Il welfare sott’aceto di Ponti

Il welfare sott’aceto di Ponti

Azienda leader nel suo mercato, è all’avanguardia anche sul fronte strategie HR e welfare. Tra le peculiarità c’è l’attenzione al territorio e alla comunità, di cui rilancia l’economia, e gli incentivi ai dipendenti. Su tutti un bonus di 1.600 euro come premio di risultato.

 

Il rispetto e il valore delle persone, siano dipendenti o consumatori, e dell’ambiente in cui vivono e vivranno, sono parte imprescindibile del fare impresa della famiglia Ponti. Si presenta così il gruppo leader nella produzione dell’aceto nel suo bilancio di sostenibilità annuale.

 

Dal 2015, ogni anno stiliamo un bilancio di sostenibilità, in cui sintetizziamo il nostro impatto sul mondo circostante e sull’ambiente da più punti di vista: il consumo delle risorse, le attività a favore della comunità e la gestione delle persone che lavorano in azienda. In pratica, proviamo ad analizzare e raccontare ciò che facciamo, oltre alle imposizioni normative, per ridurre gli impatti negativi e amplificare quelli positivi”, spiega Lara Ponti, Amministratore Delegato di Ponti.

 

La consapevolezza che territorio e cibo sono risorse preziose e limitate ha fatto crescere l’attenzione dell’azienda verso le pratiche e le condizioni di coltivazione. Tra gli obiettivi di Ponti, infatti, c’è anche l’ampliamento della gamma biologica dei suoi prodotti. Oltre al rispetto delle norme in vigore in tema di controllo ambientale, l’impresa punta a ottimizzare i consumi di energia, a ridurre le emissioni durante la produzione e i trasporti, ad aumentare la riciclabilità degli imballi e a diminuire il loro peso.

 

“Non siamo un’azienda particolarmente impattante, sia in termini di utilizzo di energia sia di acqua, anche perché di fatto utilizziamo materia prima vegetale quindi non produciamo scarti nella produzione vera e propria. Negli ultimi anni abbiamo adottato un piano di riduzione dei consumi energetici e di acqua e della produzione di rifiuti non riciclabili”.

 

“Siamo passati all’illuminazione a led in tutti gli impianti e in tutti gli uffici; abbiamo introdotto una modalità innovativa per la produzione dell’aceto, che ha ridotto dell’80% gli scarti inorganici; e stiamo lavorando sulla riduzione del packaging”, prosegue Ponti. Nel 2011, infatti era passata dal vetro al PET per ridurre l’impatto dei trasporti e ora, sensibile alla criticità dell’utilizzo di plastica, sta lavorando per trovare soluzioni alternative.

 

A sostegno del territorio e della comunità

 

“Siamo una realtà profondamente radicata nel territorio, che da generazioni fa dell’essere imprenditori un valore sociale: il successo dell’impresa presuppone una comunità viva e viceversa. È il principio base dello sviluppo in cui crediamo: non ci si alimenta depauperando i territori in cui si risiede o svilendo le persone con cui si collabora”, riporta l’ultimo bilancio di sostenibilità.

 

In linea con quanto dichiarato, Ponti ha ricondotto la propria visione di sostenibilità agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdgs) approvati nell’Agenda globale dalle Nazioni unite nel 2015, a cui fa riferimento per costruire i suoi obiettivi e confrontare il proprio operato.

 

“Per noi la responsabilità sociale è un approccio al fare business che non prescinde mai da certi elementi, tra cui c’è anche la condivisione con le persone del territorio di alcuni vantaggi del nostro business. La decliniamo in una serie di micro attività e di attenzioni continue. Per esempio, sosteniamo da sempre le attività sportive dei paesi vicini: calcio, pallavolo, basket, ecc. Abbiamo un rapporto decennale con il Banco alimentare: consegniamo loro tutte le nostre eccedenze o i prodotti che, per ragioni estetiche o etichette sbagliate, non sono vendibili. Mediamente ogni anno doniamo prodotti tra i 60 e i 100mila euro”.

 

Occasionalmente Ponti sostiene anche dei progetti specifici, come le Conserve di carattere realizzate assieme al gruppo di volontariato ‘Quelli del sabato’. “Nel 2015 un’associazione del territorio che lavora con persone diversamente abili ci aveva chiesto di fare una produzione speciale di conserve messe a punto dal gruppo. Ogni persona aveva elaborato, con l’aiuto di chef volontari, una ricetta che rifletteva il suo carattere e poi ne avevano realizzato insieme una collettiva, una giardiniera scelta come simbolo del gruppo: il mix delle persone, così come succede con le verdure, dà vita a un prodotto nuovo e interessante. Noi le abbiamo prodotte insieme con loro e abbiamo portato il progetto a Expo, dove ci è stata offerta una vetrina per raccontarlo. L’associazione poi si è occupata di vendere i prodotti di questa edizione limitata”.

 

Premio di risultato di 1.600 euro

 

Il legame del gruppo con il territorio passa anche attraverso le persone che lo abitano e che rappresentano la quasi totalità della sua forza lavoro. “Dal punto di vista delle risorse umane, l’azienda ha sempre pensato che le persone sono l’elemento che fa la differenza rispetto alla qualità, all’efficienza e all’efficacia dei processi produttivi. Abbiamo sempre cercato di rispettare profondamente le persone e rispettiamo tutte le norme che riguardano i contratti”.

 

Su 201 dipendenti, il 95% ha un contratto a tempo indeterminato. “Grazie a un accordo di secondo livello abbiamo inserito, oltre alla retribuzione normata dal contratto di categoria, un premio legato al raggiungimento di risultati aziendali. Oggi il premio annuale ammonta a 1.600 euro a persona e aumenterà di 75 euro all’anno per i prossimi tre anni. Per un operaio equivale a una mensilità in più, una sorta di 15esima”.

 

L’azienda offre ai propri lavoratori la possibilità di scegliere se incassare il premio di produzione o usufruire dell’erogazione del premio in servizi welfare attraverso un portale. “La conversione in servizi welfare è un vantaggio per il dipendente perché la legge detassa questo tipo di locazione del premio, perciò il lavoratore può usufruire di tutti i 1.600 euro e il suo potere di acquisto aumenta di circa il 40%”.

 

“In più l’azienda ha girato ai dipendenti il proprio vantaggio fiscale. Il portale dà la possibilità di farsi rimborsare tutti i servizi scolastici: mensa, trasporti, libri, tasse universitarie, eccetera; oppure attività doposcuola, palestre e altre ancora. L’iniziativa ha riscosso un buon successo: adesso circa il 50% dei nostri dipendenti utilizza questo portale e l’altro 50%, invece, preferisce ricevere il premio in busta paga”.

 

Nell’accordo di secondo livello, sono state introdotte altre forme di flessibilità per favorire la conciliazione vita-lavoro. “Abbiamo inserito lo Smart working per le categorie di dipendenti che hanno un tipo di lavoro che consente di lavorare a distanza: un giorno alla settimana, cioè 32 ore al mese. Non è un servizio molto utilizzato perché la maggior parte dei nostri dipendenti vive nelle vicinanze. Infine, abbiamo inserito un giorno di permesso in più rispetto a quanto previsto dal contratto, da utilizzare in caso di malattia grave dei figli”. Come conseguenza, l’azienda vanta livelli molto bassi di turnover e assenteismo.

 

In ambito benessere, poi, Ponti declina il tema della responsabilità sociale in un atteggiamento di obiettivi in continuo miglioramento. “Ora vogliamo curare con attenzione le pari opportunità. Questa azienda, come succede nel resto d’Italia, ha un basso tasso di donne impiegate, sia in generale (le donne costituiscono il 39% dei dipendenti), sia soprattutto in posizioni di responsabilità o dirigenziali. Negli ultimi anni, ho spinto in questa direzione e abbiamo aumentato il numero di donne in posizioni di vertice e manageriali”.

 

Il valore del rispetto non è riservato solo ai lavoratori all’interno dell’azienda, ma anche ai propri fornitori. “Non imponiamo condizioni capestro, li paghiamo regolarmente, chiediamo loro di rispettare alcune norme etiche e legali di base e non riversiamo su di loro il costo della competizione”.

 

L’azienda, infine, è attenta anche alla necessità di formazione delle nuove generazioni. “Accogliamo molti stagisti, tirocinanti e studenti in alternanza scuola-lavoro. Per certi versi sono un onere, però riconosciamo anche che è necessario che i ragazzi e le ragazze facciano esperienza professionale perché questo accresce le capacità collettive di rispondere alle esigenze professionali e lavorative. Negli ultimi anni stiamo assumendo molte persone giovani, tra cui anche diversi studenti entrati in azienda con tirocini, stage e alternanza scuola-lavoro che sono stati convertiti in lavori a tempo indeterminato”.

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