano Patriarca, economista, esperto di politiche del welfare e del lavoro ed consulente di Renzi.

 

Il taglio alle pensioni d’oro interessa 30 mila senior

 

Il progetto del Governo prevede di intervenire sui pensionati che percepiscono un reddito complessivo per pensione superiore ai 5 mila euro netti mensili, decurtando la quota non giustificata dai contributi versati. L’operazione  interessa 30 mila pensionati e si stima porti a un risparmio per lo Stato pari a 115 milioni. Gli assegni percepiti dal pensionato verrebbero ricalcolati con il sistema contributivo, con possibili esiti anche molto diversi tra pensionato e pensionato, non escludendo che qualcuno potrebbe vedersi riconoscere un importo effettivo maggiore di quello attualmente percepito.
Infatti applicando il sistema contributivo, i versamenti effettuati nella carriera lavorativa vengono rivalutati in base ad un tasso di rendimento collegato a quello di crescita del Pil nominale e il capitale ottenuto viene poi trasformato in rendita; mentre con il metodo retributivo l’importo della pensione dipende dalla retribuzione media degli ultimi dieci anni e dalla lunghezza della carriera lavorativa. Lo squilibrio tra contributi pagati e pensione percepita, e di conseguenza la penalizzazione che andrebbe applicata a ogni pensione per azzerarlo, si aggira per la generalità degli assegni intorno al 25%. Ma contrariamente a quanto spesso viene considerato, lo squilibrio è minore per le pensioni alte, perché a esse sono applicate aliquote di rendimento meno generose: in altre parole gli anni lavorati vengono valorizzati in proporzione meno. Dunque si può ipotizzare al di sopra dei 5 mila euro netti uno squilibrio intorno al 5-6%.

 

Pochi i benefici per le casse dello Stato

 

Ad esempio una pensione di 10 mila euro lordi, che in termini netti ne vale circa 5.840, sarebbe decurtata di 285 euro netti al mese, ovvero 3.700 l’anno. Complessivamente la minore spesa pensionistica per questi 30 mila pensionati sarebbe intorno ai 210 milioni, ma visto che lo Stato incasserebbe meno Irpef, a causa della riduzione del reddito, il beneficio effettivo scende a 115 milioni.

 

Flat tax una manna per i pensionati d’oro

 

Nel contratto tra Lega e M5S c’è però anche l’Irpef a due aliquote (15 e 20 per cento) che avvantaggerebbe in particolare i redditi medio-alti e dunque anche le cosiddette pensioni d’oro. Lo stesso reddito da pensione di 10 mila euro lordi paga attualmente un’aliquota media di circa il 38 per cento e dunque avrebbe un vantaggio in termini netti di oltre 25 mila euro, ben superiore all’importo venuto meno con il ricalcolo contributivo. Di conseguenza il saldo per gli interessati con questo livello di reddito sarebbe favorevole per quasi 22 mila euro.
Più alte sono le pensioni, più si riduce lo squilibrio tra contributi pagati e pensione percepita: «Infatti», ha spiegato Patriarca ai media «mentre le pensioni medie pagate con il sistema retributivo sono superiori ai contributi di un buon 20-30%, le pensioni d’oro superano i contributi di appena il 5-6%.  Ciò accade perché queste ultime hanno più anni di età e di contributi alle spalle e quindi i loro rendimenti pensionistici diminuiscono». Alla fine considerando l’impatto della flat tax , i pensionati d’oro invece di essere penalizzati verranno premiati.

 

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