La salute non è un lusso

La salute non è un lusso

Sono 17 milioni gli italiani che non si sottopongono alle visite dentistiche di routine. Un milione circa quelli che non sono mai entrati da un dentista.  E negli altri comparti la musica non cambia: 9,3 milioni di famiglie (36,7% del totale) dichiarano di aver fatto delle rinunce, parziali o totali nelle cure.

 

Sono 17 milioni gli italiani che non si sottopongono alle visite dentistiche annuali di routine, e tra questi circa 3,7 milioni sono millennials. E il trend non cambia nemmeno tra i bambini di età compresa tra i 6 e i 14 anni, il 70% dei quali non viene accompagnato dai genitori presso lo studio di un dentista. A dirlo è stato il Censis, l’istituto di ricerca che prende in esame i fenomeni sociali ed economici del nostro Paese, che, in occasione del settimo Workshop di Economia in Odontoiatria tenutosi a Cernobbio a metà Maggio, ha presentato i risultati della sua ultima indagine. Se a questo si aggiunge circa un milione di Italiani che non è mai entrato nello studio di un dentista, il quadro diventa allarmante specie alla luce del fatto che nel 2016 il 36% di chi aveva bisogno di un dentista vi ha rinunciato per problemi di tempo e soldi oltre che per paura.
E in altri settori sanitari la musica non cambia. Sei famiglie su dieci rinunciano alle cure mediche. Per visite specialistiche ed esami diagnostici, ma anche per l’acquisto di farmaci per malattie croniche, il Mezzogiorno ha percentuali di ricorso al sistema privato costantemente più elevate rispetto al Centro e al Settentrione. È una scelta obbligata, dettata dalla indisponibilità o inadeguatezza delle prestazioni pubbliche o dai tempi eccessivi di attesa. È quanto ha evidenziato l’ultimo studio dell’Osservatorio sul bilancio di welfare delle famiglie italiane di MBS Consulting.

 

Numeri da terzo mondo o quasi

 

Questo in numeri significa che 9,3 milioni di famiglie (36,7% del totale) dichiarano di aver fatto delle rinunce, parziali o totali nelle cure. Tra quelle che sono riuscite a sostenere le spese sanitarie 17,5% hanno dovuto intaccare i risparmi, mentre 8,1% hanno potuto contare sull’aiuto di amici o parenti. Per il 74,4% di queste (47% delle famiglie totali) il reddito è stato sufficiente ad affrontare tutte le spese. La rinuncia alla spesa sanitaria si concentra nella fascia della debolezza economica, dove colpisce il 58,9% delle famiglie, inoltre nel segmento dei genitori soli con figli a carico (49,9%) e in generale nel Centro e Sud (42 – 40%).
Oltre alle cure odontoiatriche, le altre prestazioni con i maggiori tassi di rinuncia sono le visite specialistiche (35,4%) e la prevenzione (31%).

 

Non mancano le soluzioni

 

Questo è il terreno su cui si muovono i cosiddetti working poor, come sono stati ribattezzati dagli inglesi, presenti non solo in Italia ma in tutta Europa, anche se in percentuale minore rispetto a quelli nostrani (9,6%). Per questo target di lavoratori la vita è particolarmente dura, come riporta Noi Italia l’ultimo rapporto periodico arrivato dall’Istat; non riescono ad arrivare a fine mese in modo dignitoso, non possono permettersi di andare dal dentista o dal parrucchiere e hanno difficoltà di accesso al credito, perché hanno stipendi troppo bassi, almeno secondo le severe regole degli istituti bancari. Ma le possibili soluzioni non mancano. Un esempio arriva da Medical Pro Forma che in collaborazione con Groupama Assicurazioni, per cercare di andare incontro alle esigenze delle persone più in difficoltà e alla luce del fatto che la salute è un bene per tutti, ha da poco lanciato Sorrisi Assicurati, una copertura assicurativa odontoiatrica che, con meno di 15 euro al mese, rende accessibili cure e servizi  presso i centri specialistici convenzionati a tutte le tasche. Il servizio, realizzato prevede cure odontoiatriche di qualità (come check-up con impronta ottica 3D, visite specialistiche, pulizie dentali con ablazioni ad ultrasuoni), e può essere utilizzato esclusivamente nelle strutture mediche convenzionate. Attualmente è attivo nelle cliniche Medical Pro Forma di Roma e Latina, ma sarà presto esteso a strutture di altre principali città italiane.

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