Meglio il benessere che la carriera professionale

Meglio il benessere che la carriera professionale

L’ambizione professionale cambia forma: per almeno una generazione della popolazione attiva gli obiettivi legati alla carriera sono passati in secondo piano

 

La definizione di “ambizione professionale” sta evolvendo in qualcosa di sempre più personale, che mette in secondo piano la carriera e il successo in nome del benessere, anche se questo dovesse andare a discapito del proprio status lavorativo e dei propri guadagni.

 

A portarlo alla luce è stato un sondaggio commissionato dalla società di software australiana Atlassian a PwC Australia: più della metà delle persone intervistate ha affermato che prenderebbe in considerazione la possibilità di cambiare lavoro per accedere a opportunità lavorative a distanza, considerate più vantaggiose per l’equilibrio tra lavoro e vita privata. Una percentuale ancora maggiore ha dichiarato che rinuncerebbe a una promozione se ciò significasse salvaguardare la propria salute mentale.

 

La tendenza, ha scritto la BBC in riferimento al sondaggio, sta travolgendo almeno una generazione della popolazione attiva. Non stiamo necessariamente diventando meno ambiziosi dal punto di vista professionale, ma la nostra idea di ambizione nel contesto lavorativo sta assumendo una forma sempre meno standardizzata. “Gli obiettivi legati alla carriera sono passati in secondo piano mentre le persone lottano con la necessità di bilanciare il lavoro con la vita familiare, la salute mentale e il benessere”, è stato scritto nel rapporto che accompagna il sondaggio.

 

La vita è breve e vale più del lavoro

 

La pandemia di Covid-19 ha dato una forte spinta in questa direzione. Un sondaggio di Prudential Financial condotto negli Stati Uniti su 2mila persone all’inizio del 2021 ha mostrato che più di un terzo degli intervistati di età compresa tra i 25 e i 40 anni ha raccontato di aver pianificato di ideare un nuovo lavoro dopo la pandemia.

 

Per Anthony Klotz, docente alla Mays Business School, Texas, si tratta una vera e propria crisi di fedeltà al mercato del lavoro. La pandemia, ha fatto notare Klotz, ha dato alle persone l’opportunità di riflettere e molti hanno concluso che il percorso verso la cima di una piramide aziendale non è più desiderabile, che il successo professionale può essere declinato in modo diverso rispetto al passato e che gestire le pressioni legate a ruoli di potere e il conseguente ‘esaurimento’ che deriva dall’essere sempre attivi non sembrano più valere la pena.

 

Restando in ambito accademico, Nicholas Pearce, Professore alla Kellogg School of Management della statunitense Northwestern University, ha una visione molto simile: “La pandemia ha rafforzato l’idea che la vita è breve e che vale di più del lavoro”. Per il docente la pandemia ha accelerato una tendenza precedente al Covid-19, che vedeva sempre più giovani rinunciare alla carriera quando questa minacciava di causare danni significativi al loro benessere spirituale, mentale e fisico. “Negli ultimi 10 anni ho visto molti dei miei studenti optare per quello che chiamo ‘il percorso dello scopo’, impegnandosi in un lavoro che contribuisce alla prosperità umana, compreso la loro”.

 

Fonte: BBC News

About the Author /

erica.manniello@este.it