Welfare aziendale, le donne preferiscono i servizi di “people caring”

Welfare aziendale, le donne preferiscono i servizi di “people caring”

Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Eudaimon le lavoratrici mettono al primo posto la cura dei figli e l’attenzione alla salute.

 

In tema di welfare le donne non hanno dubbi: i servizi di “people caring” sono la prima scelta. Sono questi i risultati che emergono dai dati raccolti dall’Osservatorio Eudaimon su oltre 500 aziende (grandi, medie e piccole) e su una percentuale di popolazione femminile stimata intorno al 40%. Tra i sevizi più graditi dalle donne troviamo la cura dei figli (42%) e quindi quel pacchetto di misure che include centri estivi, servizi di orientamento allo studio e al lavoro, consulenza pediatrica, rimborsi per le spese di istruzione (dalle scuole primarie all’università).

 

Grande apprezzamento anche per le iniziative in materia di attenzione alla salute (41%), che spaziano dalle campagne di prevenzione ai check up, passando per visite mediche specialistiche in azienda e assistenza sanitaria. Terzo posto per la mobilità (17%), principalmente i rimborsi sul tragitto casa-lavoro. Aumenta anche il numero di coloro che richiedono servizi dedicati per familiari anziani, soprattutto nella fascia tra i 30 e i 40 anni e tra i 40 e i 50 anni.

 

Le donne – come emerso anche dal primo Rapporto Eudaimon-Censis 2018 – sono la categoria più coinvolta nella cura di minori e di anziani non autosufficienti, motivo per cui diventa importante pensare a misure di welfare che possano aiutarle a gestire la spesso complessa macchina della vita quotidiana.

 

I flexible benefit non bastano più, oggi si guarda al community welfare

 

Per capirne di più abbiamo intervistato Alberto Perfumo, Amministratore Delegato e fondatore di Eudaimon, società attiva nel settore dal 2002. “La prima considerazione guardando questi dati è che il tema del welfare aziendale non può esaurirsi con le soluzioni più di moda, ovvero i cosiddetti flexible benefit”, racconta in esclusiva a Tuttowelfare.info.

 

L’era dei buoni acquisto e dei buoni benzina sembra ormai superata, oggi gli impiegati chiedono uno sforzo in più alle imprese, e non puramente economico: “Questo tipo di vantaggi in molte situazioni non rappresenta una soluzione equa alle problematiche delle persone, in questo caso specifico delle donne, che spesso devono occuparsi anche della cura della casa e dei propri cari”, sottolinea.

 

Già perché organizzare la vita familiare può essere un lavoro nel lavoro: “Le esigenze delle dipendenti cambiano a seconda dell’età, ma spesso riguardano figli e genitori anziani, con una serie di problematiche che vanno a sovrapporsi, quindi quando pensiamo a delle iniziative che vadano incontro ai loro bisogni dobbiamo tenere a mente tutti i ruoli che le donne ricoprono nel corso di una singola giornata”.

 

E in tal senso l’appoggio dell’impresa è ancora più importante: “Diventa fondamentale ragionare in termini di community welfare, non più basato sui flexible benefit, ma su un bouquet di servizi da cui poter pescare in base alle proprie esigenze personali e familiari”, sottolinea Perfumo.

 

Nuova sensibilità da parte delle aziende

 

Ma a che punto sono le aziende? Stanno migliorando il loro livello di ascolto? “Indubbiamente abbiamo registrato una maggiore sensibilità da parte delle organizzazioni, nonché una maggiore propensione all’ascolto, oggi si cerca di aiutare un dipendente a risolvere i propri problemi”. Le agevolazioni fiscali – che pur rimangono, anche se in maniera diversa – e i premi al risultato dovranno lasciare via via il posto a servizi modellati sulla vita quotidiana: “Le piccole imprese, per ragioni economiche e di grandezza, tendono ancora a optare per un welfare agganciato alle retribuzioni, che ovviamente ha la sua rilevanza, ma che non può essere risolutivo rispetto ai problemi dei lavoratori e delle lavoratrici”, sostiene Perfumo.

 

Qualche passo in avanti si è visto, ma il cammino da fare è ancora lungo: “Nel futuro prossimo vedo un welfare contrattualizzato tra le imprese e il sindacato in un’ottica etica e mutualistica, ovvero passare dai premi di risultato in denaro a una conversione in servizi utili per la comunità”. In questo modo “il welfare lo usa chi ha bisogno e nella misura in cui ha bisogno”, ribadisce Perfumo.

 

Ovviamente tutto questo passa per il reperimento delle risorse: “Ci vuole un po’ di creatività per capire dove stanno, lo sforzo che però può essere fatto è andare a cercare delle aree in cui la produttività può crescere, migliorare l’organizzazione del lavoro e coinvolgere tutto il team nel raggiungimento dell’obiettivo, in modo che dipendenti e azienda possano spartirsi equamente il guadagno ottenuto”.

 

Diventa dunque fondamentale una comunicazione produttiva tra azienda e sindacati: “Non serve una trattativa secca, bensì una collaborazione per reperire le risorse che possono fare il bene di entrambe le parti e studiare dei piani di servizi che siano adeguati ai bisogni dei propri dipendenti”. Il resto del lavoro, infatti, si regge in gran parte sull’ascolto: “Ci deve essere da parte dell’organizzazione una grande attenzione alle esigenze e alle priorità dei lavoratori ed è bene interpellare le persone in maniera scientifica, in base a scale di bisogni, per capire quali prospettive di welfare è necessario andare a disegnare”, conclude Perfumo.

About the Author /

ludovica.liuni@tuttowelfare.it