Welfare aziendale, 5 nodi da sciogliere per continuare a crescere

Welfare aziendale, 5 nodi da sciogliere per continuare a crescere

Secondo le ultime rilevazioni l’80% delle imprese italiane oggi ha avviato un piano welfare. Ma per continuare a svilupparsi il settore deve fare alcuni passi in avanti. Sul fronte culturale e su quello dell’innovazione di prodotto e di sistema.

 

Sullo sviluppo che il welfare aziendale ha avuto in questi ultimi anni molto abbiamo letto e ascoltato. Una crescita sostenuta, che pochi settori hanno avuto in tempi di crisi, confermata da diverse analisi di mercato, compresa l’ultima in ordine cronologico firmata da Od&M Consulting, in base alla quale l’80% delle imprese italiane ha avviato un piano ad hoc. Ma, se si vogliono mantenere gli stessi ritmi di crescita nei prossimi anni, è necessario mettere in atto strategie mirate. Obiettivo: superare gli ostacoli che frenano la corsa dei piani welfare nelle nostre organizzazioni. Tuttowelfare.info  li ha individuati con l’aiuto di Marco Giovannini e Ivano Bosisio, rispettivamente Responsabile Business Development, Marketing & Sales e Responsabile Operations & Customer Excellence di Generali Welion, la società di welfare e servizi innovativi di Generali Italia. Ne è uscito un vademecum in 5 punti. Eccoli.

1 . Educare imprenditori e sindacati al welfare

 

Marco Giovannini

Tutti gli imprenditori sanno cos’ è un piano welfare, ma non tutti riescono a tradurre il concetto di benessere per i dipendenti in pratica. «Le motivazioni sono diverse, chiarisce subito Giovannini. «È necessaria anche una formazione dell’imprenditore, perché è vero che si sente tanto parlare di welfare, ma molti Ceo, Amministratori delegati e capi di azienda in genere hanno ben poca competenza sui vantaggi e sull’ ampiezza della materia. Non basta mostrare interesse verso il welfare aziendale, bisogna anche sapere come tradurlo in pratica nel modo corretto per ottimizzare l’investimento e per avere ricadute positive sulla propria organizzazione». Un percorso di alfabetizzazione al welfare che richiede diverse iniziative come la partecipazione delle società che erogano servizi welfare a incontri con diverse Associazioni di categoria; la condivisione del sapere in materia di welfare e il confronto con gli HR manager e i diversi operatori presenti sul territorio. «Questo è l’unico modo, in base alla nostra esperienza, per diffondere il verbo», continua Giovannini.

 

2. Conoscere regole e servizi per il successo del piano welfare

 

Sono ancora troppe le imprese che non conoscono le regole e i servizi legati al welfare, condizione necessaria per la buona riuscita di un piano aziendale. «In particolare è fondamentale sapere quali sono gli strumenti che si possono usare per ottenere un buon engagement dei propri dipendenti e quali le normative fiscali a cui un’azienda può fare riferimento per poter ricorrere alle agevolazioni previste dalla nostra legge per le società che attivano piani welfare. Normative che rendono l’investimento sostenibile nel tempo», interviene Bosisio. Per esempio il premio di produzione convertito in servizi welfare ha una tassazione pari a zero, con un notevole vantaggio sia per le imprese sia per i dipendenti. Tutte cose che nelle grandi aziende si conoscono molto bene ma la sfida è diffonderle nelle Pmi che rappresentano lo zoccolo duro della nostra economia.

 

3. Coinvolgere le Pmi con proposte ad hoc

 

Ivano Bosisio

In questo ultimo anno il welfare aziendale è cresciuto anche in questo segmento industriale «come conferma il Rapporto Welfare Index 2018, promosso da Generali Italia, tuttavia restano ancora molte le Pmi che guardano al welfare con sospetto», precisa Bosisio. Per incrementarlo anche in questo target di imprese le strade da percorrere sono più d’una. A cominciare dalla cultura e quindi dalla formazione. «Non solo», aggiunge Bosisio, «Ci vuole anche un’offerta capace di adattarsi alle necessità delle piccole realtà che variano molto in base al tipo di popolazione aziendale, al territorio, etc. Non a caso l’obiettivo della nostra rete di agenti diffusa in tutta Italia, è proprio quello di instaurare un rapporto con i piccoli e medi imprenditori, dialogare con loro, capirne le esigenze e adattare l’offerta ai loro bisogni». E poi bisogna essere flessibili e aperti. «Il che significa fare rete con le strutture di servizio sociale e sanitarie già presenti sul territorio. Solo così è possibile creare un ecosistema di welfare funzionale ed efficace anche per le piccole e medie realtà industriali». Un ruolo nel processo di divulgazione del welfare in questo tipo di organizzazioni potrebbero averlo anche le Confederazioni industriali presenti sul territorio. «Non a caso noi ci proponiamo come loro fornitori di servizi welfare», precisa Bosisio.

 

4. Innovare prodotti e processi

 

La salute, oltre alla previdenza, è un tema molto importante che avrà sempre più spazio nei piani welfare aziendale in futuro. Per rispondere al meglio alle esigenze di aziende e lavoratori, saper fare innovazione di offerta e di processi in questo settore è strategico. «Proprio per questo, per esempio, Generali Welion ha deciso di collaborare con alcune start-up che stanno implementando soluzioni in grado di rivoluzionare la salute e più in generale il settore medicale», spiega Giovannini. Una scelta che ha spinto Welion a organizzare una call internazionale per start-up con il programma Generali Health & Welfare Accelerator, tramite la quale sono state selezionate «4 startup, tra le 600 proposte arrivate, che avevano un’idea innovativa, efficace e funzionale per i nostri assistiti e per tutte le famiglie», prosegue il Manager. Con l’obiettivo finale di mettere in campo percorsi di cura migliori o di ridurre costi. «Per esempio, la possibilità di fare test clinici e condivisibili in pochi minuti attraverso device portatili che consentono di abbassare i costi della diagnostica. Oppure sistemi per realizzare gessi in 3D che consentono di tagliare i tempi e i costi. O ancora, coach posturali che attraverso dispositivi aiutano le persone a correggere la postura piuttosto che un network di medici online», spiega Giovannini. «Con la nostra rete, inoltre, possiamo entrare direttamente nelle aziende e installare quella che chiamiamo Infermeria 2.0 che dà ai dipendenti la possibilità di accedere a una vera e propria centrale medica, in modo da favorire l’accesso sia alla cura delle malattie croniche sia alla prevenzione. Con vantaggi per l’azienda, che in questo modo può ridurre il tasso di assenteismo, sia ai dipendenti, che hanno la possibilità di avere direttamente il rimborso medico senza dover anticipare il pagamento delle prestazioni. Sempre in quest’ottica, entro fine anno, lanceremo una card per chi fa parte del nostro network che consentirà ai possessori di accedere direttamente a tutte le strutture convenzionate con la rete di Generali Welion. Tutte tecnologie semplici che possono essere utilizzate non solo dai giovani con una cultura digitale consolidata, ma anche da senior».

 

5. Sostenere il welfare aziendale con nuove leggi e agevolazioni fiscali

 

In questi anni il welfare aziendale è stato regolato da un nuovo impianto normativo, modellato dalla legge di stabilità 2016 e successivamente rafforzato dalle leggi di stabilità 2017 e 2018, che con robusti incentivi fiscali ha promosso gli investimenti delle imprese a sostegno del benessere dei lavoratori e delle loro famiglie.
«Ci pare utile ricordarne le caratteristiche fondamentali», precisa Bosisio.  «Anzitutto l’ampiezza del range delle iniziative incentivate, che ha incoraggiato le imprese a intraprendere attività su un arco molto vasto di bisogni sociali. Si tratta, complessivamente, di un sistema premiante di forte impatto che fa leva da un lato sull’azzeramento del cuneo fiscale sulle somme erogate ai lavoratori, dall’altro sulla deducibilità delle spese dal reddito delle imprese. Un secondo aspetto della normativa riguarda la possibilità di convertire i premi aziendali di risultato in servizi di welfare, rafforzando gli incentivi già previsti per la componente variabile delle retribuzioni».

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