Welfare e assicurazioni, un mercato in crescita

Welfare e assicurazioni, un mercato in crescita

Le polizze assicurative sono sempre più diffuse nei piani di benessere delle aziende. Merito degli aggiornamenti normativi in materia. Ma anche per la spinta della contrattazione collettiva. Ne abbiamo parlato con MetLife Italia.

 

Sono le polizze assicurative lo strumento di welfare più diffuso in azienda. Lo riferisce a Tuttowelfare.info Maurizio Taglietti, General Manager di MetLife in Italia.

 

“Grazie alle recenti manovre che hanno introdotto strumenti per favorirne l’adozione anche in realtà ancora lontane dal tema, perché di piccole dimensioni o perché i contratti collettivi non ne imponevano l’adozione, di welfare aziendale oggi si parla sempre di più”, spiega il manager, sottolineando come nelle Piccole e medie imprese quasi una su due abbia stipulato polizze assicurative a favore dei dipendenti. “Si tratta quasi sempre di polizze infortuni”, puntualizza Taglietti, “spesso richieste dalla contrattazione collettiva, seguite da temporanee caso morte”.

 

Molto importante anche il capitolo sanità integrativa, attivata da molte aziende sia tramite strumenti assicurativi, anche mediati da casse, sia attraverso fondi sanitari. “È l’area sanitaria che genera i volumi maggiori nella raccolta premi”, conferma il manager di MetLife: “Oltre 3 miliardi di raccolta premi tra polizze infortuni e sanitarie, mentre restano indietro il ramo vita e quello della previdenza integrativa, che insieme generano poco meno di 1 miliardo”.

 

Gli strumenti assicurativi riducono il cuneo fiscale per le imprese

 

Dunque c’è un ampio margine di crescita in questo ambito. Soprattutto se, come spiega Taglietti, è proprio dalla contrattazione collettiva che viene la spinta più importante all’adozione di strumenti assicurativi. Che rappresentano un vantaggio tanto per le aziende quanto per i lavoratori, che sono ben disposti a partecipare, soprattutto nel caso delle polizze sanitarie, al sostenimento di una parte del costo per estendere la copertura sanitaria anche ai propri familiari.

 

I vantaggi sono molteplici: da una parte le spese permettono una riduzione del cuneo fiscale per le imprese grazie agli sgravi riconosciuti per le coperture sanitarie integrative del Sistema sanitario nazionale e al ruolo delle Casse sanitarie, dall’altra fidelizzano il lavoratore e ne aumentano la produttività, permettendogli di risparmiare tempo nel momento delle cure o degli accertamenti clinici, grazie il ricorso a strutture private.

 

Manca ancora, secondo Taglietti, per completare un buon piano di welfare aziendale, l’adozione su ampia scala di prodotti come le assicurazioni temporanee caso morte. “Necessarie sia come strumento di Risk management per l’azienda sia per garantire stabilità alla famiglia nel caso in cui venisse a mancare il contributo del lavoratore”.

 

Ma risulta evidente come questi prodotti, oltre che dalle singole politiche aziendali, dove non sia obbligatoria l’adozione di tali strumenti, derivi dalla specificità di ogni singola azienda e dalle mansioni che i lavoratori esercitano al loro interno. “Un’impresa con rapporti con l’estero e dipendenti che viaggiano è differente da una società che offre servizi di delivery”, spiega il General Manager di MetLife in Italia.

 

A prescindere da queste considerazioni resta un dato di fatto: secondo una ricerca condotta da MetLife circa il 50% di chi ha stipulato una copertura salute lo ha fatto tramite il proprio datore di lavoro. Dunque utilizzando il canale del welfare aziendale. Che può dimostrarsi da un lato più conveniente per il lavoratore, se le polizze sono collettive, e dall’altro più specifiche perché consigliate da intermediari specializzati. In questo caso, quindi si tratta di un welfare che può essere la conversione di un Premio di risultato (Pdr), piuttosto che di un welfare on top.

 

Ma occorre tener presente, precisa Taglietti, che la scelta di convertire il Pdr in una copertura assicurativa deve concorrere con altri servizi che le persone sono più abituate a utilizzare e che hanno costi più contenuti, ma benefici più limitati Si consideri, infatti, che nel caso di contratto individuale e se complete di garanzia morte, invalidità permanente, rimborso spese mediche, ricovero e ingessatura, il costo delle polizze si aggira intorno a una spesa di 450-600 euro per persona.

Nel caso di polizze collettive i prezzi però cambiano: sulla base del numero dei dipendenti, delle mansioni svolte all’interno dell’azienda dal settore di appartenenza. In questo modo è facilitato l’accesso a uno strumento che altrimenti sarebbe meno alla portata di tutti. Stando a un recente report del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, il valore annuo medio del Pdr risulta pari a 1.267,61 euro e quindi non stupisce che le polizze sono richieste dal 20% di ha diritto al welfare aziendale.

 

Un modello ibrido per integrare assistenza pubblica e privata

 

Tuttavia la componente privata, rispetto a quella statale nell’erogazione dei servizi di welfare sembra poter crescere ulteriormente. Nonostante un modello di welfare pubblico fortemente radicato nel Paese e gli investimenti statali che ammontano a circa 540 miliardi di euro. “Fatico a immaginare un modello di welfare al 100% privato, nonostante le sue difficoltà”, conferma Taglietti. “Ma è pur vero che l’Italia è uno tra i Paesi a più alta longevità e dunque sembra inevitabile un ricorso al settore privato a sostegno del welfare pubblico”.

 

La soluzione, dunque, potrebbe essere in un modello ibrido. “Secondo una ricerca del Censis, 100 euro investite nella White economy (servizi assistenziali e sanitari rivolti ai meno giovani e disabili) generano 158 euro di reddito addizionale nel sistema economico”, riporta il Manager di MetLife, che prosegue citando i dati della ricerca secondo la quale, “ogni 100 nuove unità di lavoro in questo settore generano altri 133 posti di lavoro in altri ambiti produttivi”.

 

Tradotto: nuovi business, nuova occupazione e ulteriore gettito fiscale. Che può essere destinato alle categorie che necessitano di assistenza. Il welfare, quindi, diventa un volano in grado di generare non solo costi aggiuntivi per le aziende, ma una serie di benefici al sistema economico e al tessuto sociale nel suo complesso.

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