Lavorare anche in pensione, ma con flessibilità

Lavorare anche in pensione, ma con flessibilità

Le persone nate tra il 1946 e il 1964, preoccupate per le loro finanze, alla pensione preferiscono una soluzione intermedia: continuare a lavorare anche in età matura, per meno ore o in ruoli meno impegnativi

 

I Boomer, ovvero coloro che sono nati tra il 1946 e il 1964, sembrano avere una concezione degli anni della pensione diversa rispetto a quella della precedente generazione. Secondo un sondaggio pubblicato dall’agenzia per il lavoro nordamericana Express employment professionals (Eep) e la società di ricerca statunitense Harris Poll, il 79% dei lavoratori tra i 57 e i 75 anni ha affermato che preferirebbe continuare a lavorare, per meno ore o in ruoli meno impegnativi, piuttosto che lasciare del tutto la forza lavoro. Vorrebbero, insomma, non essere pensionati bensì semi-pensionati.

 

Secondo lo studio il motivo principale risiede nella preoccupazione di tale fascia di popolazione per le proprie finanze: quasi i due terzi di chi è stato coinvolto nella ricerca ha detto di temere di non avere risparmi sufficienti per poter abbandonare la routine lavorativa quotidiana. “Nelle situazioni in cui la pensione non fosse sostanziosa, avere almeno una parte dell’usuale reddito da lavoro significa meno stress”, ha commentato la Direttrice della società di servizi finanziari Morningstar Christine Benz a questo proposito, evidenziando nella sua chiacchierata con il magazine statunitense Fortune come una soluzione di questo tipo possa, in un certo senso, offrire alle persone un maggiore spazio di manovra.

 

Va sottolineato che l’effetto della pandemia non ha inciso in maniera particolarmente significativa su tale scenario. Circa due Boomer su 10 hanno affermato che l’emergenza sanitaria li ha indotti a ritardare il pensionamento, sentendosi meno sicuri dal punto di vista finanziario. Per tutti gli altri, il problema principale sembra essere la possibilità di mettere da parte dei risparmi, una pratica che in molti non possono e non vogliono portare avanti. Del campione intervistato solo il 44% ha dichiarato di risparmiare regolarmente il proprio denaro.

 

Il ‘semi-pensionamento’ ideale predilige le professioni legate alla conoscenza

 

Se l’esigenza è precedente al Coronavirus quello che però la pandemia sembra aver condizionato è l’emergere, alla luce del sole, di tale bisogno, che dal punto di vista di Benz si sta manifestando più che in precedenza. In un contesto in cui migliaia di persone si sono fatte avanti nel chiedere maggiore flessibilità e maggiore attenzione alle proprie richieste anche chi preferirebbe i tipi alternativi di pensionamento ha sollevato il problema, specie – ha precisato Benz – i lavoratori più esperti, che hanno un maggior potere contrattuale.

 

Nello specificare il tipo di occupazione che le persone coinvolte nel sondaggio prediligerebbero, la maggior parte di esse ha spiegato che in un mondo ideale sceglierebbe volentieri un novo ruolo lavorativo durante il ‘semi-pensionamento’ diverso da quello attualmente ricoperto. Preferibilmente professioni legate, per esempio, alla conoscenza, al mentoring e alle relazioni con i clienti. Al di là della mansione specifica, quasi otto su dieci hanno dichiarato di desiderare un orario di lavoro flessibile in un contesto meno irreggimentato.

 

Dall’osservatorio del CEO di Eep Bill Stoller, alla fine i datori di lavoro sono destinati a non avere altra scelta se non lasciare che i dipendenti più anziani lavorino alle loro condizioni. Sostanzialmente per necessità considerando fattori come, dal punto di vista di Stoller, la carenza di manodopera di cui le organizzazioni soffrono, i bassi tassi di natalità e il raggiungimento dell’età pensionabile da parte dei Boomer. Il problema potrebbe non essere risolto per molte generazioni ed è compito delle aziende, ha insistito il CEO, utilizzare tutti gli strumenti a loro disposizione, incluse le forme di pensionamento alternative, per garantirsi una forza lavoro sostanziale e competente.

 

Fonte: Fortune

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