Sanità integrativa, curarsi a spese del welfare aziendale

Sanità integrativa, curarsi a spese del welfare aziendale

Quali sono i vantaggi della sanità integrativa, servizio che oggi riguarda sempre più italiani, soprattutto tra i dipendenti d’azienda? I numeri sono significativi e incominciano a essere una base da cui partire per affrontare il tema anche a livello di welfare di cittadinanza.

 

 

Sul campo della sanità si giocano numerose partite: quella dell’aumento della longevità in Italia, che non sempre corrisponde a un buono stato di salute; quella della prevenzione, chiave di volta per avere dei cittadini più sani; quella della diagnostica e delle cure; infine, quella dell’assistenza.

 

Sfide importanti, che richiederebbero al Sistema sanitario nazionale (Ssn) un aggiornamento organizzativo e di risorse, che al momento non sembra arrivare. Secondo l’ultima fotografia del Censis, infatti, la spesa dei cittadini per implementare i bisogni di cura che non trovano spazio nel Ssn continua a crescere (+7% dal 2014 al 2018), mentre quella pubblica langue.

 

In questo quadro diventa importante anche il ruolo svolto dalla sanità integrativa, che secondo l’elaborazione RBM Assicurazione Salute Spa rappresenta oggi il 37,21% della spesa sanitaria privata in Italia. Com’è noto le polizze integrative possono essere finanziate dalle aziende e dai lavoratori (fondi sanitari e polizze collettive) o dai singoli cittadini che vi aderiscono volontariamente e senza godere di benefici fiscali.

 

Le proiezioni di RBM su dati Previmedical ci dicono che nel 2019 il numero totale di assicurati è di 13,9 milioni di persone: quattro persone su 100 hanno una polizza individuale e 19 ne hanno una collettiva. Il primato di queste ultime appartiene al Nord Ovest (37 ogni 100 cittadini), mentre l’ultimo posto va al Sud e alle Isole (cinque su 100).

 

Le assicurazioni individuali sono invece ancora prerogativa di pochi; nel Nord Ovest l’hanno stipulata sei persone su 100, mentre al Sud il rapporto è di uno a 100.

 

I dati della sanità integrativa in Italia

 

Ma quali sono le condizioni economiche di chi decide di accedere alla sanità integrativa? Stando sempre alle stime RBM il 57% degli assicurati hanno un reddito compreso tra i 15mila e i 35mila euro l’anno, il 24% entro i 15mila euro e il 12% tra i 35mila e i 60mila euro.

 

Gli individui che scelgono queste polizze sono nel 57% dei casi o sani o malati, nel 18% dei casi stanno vivendo una fase acuta della malattia e nel 24% dei casi sono colpiti da una patologia cronica. Ad avere questo tipo di copertura nel 77% dei casi sono gli adulti (tra i 31 e i 60 anni), nel 14% gli anziani; il 9% sono bambini fino ai 10 anni.

 

La spesa sanitaria privata intermediata si traduce nel 22% dei casi in prestazioni ospedaliere, nel 36% in prestazione extra ospedaliere, nel 27% in cure odontoiatriche; il restante è suddiviso tra farmaci e prevenzione. Per quanto riguarda i rimborsi per tipologia di cura nel 2019, i numeri ci dicono che ogni 100 prestazioni extraospedaliere ne vengono rimborsate 31; a livello odontoiatrico il rapporto è di 23 su 100; nell’ambito della prevenzione scende a 10 su 100.

 

I vantaggi economici della sanità integrativa

 

Ma a quanto ammonta la capacità di risarcimento della spesa sanitaria privata da parte della sanità integrativa? Nel caso in cui un cittadino sia coperto da una forma sanitaria integrativa, quest’ultima coprirà circa i due terzi della spesa totale nell’ambito delle cure private. Andando più nello specifico, per quanto riguarda le cure ospedaliere il costo a carico del cittadino si dimezza (dal 36% per chi è senza polizza al 18%); mentre per le prestazioni private l’assicurato si trova a pagare appunto il 33% del totale, perché il resto è coperto da polizza integrativa.

 

Dati rilevanti anche nell’ambito delle cure odontoiatriche, che comunemente vanno a pesare per l’81% sulle tasche del cittadino, mentre con la copertura la spesa scende al 35%. Infine la prevenzione, a fronte della quale l’assicurato beneficia di un rimborso di quasi il 70% dell’importo pagato.

 

Come già detto, al momento godono di queste agevolazioni coloro che lavorano per un’azienda o che fanno parte di alcune categorie di lavoratori e i singoli cittadini che decidono di fare questo tipo di investimento. Nel primo caso si tratta dunque di una misura di welfare occupazionale: per far sì che di tali misure possano beneficiare tutti, sono in molti a sostenere che bisognerebbe transitare verso un welfare di cittadinanza, che permetta a tutti i contribuenti di attivare la sanità integrativa e di usufruirne nel caso in cui i tempi della sanità pubblica siano troppo lunghi.

 

Bisognerebbe infine sfatare il mito del consumismo sanitario, secondo il quale la sanità integrativa spinge i consumi privati nella sanità; infatti, nel periodo 2013-18, a fronte di una crescita del 9,9% della spesa privata, quella intermediata dalla sanità integrativa è cresciuta solo dello 0,5%. Se fino a qualche tempo le cure private erano considerate appannaggio di pochi, oggi il trend si è invertito, affermandole come un’integrazione e un complemento della sanità pubblica.

 

In questo senso una sanità integrativa più equa e accessibile per tutti i cittadini permetterebbe di tutelare ancor meglio il diritto alla salute e di ridurre sensibilmente i tempi di attesa e il numero di persone che rinunciano alle cure.

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