Lo sbrogliafaccenne unisce le famiglie

Lo sbrogliafaccenne unisce le famiglie

Iniziative per i ricongiungimenti familiari, politiche di integrazione, borse di studi per i figli dei dipendenti. Così Natura Iblea, azienda agricola siciliana, si è aggiudicata il premio Welfare Champion istituito dal Rapporto Welfare Index PMI 2018.

 

 

L’ultima frontiera del welfare aziendale è favorire il ricongiungimento familiare per i lavoratori immigrati. Apripista in questa best practies è Natura Iblea, un piccolo colosso italiano del biologico: 7 milioni di fatturato, 180 dipendenti, 300 ettari coltivati direttamente e indirettamente che a Ispica – in quell’isola felice che è il ragusano dove gli stipendi sono più alti che a Milano – produce frutta e verdura esportata per l’80% in Europa (Germania, Danimarca, Svizzera e Norvegia su tutti).
Racconta il suo presidente Roberto Giadone: «Io sono cresciuto al Sud vedendo le cosiddette vedove bianche, le donne che avevano i loro mariti andati lontano per lavorare in Germania, in Svizzera o in America. Quasi un terzo dei nostri dipendenti sono stranieri e quando tu stai lontano dalla tua famiglia finisci quasi per essere un barbone: vivi in stamberghe con altri extracomunitari per mandare più soldi a casa, non fai pasti regolari, sei sempre scontroso e ansioso, non sei chiaramente produttivo. Ed è quello che devo evitare visto che circa il 40 per cento del fatturato se ne va in costo del lavoro». In quest’ottica è stato istituito in azienda lo sbrogliafaccenne, «un addetto», continua il Giadone «che aiuta i dipendenti stranieri e non in tutte le pratiche burocratiche: i documenti per vedersi assegnato un medico di base o rinnovare la carte d’identità così come le carte che i migranti devono presentare in Prefettura per il permesso di soggiorno. Abbiamo recuperato tantissimi tempi di lavoro, che in passato andavano persi».

 

Impegno costante sul fronte dell’integrazione

 

In Italia gli extracomunitari, oltre a un lavoro retribuito e con i contributi pagati, devono anche dimostrare di vivere in un’abitazione con regolare contratto di affitto. «Ma è difficile», aggiunga Giadone «che la trovino senza essere regolarizzati. È un cane che si morde la coda. Per questo abbiamo firmato una convenzione con alcune banche e alcuni padroni di casa, dove garantiamo noi di accollarci l’affitto se il dipendente immigrato non paga o decide di tornarsene al suo Paese, dopo essersi visto respingere la pratica di regolamentazione».
Quest’attivismo nel campo dell’integrazione ha fatto conquistare a Natura Iblea il primo posto nella classifica del welfare aziendale nella categoria Agricoltura e il riconoscimento di Welfare Champion da parte dei responsabili del Rapporto Welfare Index PMI 2018. Si legge infatti nella motivazione del premio: «L’etica aziendale e l’integrazione sociale sono gli elementi sui quali Natura Iblea ha costruito le sue fondamenta. L’azienda si è infatti impegnata su vari fronti per i suoi numerosi collaboratori stranieri: dai corsi di lingua alla formazione continua sulla sicurezza fino al sostegno per gli alloggi e al supporto nelle pratiche burocratiche che a volte costituiscono per queste persone ostacoli quasi insormontabili».

 

Welfare per dipendenti a tempo determinato e stagionali

 

Secondo Giadone, «al Sud è sempre esistito il welfare aziendale, non fosse altro per il modo nel quale si articolano i rapporti all’interno della nostra società. Soltanto che non si chiamava così ma veniva camuffato sotto la formula del paternalismo. Si doveva fare di nascosto: vuoi perché certe concessioni venivano viste come espressioni di debolezza, vuoi perché c’è da noi la conclamata concezione che il “dipendente ti fotte“. Detto questo, conosco tantissimi datori che aprivano il portafogli e davano al proprio dipendente anche 500 euro in occasioni particolari, come il diploma del figlio. Proprio quest’insieme di cose mi ha spinto a chiedermi: ma perché non istituzionalizziamo la cosa e iniziamo a farla a luce del giorno? Anche perché nel nostro settore seguire certe politiche ci aiuta a sconfiggere la piaga del caporalato».

 

 

Formazione e dialogo in primo piano

 

Così il management di Natura Iblea ha deciso di erogare in maniera uguale i suoi strumenti di welfare aziendale sia ai dipendenti a tempo indeterminato sia a quelli a tempo, agli stagionali. Alla licenza elementare i figli dei lavoratori si vedono consegnare un assegno da cento euro per invogliarli a continuare a studiare, che sale a 200 per la licenza media, 300 per la licenza liceale, mille per la laurea triennale e 500 per la specialistica. Sono previsti corsi d’italiano per gli stranieri e di inglese per gli stranieri, aggiornamenti professionali continui, raduni e cene aziendali.
Tutte queste misure così come gli obiettivi per raggiungere i premi sono stati concordati con la consulta dei lavoratori, aperta a tutti capisquadra.  «Soltanto una volta», aggiunge Giambrone «ci siamo mossi autonomamente: invece che un televisore, abbiamo messo in sala mensa due abbonamenti di settimanali (Sportweek e Vanity Fair) nel tentativo di favorire il dialogo tra i lavoratori. All’inizio in molti si sono arrabbiati, ma poi hanno capito lo spirito dell’iniziativa».

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