Esprinet, il welfare che responsabilizza e rende più efficaci

Esprinet, il welfare che responsabilizza e rende più efficaci

Dopo aver sperimentato con successo il lavoro da remoto nel 2018, l’azienda di Vimercate tra i leader mondiali nella distribuzione di tecnologia B2B raddoppia: ora si può lavorare da casa due giorni a settimana.

 

Sono 530 i dipendenti che hanno chiesto di lavorare da remoto, sul totale dei 740: in media, 55 lavoratori ogni giorno. È il primo bilancio pubblicato da Esprinet da quando, nel gennaio 2018, nel piano di welfare aziendale è stata introdotta la possibilità di fare Smart working una volta a settimana. Un successo per quest’impresa – attiva anche in Spagna e Portogallo – che può vantare un fatturato annuo pari a 3,6 miliardi di euro e rientra nella Top 10 dei distributori mondiali di tecnologia Business-to-Business.

 

“Lo Smart working è un traguardo, come l’introduzione dell’orario flessibile. Significa che si può entrare in fasce orarie differenti che vanno dalle 8.30 e alle 10, mentre l’orario d’uscita varia di conseguenza”, esordisce Ettore Sorace, Responsabile Risorse Umane di Esprinet, intervistato da Tuttowelfare.info.

 

“Il welfare aziendale per noi è fondamentale e dare la possibilità di fare Smart working è una delle sue declinazioni”, prosegue il manager. “Siamo partiti con un progetto pilota a novembre 2017, poi riconfermato nel 2018. Da settembre 2019 abbiamo inaugurato la versione 2.0 di questa iniziativa, ampliando la popolazione che vi può aderire e aumentando la possibilità di fare Smart working per due giornate di lavoro usufruibili a giornata intera o a mezza giornata. L’iniziativa sta avendo successo, infatti sempre più dipendenti chiedono di sfruttare questa possibilità”.

 

Tanta preparazione per cambiare prospettiva

 

L’introduzione del lavoro agile, secondo i vertici aziendali, è stata accolta in modo estremamente positivo e sta dando frutti, ma ha richiesto un intenso periodo di preparazione. “Siamo stati impegnati per mesi in una massiccia campagna di formazione interna all’azienda, in cui ci ha guidato il Politecnico di Milano: insieme abbiamo organizzato 35 sessioni formative per un totale di più di 1.700 ore in aula”.

 

Gli aspetti da chiarire ai dipendenti prima di cominciare sono diversi: i requisiti per avere diritto a lavorare da casa, in primis, con l’identificazione dei profili eligible”, precisa il manager in proposito. “Un altro criterio per accedere allo Smart working riguarda l’anzianità lavorativa: se sei in azienda da meno di un anno, di solito non puoi richiedere di fare Smart working. Il motivo è semplice: prima devi capire qual è il tuo gruppo di lavoro e come funziona, poi puoi coordinarti anche dall’esterno”.

 

La formazione riguarda anche che cosa debba fornire l’azienda per garantire ai lavoratori di poter svolgere il proprio compito, oppure come comportarsi in caso di infortunio fuori sede. “Ma misure come il lavoro agile possono funzionare solo se accompagnate da un cambio culturale. Le parole d’ordine sono ‘responsabilizzazione’ e ‘fiducia’. Si è passati da una logica del controllo a un modo di operare improntato alla fiducia. I dubbi principali riguardavano la produttività, ma sono stati superati grazie agli ottimi risultati ottenuti dal primo pilot”, fa notare Sorace.

 

Un approccio flessibile aumenta il rendimento e la soddisfazione dei lavoratori

 

A cambiare, grazie allo Smart working, sono state soprattutto la gestione del lavoro e la sua resa. “Tempo fa, se qualcuno non era in azienda, si dava per scontato fosse in ferie o in malattia. Ora si sa che quel qualcuno può essere in Smart working e che sta lavorando anche se non è presente. Non si organizzano più riunioni in cui tutti sono intorno a un tavolo: per esempio c’è chi si collega telefonicamente”.

 

“Si interagisce in modo diverso dal punto di vista operativo, ma il lavoro non è cambiato. Cambia però l’approccio e quindi la resa. Chi si sente più responsabilizzato è più soddisfatto, quindi più efficiente. Si rivela anche più coinvolto nella vita aziendale”, commenta il manager di Esprinet con soddisfazione.

 

“Una ricerca svolta di recente tra i nostri dipendenti dimostra che nove su 10 promuovono il lavoro agile a pieni voti. Proprio per questo abbiamo deciso di aumentare da una a due giornate la possibilità di fare Smart working. C’è di più: da settembre 2019 le due giornate settimanali disponibili fuori dall’ufficio possono essere spezzate in mezze giornate. Così, se nel pomeriggio si ha un impegno personale, si può chiedere mezza di ferie e mezza di Smart working, e non si è più obbligati a fare avanti-indietro dall’azienda. Con più flessibilità ci guadagnano tutti”.

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giulia.riva@este.it