Tutelare il Terzo settore: aiutare gli altri in sicurezza

Tutelare il Terzo settore: aiutare gli altri in sicurezza

Un documento per la prevenzione del rischio di trasmissione del contagio da Covid-19 durante i servizi di volontariato, ancora poco tutelati

 

Il Covid-19 ha sorpresi tutti: il contagio non ha soltanto minacciato la salute della popolazione, ma ha improvvisamente sconvolto gli equilibri economici globali, così come la vita quotidiana di più di 3 miliardi di persone. Oggi, quella legata al Covid non è un’emergenza soltanto sanitaria, ma anche sociale ed economica, che rischia di colpire duramente gli strati sociali più deboli ed esposti. Come spesso accade, quando si tratta di affrontare un’urgenza la prima risposta ai bisogni arriva dai volontari, di ogni settore, che in Italia sono circa 5,5 milioni (dati Istat 2015).

 

Inoltre il volontariato, da qualche anno, è promosso anche sul luogo di lavoro: nel 2019, sei aziende su dieci in Italia hanno costruito partnership basate sulla donazione di tempo retribuito con soggetti non profit. A cercare questa alleanza con il mondo produttivo, dall’altra parte, c’è la metà delle organizzazioni del Terzo settore (il 55%). Lo dimostrano due ricerche condotte da Fondazione Sodalitas, l’organizzazione non profit di Assolombarda, che ha fatto luce sul trend del volontariato d’impresa con questionari a risposta multipla condotti in collaborazione con Gfk Italia, che si occupa di ricerche sociali e di mercato. Ne è emerso che il volontariato d’impresa – inteso come progetto in cui l’impresa incoraggia, supporta o organizza la partecipazione attiva e concreta del proprio personale alla vita della comunità locale o a sostegno di organizzazioni non profit, durante l’orario di lavoro – nato e diffuso nel mondo anglosassone, sta diventando una realtà sempre più importante anche nel nostro Paese.

 

Consapevoli della diffusione del fenomeno, soprattutto dopo il periodo di lockdown, Politecnico di Torino, Società di San Vincenzo De Paoli, Caritas e Casa accoglienza del Cottolengo hanno costituito un tavolo per mettere a punto un protocollo che consenta ai volontari di qualsiasi tipologia di continuare a restare accanto alle persone, mantenendo però un livello di sicurezza adeguato. Ne è emerso il documento dal titolo: Il Terzo settore riparte in sicurezza. Interessante anche il sottotitolo, che chiarisce ancora meglio l’obiettivo dello studio: “Prevenzione e mitigazione del rischio di trasmissione del contagio da Sars-Cov-2 durante i servizi alla persona nell’ambito delle attività di volontariato”.

 

Percorsi anti-contagio specifici per ogni attività

 

Il testo è una raccolta di informazioni, strumenti, buone pratiche e raccomandazioni redatte dagli esperti dopo aver ricostruito tutte le situazioni in cui un volontario può venire a contatto con le persone seguite: dormitori, mense, distribuzione alimenti, raccolta e consegna di abiti usati, centri di ascolto e anche visite a domicilio.

 

“A maggio 2020 ho avuto modo di approfondire con Guido Saracco, Rettore del Politecnico di Torino, le modalità adottate dal gruppo di lavoro da lui coordinato per la redazione delle linee guida per la ripresa delle attività sportive a seguito del lockdown. Da qui è nata l’idea di redigere delle linee guida per la riapertura delle attività del Terzo settore”, racconta Marco Guercio, Coordinatore Interregionale Piemonte e Valle d’Aosta della Società di San Vincenzo De Paoli.

 

L’obiettivo è quello di redigere un documento, chiaro ed esaustivo che, contenendo buone pratiche e indicazioni concrete, sia in grado di supportare le realtà meno strutturate nella redazione dei protocolli Covid e fornire degli spunti, scientificamente validati, per l’eventuale riesame di quelle più strutturate.

 

Mantenere la sicurezza nell’accoglienza

 

Gli esperti delle attività hanno descritto le procedure adottate per incontrare le persone in difficoltà, gestire centri d’ascolto, meeting, mense, dormitori, magazzini ed empori solidali. Ogni attività è stata mappata e, dopo un’analisi, per ciascuna di esse è stato individuato il percorso che permette di svolgerla minimizzando il rischio di contagio.

 

In particolare, è stato approfondito lo studio della visita domiciliare, cioè i volontari che portano conforto alle persone in difficoltà a casa loro. Le visite, infatti, potrebbero esporre i volontari a condizioni e situazioni eterogenee e difficilmente prevedibili qualora non venissero adottate le indicazioni riportate nelle linee guida, che seguono le indicazioni normative: favorire le buone pratiche di igiene personale; distanziamento; utilizzo dei dispositivi di prevenzione del contagio, ecc.

 

Durante l’analisi delle attività delle mense e dei dormitori, invece, è stata individuata come possibile soluzione per il mantenimento degli standard di servizio, nonostante l’impossibilità di rispettare le distanze di sicurezza e di utilizzare le mascherine per tutto il tempo di permanenza, l’adozione di particolari macchinari preposti al filtraggio dell’aria, dotati di filtri particolari in grado di abbattere in modo significativo le polveri e quindi anche virus e batteri.

 

“Il testo verrà ulteriormente aggiornato e ampliato in tutte le parti grazie alle prove sul campo che stiamo svolgendo in queste settimane, e infine verrà messo gratuitamente a disposizione di tutte le realtà del Terzo settore che lo vorranno consultare”, annuncia Guercio. Il messaggio del documento è “Ognuno protegge tutti”.

 

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elisa.marasca@este.it