Il grande fardello

Il grande fardello

Da più di 30 anni l’Inps paga 1,7 milioni di pensionati, che hanno lavorato meno di 20 anni.  Mentre quelli che incassano la pensione da quasi 40 anni sono 400 mila.

 

Mentre l’esecutivo giallo- verde cerca di far quadrare i conti per finanziare nuove possibilità di pensionamento che superino la Riforma Fornero, arrivano i dati statistici dall’Inps che testimoniano come la spesa pensionistica sia difficile da dominare. Basti dire che sono 1 milione e 700 mila i pensionati che riscuotono da trent’anni una pensione dall’Inps avendo lavorato non più di venti. Il dato choc è contenuto nel Report dell’Osservatorio statistico dell’Inps sulle pensioni liquidate prima degli anni ’80. Mentre quelli che incassano la pensione da quasi 40 anni sono 400 mila.
Tra questi lavoratori che, tra gli anni ’70 e ’80, hanno approfittato, per esempio, di misure che consentivano di andare in pensione nella Pubblica amministrazione a 30 anni di età e quattordici anni, sei mesi e un giorno di contribuzione, se donne con figli.
Trattamenti che scaricano i loro effetti sulla spesa pensionistica ancora oggi, tanto più che godono del calcolo retributivo dell’assegno, assai conveniente rispetto al sistema di calcolo contributivo. Non a caso, riferendosi alle baby pensioni Tito Boeri, Presidente dell’Inps ha commentato: «In origine ebbero un impatto sul bilancio pubblico praticamente irrisorio, eppure ci hanno lasciato in eredità un peso molto molto forte, determinando gran parte del debito pubblico». Al momento della decorrenza delle pensioni liquidate prima del 1980, l’età di pensionamento dei lavoratori statali era di 49 anni per la vecchiaia e di 45,7 per i trattamenti di anzianità contributiva. Per i superstiti da assicurato era di 41,1 anni, mentre per i superstiti da pensionato era di 45 anni.

 

 

L’assegno medio pubblico batte quello privato

 

 

Entrando nel dettaglio degli assegni, se per le pensioni del settore privato l’importo medio degli assegni liquidati prima del 1980 è largamente inferiore a mille euro al mese (818 euro mensili i trattamenti di vecchiaia, 529 euro quelli ai superstiti), per le pensioni del settore pubblico l’importo medio supera i 1.650 euro mensili per i trattamenti di vecchiaia e i 1.466 euro per quelli di anzianità. Per le pensioni ai superstiti da assicurato risalenti a prima del 1980 la pensione media ammonta a 1.134 euro, mentre gli assegni ai superstiti da pensionato valgono 1.200 euro al mese in media.

 

Pensioni pubbliche, 2017 boom di prepensionamenti

 

 

Le pensioni dei lavoratori del pubblico impiego liquidate sono aumentate nel 2017 rispetto al 2016 dell’8,4%, per un totale di 2.864.050 assegni pensionistici. A dirlo è l’Osservatorio sulle pensioni relativo alla Gestione Dipendenti Pubblici. Una pensione su due risulta essere anticipata rispetto all’età prevista per il trattamento di vecchiaia: ciò rivela lo scopo di evitare l’innalzamento dei requisiti dal 2018 fissati a 66 anni e 7 mesi. Il 59% dei trattamenti pensionistici è erogato a dipendenti dello Stato mentre il 37,8% a lavoratori degli Enti locali.
Per quanto riguarda l’importo complessivo annuo (+2,6%), risulta che il 62,1% è a carico della Cassa dei dipendenti dello Stato, che eroga importi medi mensili pari a 1.959 euro, il 31,2% a carico della Cassa Enti locali, che presenta importi medi mensili di 1.539 euro, il rimanente 6,7% è erogato dalle altre Casse con importi che variano da 1.405,48 euro mensili per gli insegnanti a 4.424,17 euro mensili per i sanitari.

 

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