Welion mette le Pmi nel mirino

Welion mette le Pmi nel mirino

La società di Generali Italia, che eroga servizi di welfare, intende farsi spazio sul mercato italiano seguendo una strategia bene precisa.
A spiegarla a Tuttowelfare è l’ A.d. Andrea Mencatini.

 

Si chiama Welion ed è la società che Generali ha lanciato pochi mesi fa sul mercato per entrare nel dinamico segmento del welfare aziendale. «In questo campo – con previdenza integrativa, piani sanitari e polizze assicurative per i dipendenti – ci siamo da sempre», spiega a Tuttowelfare.it Andrea Mencattini, l’Amministratore delegato della nuova organizzazione. «Ma nel momento in cui i flexible benefit permettono all’azienda e ai suoi dipendenti di superare una criticità come il cuneo fiscale, si aprono prospettive di sviluppo interessanti. E noi ci siamo entrati già un anno fa con le prime soluzioni, preoccupandoci non solo di offrire flexible benefit, ma soprattutto di aiutare le Pmi a organizzare il welfare per i propri dipendenti. Vogliamo dare loro strumenti per realizzare servizi che rendano più semplice la conciliazione tra famiglia e lavoro, anche attraverso le nuove modalità di smart working. Tutte soluzioni che sono già in corso di realizzazione per le aziende di maggiori dimensioni».

 

Vi fate forti dell’esperienza maturata con il welfare offerto ai vostri dipendenti?
Sì, Generali ha dei programmi robusti di welfare per i suoi dipendenti. Fin dai primi anni Settanta è nato il fondo pensioni aziendale a contribuzione bilaterale, tutt’ora esistente. Tutti i lavoratori sono coperti da piani sanitari – in alcuni casi con medical corner appositi – integralmente a carico del datore, idem per la copertura dell’infortunistica. Negli ultimi cinque anni, poi, sono sorte una serie di attività per migliorare il modo di stare sul posto di lavoro e generare opportunità aggiuntive: corsi di videomaking, percorsi sportivi di vario genere (running, bicicletta), diversi tipi di laboratori compreso uno sullo storytelling. E poi asili nido, la consegna dei farmaci dietro regolare ricetta, la lavanderia, i servizi legati al benessere fisico. Per alcune categorie c’è un programma di wellness con check up sportivi e palestra per recuperare uno stato di forma adeguato. Per non parlare dei programmi per i figli dei dipendenti con borse di studio o orientamento scolastico.

 

Per le Pmi a che tipo di prodotti avete pensato e a cosa state lavorando?
Ci sono tre categorie di servizi. La prima, più tradizionale, comprende previdenza, sanità e polizze assicurative. Generali Italia è già leader nel business strategico del welfare integrato, oggi in grande crescita con 1,8 milioni di clienti e nel 2016 circa 3 miliardi di premi tra previdenza complementare e salute (circa €500 mln). Il secondo pilastro riguarda le offerte di “flexible”, sul quale stiamo allargando il numero di convenzioni disponibili, perché non bastano la palestra e la spesa al supermercato. La terza area, quella più importante in prospettiva, copre la consulenza sul benessere ai dipendenti: offriamo alle aziende uno screening dei fattori di rischio, una survey sulle maggiori esigenze (tempo libero, assistenza ai genitori, che rappresenta una esigenza di importanza pari alla cura dei figli piccoli) fino all’installazione di medical-corner o le convenzioni con le cliniche vicine alla sede aziendale, percorsi sportivi, servizi sulla conciliazione tra vita e lavoro, la formazione, il sostegno economico ai dipendenti o alle loro famiglie, l’accompagnamento nell’istruzione dei figli con borse di studio e orientamento.

 

Perché un’azienda dovrebbe scegliere voi?
Le grandi si organizzano da sole, le piccole invece possono erogare servizi di welfare o consorziandosi – modalità non diffusa nel nostro Paese – oppure attraverso le associazioni di categoria, che si muovono però in maniera molto diversa sul territorio nazionale. Vorrei ricordare poi che, nell’ottica di welfare allagato, lavoriamo con provider di servizi, che hanno una piena conoscenza del territorio sul quale operano.

 

Quali sono i vostri target di crescita?
Marco Sesana, A.d. di Generali Italia, ha annunciato investimenti fino a 50 milioni di euro nel prossimo triennio. Cifra che non sarà destinata alla parte distributiva, perché abbiamo già una rete consolidata di vendita, ma a quella industriale. Noi abbiamo circa un milione di dipendenti assicurati con i nostri piani sanitari, quindi una parte di questi fondi sarà indirizzata alla creazione di una piattaforma online, con la quale prenotare visite, ricevere le prestazioni nei migliori centri in relazione alle diverse patologie, seguire tutto il proprio percorso di cure. Dal 2019 apriremo questo servizio anche ai non assicurati, che possono accedervi a un prezzo concordato attraverso pacchetti di flexible benefit, a carico sia delle aziende sia dei lavoratori stessi.

 

Perché questa tempistica?
Non abbiamo indirizzato la nostra offerta verso un retail puro, perché in Italia il servizio sanitario nazionale è universalistico e non c’è, per ora, un mercato dei servizi tale da generare volumi economici interessanti. Intanto già oggi i prezzi concordati da noi con le cliniche private – chiaramente quando queste hanno raggiunto il tetto delle prestazioni in convenzione con il SSN – sono concorrenziali rispetto ai ticket.

 

Sembra pessimista sulla crescita del mercato italiano…
Sarà molto più lenta del previsto, nel senso che da parte delle aziende c’è un gap di percezione dell’importanza del welfare aziendale: se l’impresa è florida, le risorse si trovano, altrimenti è difficile andare oltre il welfare contrattuale. Contemporaneamente i dipendenti, guardano al beneficio monetario immediato dei flexible benefit, piuttosto che a scelte che manifestano i loro vantaggi più a lungo termine: per dirla in due parole, meglio un buono benzina di un accantonamento per la pensione integrativa.

 

Parallelamente, con Generali Health&Welfare Corporate Accelerator e CallForGrowth, investite in start up medicali. Perché?
Perché i settori della salute e della medicina sono quelli che stanno attraversando i processi di innovazione più spinti: sia sul versante dei device sia su quello della diagnostica cosiddetta “leggera”. Welion, con questi due incubatori, vuole selezionare, accompagnare e sviluppare i business case più interessanti, anche studiando un investimento in equity o facendo delle partnership. Al momento ne abbiamo in accelerazione sei.

About the Author /

4@mediainteractive.it