Ritorno alla funzione originale del welfare aziendale

Ritorno alla funzione originale del welfare aziendale

Negli ultimi mesi, tantissime aziende hanno attinto alle risorse dei piani welfare per affrontare la crisi sanitaria. In poco tempo sono cambiati i bisogni e le priorità dei lavoratori. Quali nuove prospettive si aprono per il welfare aziendale e che cosa cambia in concreto?

 

 

Le due grandi crisi del 2008 e 2011 hanno dato grande impulso al welfare aziendale: sarà così anche a seguito della pandemia da Covid-19? Quali nuove prospettive si aprono per il welfare aziendale e che cosa cambia in concreto? A queste domande hanno cercato di dare risposta cinque esperti del settore intervenuti al PdM Talk del 12 giugno, il talk show del quotidiano Parole di Management, cui Tuttowelfare.info ha preso parte con Mattia Martini, membro del Comitato scientifico del nostro magazine e Ricercatore di Economia Aziendale presso il Dipartimento Scienze Economico-Aziendali e Diritto per l’Economia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.

 

Con la pubblicazione del Piano Colao si è riacceso il dibattito sul welfare e il sostegno alle famiglie. Nel capitolo dedicato a individui e famiglie sono indicate quattro linee di indirizzo: ampliamento di strumenti di welfare a supporto della genitorialità; defiscalizzazione e decontribuzione di somme destinate al welfare aziendale; aumento del limite di deducibilità fiscale del 5X1000 del costo del lavoro per somme dedicate a questi interventi anche in assenza di un regolamento aziendale; ulteriori misure di rafforzamento di congedi parentali e agevolazioni per realizzazione di nidi e asili aziendali.

 

Fin qui le misure per il welfare oggetto del Piano Colao, insieme di proposte presentate al Governo dalla task force guidata dall’ex manager di Vodafone Vittorio Colao per la ripartenza economica dopo la crisi Covid, che ha acceso il dibattito e su cui si sono espressi gli ospiti della puntata del 12 giugno 2020 di PdM Talk.

 

Attenzione alla cura reale delle persone

 

Negli ultimi quattro mesi, tantissime aziende hanno attinto alle risorse dei piani welfare per affrontare la crisi sanitaria. In poco tempo sono cambiati i bisogni e le priorità dei dipendenti, sia di imprese piccole sia di grandi dimensioni, e sono diventati cruciali alcuni aspetti come l’assistenza sanitaria integrativa, l’assistenza per i rischi da contagio, il supporto psicologico e il counseling, il sostegno alla genitorialità, i corsi di formazione digitale.

 

“Il welfare aziendale è stato uno strumento flessibile che ha permesso a molte società di gestire l’emergenza efficacemente. Si può osservare ora un ritorno alla funzione originale del welfare, visto cioè come risposta ai bisogni reali delle persone”, ha affermato Mattia Martini. Per l’esperto, il welfare post Covid-19 dovrebbe concentrarsi più sui servizi di people care, rispetto a prestazioni come il fringe benefit.

 

Lo conferma anche Diego Paciello, Responsabile dell’area fiscale, Welfare, Compensation and Benefits di Toffoletto De Luca Tomajo e Soci, secondo cui il fringe benefit rimane un aiuto importante al reddito, ma non è sicuramente l’unico aspetto da considerare nel welfare aziendale, anche perché l’importo è erogato ad personam o a una particolare categoria di dipendenti, non vale per tutti i lavoratori.

 

Per Martina Tombari, Responsabile della divisione sviluppo Cgm Welfare, se il fringe benefit in futuro rimanesse sinonimo di gift card, non si farebbe nessun passo avanti rispetto alla situazione attuale. Questo è il momento, invece, di tornare al vero significato del welfare: “L’emergenza sanitaria è stata drammatica e la risposta alla crisi deve passare attraverso il welfare, perché da sanitaria è diventata sociale: i livelli di povertà aumenteranno molto nei prossimi mesi. Il primo welfare dovrà riconquistare il suo ruolo, poi si potrà parlare di tutto il resto”, ha dichiarato.

 

A questo proposito Antonio Corrias, Responsabile Marketing e Sviluppo Associativo di Assidim, ha ribadito l’importanza della prevenzione, della salute e del benessere finalizzato alla qualità della vita dei lavoratori. “Durante il lockdown abbiamo ottenuto vari successi dalle campagne di prevenzione che Assidim ha portato aventi con le aziende”, ha raccontato.

 

La prevenzione, in questo caso, ha riguardato vari temi cruciali durante la pandemia, come una campagna per gli infortuni e le difficoltà durante il lavoro da remoto oppure un piano longterm per la salute. “Dato che questi bisogni sono di tutti, e non solo delle grandi aziende, cerchiamo di trovare soluzioni di sostenibilità per offrire anche alle PMI strumenti di facilitazione all’accesso del supporto salute”, ha aggiunto.

 

Il welfare di prossimità come leva di benessere per tutta la comunità

 

“Nel Piano Colao è nominato il sostegno ai servizi territoriali del welfare, interessante attualmente in ottica di work-life balance. Durante l’emergenza, il problema della gestione dei carichi di cura famigliare è stato lasciato da parte. Un esempio è stato la didattica a distanza, una dinamica molto limitante per gli alunni e la condizione femminile”, ha osservato Valentino Santoni, Ricercatore di Percorsi di Secondo Welfare.

 

Secondo Tombari e Paciello, nel Piano Colao ci sono suggerimenti interessanti per la leva fiscale e contributiva, utile a implementare il welfare aziendale, ed è apprezzabile l’accenno al welfare territoriale e di prossimità, ma aspettano l’attuazione concreta degli spunti.

 

“La prossimità delle risposte ai bisogni delle persone è centrale”, ha affermato Tombari. “Quando c’era l’obbligo del distanziamento fisico, in Cgm Welfare abbiamo fatto in modo di non perdere la relazione, lavorando d’anticipo e organizzandoci attraverso piattaforme ad hoc, con strumenti già online da febbraio: in questo modo, ad esempio, due famiglie americane hanno potuto gestire i parenti anziani in Italia”, ha riferito. Per Tombari, il futuro del welfare italiano prevede un’integrazione tra il welfare pubblico, quello al cittadino e quello aziendale.

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