Il welfare che crea felicità

Il welfare che crea felicità

La felicità del singolo come punto di arrivo per il welfare è alla base delle strategie aziendali di realtà come Philip Morris Italia e Contship Italia Group. Verso una concezione del luogo di lavoro come comunità.

 

 

Non solo benessere, ma anche felicità: tra le visioni più ambiziose del welfare, c’è anche quella che vorrebbe le aziende impegnate in prima linea nel facilitare la felicità delle persone. A proporre questa sfida è Luciano Pilotti, Professore Ordinario di Economia e Gestione delle imprese presso il Department of Environmental Science and Policy dell’Università Statale di Milano.

 

“Veniamo da un mondo taylorista, meccanico e monodimensionale che ha cercato di separare la persona dai suoi sentimenti. Il ruolo delle aziende oggi è di unire ciò che l’Ottocento e il Novecento hanno separato. Le relazioni umane sono iniettate di emozioni che le imprese devono riconoscere. Il Duemila è il secolo della collaborazione”, sostiene il docente.

 

Il ragionamento di Pilotti si sviluppa a partire da due dati: il 70% delle persone è insoddisfatto del suo lavoro e delle attività che svolge e l’Italia è uno dei Paesi con il più alto numero di ore lavorate, ma con il livello di utilità più basso.

 

La soluzione proposta è di recuperare l’unità tra la vita lavorativa e quella extra lavorativa, utilizzando il welfare come uno strumento per ripensare l’organizzazione del lavoro. “La soddisfazione sul lavoro non è sufficiente per raggiungere la felicità. Bisogna creare benessere nelle organizzazioni: cioè mettere le persone in grado di lavorare meglio e di costruire relazioni dentro e fuori degli uffici”.

 

Su questa linea si inseriscono i piani di welfare di due aziende: Philip Morris Italia e Contship Italia Group. Paola Vetturini, HR Business Partner di Philip Morris Italia, e Micol Moraglia, Coordinatrice welfare di Contship Italia Group, società leader nell’ambito dei terminal container marittimi e nel trasporto intermodale attiva da 50 anni, svelano le iniziative intraprese dalle loro aziende per raggiungere l’ambizioso obiettivo di migliorare la qualità della vita e le condizioni di lavoro dei loro dipendenti, senza per questo sacrificare la produttività.

 

Per fare welfare serve una strategia

 

Entrambe le aziende avevano già attivato nel tempo delle iniziative di welfare, ma non in modo strutturale e quindi spesso erano poco valorizzate. Il primo passo è stato quello di creare una strategia unica. Contship Italia Group ha iniziato nel 2008. “Nel progettare il nostro welfare avevamo in mente due pilastri fondamentali: la cura della persona e il suo coinvolgimento nell’azienda”, dice Moraglia.

 

“Perciò il primo step è stata la comunicazione: abbiamo informato le persone sugli obiettivi, i cambiamenti e i risultati. E così facendo abbiamo ottenuto persone coinvolte. Oggi il porto di La Spezia è grande la metà di quello di Genova, ma ha la stessa produttività”.

 

Tra le iniziative intraprese dal Gruppo ci sono: il restyling del luogo di lavoro, l’introduzione di prodotti stagionali nelle aree ristoro e la conciliazione vita-lavoro, offrendo delle consulenze in azienda su incombenze che normalmente vengono svolte nel tempo libero.

 

“Quando abbiamo lanciato il nostro programma di welfare abbiamo deciso di mettere le persone al centro dei nostri interessi, puntando a condivisione e coinvolgimento. Volevamo che i nostri dipendenti facessero parte della strategia e dei valori dell’azienda. Perciò, collaborando a stretto contatto con le associazioni sindacali, abbiamo iniziato comunicando le nostre iniziative ai lavoratori, spiegando i benefici e come partecipare”, racconta Vetturini.

 

“E abbiamo ascoltato le loro necessità e il livello di gradimento delle iniziative. Poiché il benessere non può non passare per l’attenzione a certe esigenze, come per esempio il care-giving, abbiamo scelto di supportare la famiglia, mettendo insieme una serie di iniziative, e di contrastare quei bias che portano ad avere paura di vivere la maternità e la paternità dentro l’azienda”.

 

Tra le iniziative attivate ci sono gli incentivi economici per invogliare i dipendenti a sfruttare la paternità pagata, il libero accesso allo Smart Working, la flessibilità dell’orario di inizio al mattino per dare alle persone più libertà di gestire gli impegni familiari e le commissioni e permessi aggiuntivi per esigenze particolari.

 

Far diventare il luogo di lavoro una comunità

 

“Il nostro programma di welfare ha un duplice obiettivo: aiutarci a integrarci, facendoci diventare ‘cittadini’ del territorio, e rendere i nostri collaboratori orgogliosi di lavorare da noi. Per raggiungere questo scopo abbiamo pensato di far diventare i lavoratori degli ambasciatori dell’azienda nel territorio, dando la possibilità a chi lo volesse di raccontarsi e raccontarci”, continua Moraglia.

 

A questo proposito, Contship ha creato delle occasioni in cui aprire il porto alla cittadinanza per delle visite guidate e attivato dei progetti con i bambini per far conoscere le sue attività. “Inoltre, vogliamo far diventare anche il luogo di lavoro una comunità, perciò creiamo situazioni in cui coinvolgere i dipendenti vicine alle loro esperienze di vita, come per esempio delle gite, dei corsi e degli eventi”.

 

“Si sta guardando nella giusta direzione. Le aziende devono ripensare il loro ruolo nelle comunità, perché quando la politica è fragile, debole e incapace di produrre programmazione, il coinvolgimento dell’impresa come attore sociale diventa fondamentale nella comunità. L’Italia ha bisogno di giustizia sociale e le imprese possono giocare un ruolo politico nella gestione della trasformazione sociale delle comunità in cui sono coinvolte”, riassume Pilotti.

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