La pandemia e gli effetti finanziari sui fondi pensione

La pandemia e gli effetti finanziari sui fondi pensione

Anche il sistema previdenziale è stato fortemente colpito dagli effetti della crisi. Tuttowelfare.info propone alcuni approfondimenti sul tema, al fine di fare chiarezza su un ambito spesso (a torto) poco approfondito -> quarta puntata

 

In quest’ultima puntata sugli effetti della pandemia sui fondi pensione, parliamo di un altro profilo di particolare impatto di una crisi che morde. Questo è legato agli effetti finanziari sui fondi pensione sia in termini di riduzione del montante accantonato sia di rendimenti. Come ha retto il sistema della previdenza complementare all’urto emergenziale? Secondo la Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip), i risultati delle forme complementari hanno proseguito nel recupero iniziato nel secondo trimestre.

 

Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i rendimenti dei fondi negoziali rispetto all’inizio del 2020 sono ritornati positivi, risultando pari in media allo 0,2%; i rendimenti sono invece rimasti negativi per i fondi aperti (-0,9%), e per i Piani individuali pensionistici (Pip) di ramo III (-4,7%). Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, il risultato è stato pari all’1%.

 

Valutando i rendimenti su orizzonti più propri del risparmio previdenziale, essi restano nel complesso soddisfacenti nonostante la recente crisi. Nei 10 anni da inizio 2010 a fine 2019, il rendimento medio annuo composto è stato pari al 3,6% per i fondi negoziali, al 3,8% per i fondi aperti e per i Pip di ramo III, e al 2,6% per le gestioni di ramo I; la rivalutazione del TFR è risultata pari al 2% annuo. Aggiungendo ai 10 anni gli ultimi nove mesi, i rendimenti medi annui composti scendono al 3,4% per i fondi negoziali, al 3,5% per i fondi aperti, al 3,1% per i Pip di ramo III e al 2,5% per i prodotti di ramo I. La rivalutazione del TFR scende all’1,9% annuo.

 

Va ancora aggiunto come le forme previdenziali abbiano attivato iniziative comunicative nel ‘durante’ per supportare le scelte degli aderenti gestendone anche, per quanto possibile, i profili di emotività.

 

*Lorenzo Giuli è un esperto di previdenza complementare.

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