Il benessere del dipendente fa bene all’azienda

Il benessere del dipendente fa bene all’azienda

Non solo le competenze: anche serenità e concentrazione sono elementi fondamentali per una buona produttività. Stress e preoccupazioni tolgono l’attenzione necessaria per svolgere il proprio lavoro. E a pagarne le conseguenze, oltre al dipendente, è l’azienda stessa.

 

Sempre più realtà stanno capendo quanto il benessere del personale possa fare da motore per il successo dell’impresa e si stanno impegnando in questo senso. Dal lavoro flessibile al welfare aziendale fino ai servizi più innovativi: tanti sono i modi per favorire il wellbeing dei lavoratori.

 

Di Smart working si parla ormai da anni. La maggior parte delle grandi aziende lo prevede in qualche misura. Ma ci sono due premesse da fare. La prima è che per abbracciare davvero questa nuova forma di lavoro serve un cambiamento culturale: tante sono ancora le resistenze, da parte dei dirigenti che hanno paura di non avere più sotto controllo l’attività dei dipendenti, sia da parte dei colleghi che temono di doversi sobbarcare il lavoro lasciato indietro dai beneficiari. La seconda premessa è che Smart working non si traduce solo in flessibilità sul luogo e l’orario di lavoro.

 

A spiegarlo è Carmine Trerotola, HR Transformation & Industrial Relations Director di Whirpool. “Per noi Smart working significa lavorare per obiettivi e dimostrare che l’azienda si fida dei dipendenti: per questo abbiamo tolto i badge”, racconta. A questo si aggiunge la decisione di fare meno chiusure aziendali e di lasciare ai dipendenti la scelta di come gestirsi le ferie: “A noi basta che ciascuno arrivi alla fine dell’anno con il numero di giorni di ferie da smaltire più vicino possibile allo zero, pena la diminuzione dei bonus”. Questo approccio, unito ai servizi più standard (dagli esami del sangue indoor alla possibilità di farsi recapitare gli acquisti online in ufficio), migliora la qualità della vita dei lavoratori. “I benefici sono tanti anche per l’azienda sia in termini reputazionali sia perché è aumentato l’engagement interno”.

 

Sono diversi i player che offrono un aiuto alle imprese desiderose di introdurre soluzioni innovative per la gestione del personale. Uno di questi è Zucchetti, che supporta le aziende nel realizzare il cosiddetto Workspace 4.0: addio ufficio fisico, benvenuto spazio di lavoro virtuale. Questo implica una serie di trasformazioni: digitalizzazione dei documenti e firma digitale per i dipendenti, giusto per citare le prime. Ma questo significa anche comunicazioni più veloci ed efficienti tra azienda e lavoratore. Una platea di servizi che, secondo Zucchetti, non è riservata solo agli impiegati, ma può essere applicata anche ai Blue collar: nella gestione dei turni di lavoro, per esempio.

 

Dal welfare al wellbeing

 

Chi ha voluto fare un ulteriore passo in avanti nel prendersi cura dei propri lavoratori è Crédit Agricole Italia. A spiegare come è Rosanna Maserati, dell’Area Gestione del personale dell’azienda. “Ci siamo resi conto che avevamo già tutti i servizi di welfare più tradizionali – spiega -. A questi abbiamo aggiunto, tra gli altri, l’asilo nido, la lavanderia e forme di flessibilità oraria ulteriori rispetto al tradizionale part time come lo Smart working. Era il momento di mettere al centro il concetto dello ‘stare bene’ a tutto tondo, dentro e fuori l’azienda”.

 

Così il gruppo bancario ha ideato un sistema di corporate wellness fondato su cinque pilastri: promozione di un’attività fisica regolare, sensibilizzazione a una corretta alimentazione, prevenzione, educazione alla gestione dello stress e work-life balance. Questo si è tradotto in iniziative come il progetto “Good life”, una giornata intera dedicata al benessere nata al Green life, centro direzionale di Parma, ma che verrà replicata nelle principali città italiane.

 

Sostegno ai caregiver

 

Tra le tante problematiche individuali, ce n’è una che accomuna almeno un terzo della popolazione aziendale. In Italia – secondo Paese più vecchio al mondo dopo il Giappone – sono stimati in 8 milioni i 45-55enni (per il 75% donne) che si prendono cura di un proprio caro in situazioni di fragilità, spesso un genitore anziano. Questi lavoratori hanno bisogno un sostegno anche da parte dell’azienda.

 

Lo sa bene Silvia Turzio, CEO e Co-fondatrice di VillageCare, prima piattaforma nazionale di orientamento, consulenza e ricerca di soluzioni assistenziali per privati e imprese. A tre anni dalla nascita della startup, VillageCare supporta circa 5mila famiglie. Alle aziende offre servizi che vanno dal coaching per i dipendenti agli sportelli fisici per l’ascolto, fino ai soggiorni protetti per i familiari fragili.

 

Da sempre sensibile a questo tema è anche Assidim, cassa di assistenza sanitaria integrativa che conta 1.600 aziende associate e 220mila persone assistite. È proprio l’esperienza accumulata negli anni ad aver convinto Assidim a inserire tra i propri servizi due novità. La prima si chiama Trillìo ed è un dispositivo, simile a una sveglia, che ricorda ad anziani o pazienti cronici di prendere le medicine e che viene configurato a distanza, per esempio dal figlio al lavoro.

 

La seconda novità si chiama PharmaPrime ed è una sorta di ecommerce dei farmaci: si ordina online da un catalogo di un milione e 800mila prodotti e si riceve l’acquisto a casa in 40 minuti. Sempre nell’ottica di tutelare, oltre al diretto interessato, anche la qualità di vita dei lavoratori.

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manuela.gatti@tuttowelfare.it