Test per il coronavirus pagati con i piani welfare: la proposta di Aiwa
Coronavirus blood test concept. Doctor hands in medical gloves holding test tube with blood for Coronavirus analysis over laboratory desk. 2019-nCoV Coronavirus originating in Wuhan, China

Test per il coronavirus pagati con i piani welfare: la proposta di Aiwa

Secondo l’associazione che riunisce la maggior parte dei provider di welfare, i datori di lavoro potrebbero indirizzare parte dei fondi già stanziati nei piani aziendali alla prevenzione dell’infezione, liberando risorse a favore del Servizio sanitario nazionale.

 

 

Il welfare aziendale potrebbe dare un contributo al contrasto del coronavirus. Imprese, lavoratori e sindacati, infatti, potrebbero decidere di destinare una quota dei piani di welfare alla sorveglianza sanitaria e alla prevenzione dell’infezione da Covid-19.

 

“La norma sul welfare aziendale alla lettera ‘a’ e alla lettera ‘f’ permette già che il datore di lavoro paghi per i suoi dipendenti strumenti, beni e servizi volti all’assistenza sanitaria”, spiega a Tuttowelfare.info Emmanuele Massagli, Presidente di Aiwa, l’associazione che riunisce la maggior parte dei provider di welfare, nonché membro del Comitato Scientifico del nostro giornale.

 

“Attivando un piano di welfare ad hoc, o anche utilizzando una parte di quanto è stato già stanziato nel piano di welfare 2020, il datore di lavoro potrebbe prevedere che tutti i suoi dipendenti si sottopongano alle visite finalizzate alla raccolta dei tamponi di controllo e alla loro analisi, a spese dell’azienda, senza che questo vada in nessun modo a influire su tasse e contributi del dipendente e senza gravare sul bilancio pubblico”.

 

Fare tamponi e analisi di questo genere su persone non necessariamente sintomatiche potrebbe essere un modo per rassicurare quei lavoratori che vivono nelle Regioni in cui si è manifestato il numero più alto di casi e temono di poter contrarre il virus. Questa misura permetterebbe in tempi veloci di fugare dubbi e timori e di informare subito le persone di eventuali problematiche, in modo che poi possano adottare tutti gli accorgimenti necessari e, se necessario, mettersi in quarantena.

 

“Per materie così delicate la regia naturalmente deve essere sempre in mano al Sistema sanitario pubblico. L’azienda potrebbe interloquire con l’ospedale competente e pagare allo stesso il servizio di analisi dei tamponi tramite i canali in convenzione. La raccolta potrebbe essere tranquillamente fatta da un medico del lavoro o da un’altra struttura”, continua il Presidente di Aiwa.

 

L’azienda può utilizzare i fondi disponibili o procedere con acquisto diretto

 

Un’azienda che decidesse di attivarsi in questo senso dovrà solo trovare l’accordo con la struttura sanitaria che fornirà il servizio e poi comunicare ai propri dipendenti questa opportunità. Da un punto di vista organizzativo o fiscale, per l’operazione non ci sarebbero costi aggiuntivi.

 

“L’assistenza sanitaria integrativa è il benefit preferito dai dipendenti. Ci sono tante aziende proprio nel Nord Italia che hanno strumenti di casse aziendali con una grande varietà di servizi, per cui può essere che proprio il fornitore, cioè le strutture sanitarie, abbia offerto a queste aziende la possibilità di aggiungere nel nomenclatore delle prestazioni i test per il coronavirus”, dice Massagli.

 

Per il pagamento di questi servizi si possono utilizzare i fondi, come previsto dalla lettera ‘a’ del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (Tuir). Laddove non vi fossero dei fondi disponibili si può utilizzare la lettera ‘f’ del Tuir che permette il pagamento diretto. Per cui il provider può organizzare l’acquisto diretto di questi beni e servizi anche per le aziende che non dispongono di forme di assistenza sanitaria.

 

In questa fase di emergenza, secondo Aiwa, il welfare aziendale potrebbe intervenire anche su un altro fronte: qualora un’azienda si trovasse ad avere una popolazione di lavoratori in maggioranza in Smart working, potrebbe rimodulare il piano di welfare aziendale prevedendo specifiche misure per le persone in lavoro agile. Per esempio, invece di pagare un abbonamento mensile al trasporto pubblico, che non sarebbe più utilizzato, potrebbe sostenere un servizio di babysitting o misure ricreative per le persone che non possono uscire di casa, come l’abbonamento a Netflix.

 

“Quello che noi possiamo fare come Aiwa è, innanzitutto, informare i provider di quali sono gli strumenti che possono proporre alle loro aziende, sia sul fronte dell’assistenza sanitaria finalizzata alla prevenzione dell’infezione da coronavirus sia su quello dei servizi rivolti ai lavoratori temporaneamente in Smart working”, conclude Massagli.

 

Secondo il Presidente di Aiwa, il finanziamento per il tramite dei piani di welfare di servizi sanitari di prevenzione dell’infezione da Covid 2019 è una “misura socialmente utile”, in quanto consentirebbe di alleggerire i costi gravanti sul Sistema sanitario nazionale in particolare nelle zone meno a rischio, così da indirizzare le risorse economiche e di personale degli ospedali italiani a chi ne ha maggiore bisogno o è in situazione di maggiore allerta

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