La produttività vien mangiando

La produttività vien mangiando

Cattiva alimentazione e obesità, sempre più diffuse, hanno ripercussioni anche nel lavoro. Attraverso l’educazione alimentare e l’incentivo all’attività fisica anche le aziende sono chiamate a diffondere la cultura di una vita sana. Ecco le Best practice italiane.

 

 

Ludwig Feuerbach a metà 800 scriveva: “Siamo quello che mangiamo”. Un monito forte e chiaro, che arriva fino ai giorni nostri. Tuttavia, nell’era postmoderna dominata dai distributori automatici di snack e dalle pause pranzo ritagliate tra un impegno di lavoro e l’altro, seguire una sana alimentazione può diventare un proposito difficile da rispettare.

 

Un intervento mirato in azienda può essere fatto attraverso pratiche di welfare destinate al miglioramento dei pasti dei dipendenti; d’altronde, è importante tenere conto che chi mangia bene avrà uno stile di vita complessivamente più sano e di conseguenza renderà di più. Secondo un rapporto dell’International Labour Organization, infatti, un regime alimentare troppo povero – o troppo ricco – può provocare una diminuzione del 20% della produttività.

 

Alla base di tutto, però, c’è una questione di salute; secondo gli ultimi dati rilevati dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute circa il 35,3% della popolazione adulta è in sovrappeso, mentre il 9,8% è afflitto da obesità.

 

Cifre che richiedono un intervento veloce e significativo, anche da parte delle aziende, che si possono considerare vere e proprie comunità in cui il dipendente trascorre una buona parte della giornata: “Sicuramente le imprese dotate di mense sono avvantaggiate da questo punto di vista, perché presentano al lavoratore un’offerta alimentare più variegata”, spiega a Tuttowelfare.info Francesco Sofi, Docente di Scienze Tecniche Dietetiche Applicate presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica all’Università degli Studi di Firenze.

 

Per le strutture più piccole, invece, “è importante trasmettere un’educazione alimentare ai propri dipendenti, perché spesso le persone non sanno come orientarsi e alla fine optano per cibi poco salutari, da mangiare in fretta”. Già, il tempo è una variabile fondamentale: “L’azienda, laddove possibile, deve garantire ai propri lavoratori un momento idoneo e prestabilito per la pausa pranzo, che sia in una mensa o in un altro luogo”, sottolinea l’esperto.

 

Alla fine, infatti, molti si riducono a mangiare un panino al volo, rinunciando a un pasto completo che potrebbe garantire loro maggiore energia e attenzione. A questo si lega il problema dell’aumento di peso: “Un lavoratore in condizione di sovrappeso od obesità che mangia male è a più alto rischio di infortuni e questo ha ovviamente una ricaduta sull’azienda, che anche per un semplice mal di schiena si trova a rinunciare per periodi più o meno lunghi a una risorsa”.

 

Investire sull’educazione alimentare e diffondere dei modelli positivi può dare a qualsiasi impresa benefici nel lungo termine, che si traducono anche in un aumento della produttività. Le linee nutrizionali più diffuse invitano a optare per la dieta Mediterranea, caratterizzata dall’assunzione di elevante quantità di vegetali, legumi, frutta, cereali integrali e olio extravergine d’oliva, e dalla riduzione della carne, specialmente quella rossa.

 

L’importanza dell’attività fisica

 

Di pari passo a queste linee guida troviamo poi quelle che raccomandano un adeguato movimento fisico giornaliero. Le dosi minime raccomandate dall’Organizzazione mondiale della sanità sono 60 minuti di attività sportiva al giorno per i più giovani e 150 minuti a settimana per gli adulti, ma a volte è difficile trovare il tempo per farlo. Chi lavora in ufficio, infatti, passa circa un terzo della giornata seduto alla scrivania, con ripercussioni sull’aspetto fisico e mentale.

 

Anche in questo caso, però, le imprese possono fare qualcosa: “Le strutture più grandi sono dotate di palestra al loro interno e questo permette ai dipendenti di allenarsi più comodamente, ma tutte le altre, che sono la maggioranza, dovrebbero concedere degli incentivi di tempo per chi decide di fare sport oppure premiare chi fa il tragitto casa-lavoro a piedi o in bicicletta”, sottolinea Rosi.

 

L’Italia, seppur favorita da una varietà alimentare e da un clima favorevoli, ancora non è riuscita a diffondere un modello positivo. Le aziende che investono in ambito wellness, infatti, sono ancora poche. Tra queste Europcar, che già da qualche anno si è dotata di una palestra e ha investito sul cibo sano e biologico.

 

A strizzare l’occhio al movimento fisico ci sono anche American Express Italia, che nella sua sede romana ha creato un centro sportivo di 3.500 metri quadrati, Unicredit Milano e la causa farmaceutica Eli Lilly di Sesto Fiorentino, entrambe dotate di centro sportivo interno con sauna.

 

A Bologna è stato invece l’aeroporto Marconi il primo ad aprire una mensa bio-veg all’interno di uno scalo italiano, per consentire a tutto il personale di avere un punto ristorazione dedicato, con una forte attenzione alla scelta delle materie prime.

 

A livello internazionale, invece, non mancano esempi di grande pregio. Su tutti il Google Food Program, approdato da diversi anni nella Silicon Valley e che ora sta prendendo piede anche nelle sedi internazionali del colosso statunitense. Le parole d’ordine sono: buono, sano ed eticamente corretto. A oggi il Google Food Services serve più di 20 milioni di pasti l’anno, tutti preparati con l’obiettivo di mettere al centro la salute dei propri lavoratori.

 

Il ristorante aziendale di Banca Mediolanum

 

Un passo avanti rilevante dal punto di vista dell’alimentazione e della pausa pranzo è quello compiuto dal gruppo bancario Mediolanum che, superando il concetto di mensa, ha di recente costruito all’interno del suo quartier generale un ristorante aziendale che può accogliere fino a 1.200 persone.

 

Un progetto realizzato nell’arco di due anni: “Abbiamo fatto una scelta radicale e ci siamo ispirati ai nostri elementi di sostenibilità anche nel campo della ristorazione: mettiamo il cliente al centro, quindi anche le risorse”, racconta a Tuttowelfare.info Antonio Gusmini, Head of Human Resources di Banca Mediolanum.

 

La struttura si presenta come una grande pagoda con al suo interno un albero iconico, le cui foglie fungono da pannelli fonoassorbenti e di illuminazione: “Abbiamo costruito un edificio nel nostro campus, restituendo esteticamente dei concetti di verde e natura. Questa installazione abbraccia con giardini verticali di vegetazione vera tutto l’edificio internamente e trasmette una grande armonia di carattere naturale”.

 

A dominare sono le tonalità del verde e del giallo, mentre l’arredamento “è di diversa modulazione, ci sono tavoli alti e anche bassi, c’è la possibilità di comporli e scomporli, tutto a seconda dell’elemento di libertà conviviale che è la base dell’elemento ambientale”, aggiunge.

 

Inoltre l’altezza dei soffitti permette di eliminare l’effetto mensa e di attutire i rumori, favorendo così le conversazioni. La struttura si divide in due piani: un bistrot con servizio al tavolo e una serie di isole in cui si trova un’ampia e variegata quantità di alimenti.

 

Un modo per rendere la pausa pranzo un vero momento di piacere; il cambiamento, però, parte da quello che c’è nel piatto: cibi biologici e preparati sul momento, di cui, “grazie a sistemi tecnologici, è possibile controllare i valori nutrizionali, verificare l’eventuale presenza di allergeni o di ingredienti sgraditi”. Un modo per organizzare più liberamente la ristorazione.

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ludovica.liuni@tuttowelfare.it