Social manager, il volto umano del welfare

Social manager, il volto umano del welfare

Ascolta i bisogni delle persone. E cerca soluzioni pratiche ai problemi. Non attingendo solo ai beni e servizi messi a disposizione del piano di benessere dell’azienda. Ma usando risorse messe a disposizione dagli enti locali. Chi è e che cosa fa la nuova figura lanciata da Day.

 

Lo chiamano “social manager”, come nei Paesi anglofoni viene indicato l’assistente sociale. E, in effetti, con gli assistenti sociali ha più di un punto in comune. È la novità in ambito welfare che Day – il provider di welfare del Gruppo Up – offre alle imprese italiane: non solo un servizio, ma una persona in carne e ossa interamente dedicata a risolvere le situazioni che mettono in difficoltà i dipendenti nel conoscere e scegliere i beni e servizi di welfare, non solo quelli del piano messo a disposizione dell’azienda.

 

“Per prima cosa i social manager ascoltano: con serenità, senza giudicare”, esordisce con Tuttowelfare.info Paolo Gardenghi, Responsabile dell’Area Welfare Aziendale di Day. “Recepiscono i disagi e le fatiche dei lavoratori che si rivolgono a loro. Dopodiché cercano di suggerire soluzioni pratiche, sia attingendo alle risorse che può offrire l’azienda – con il suo piano di welfare, per esempio – sia rivolgendosi alle possibilità messe a disposizione dagli enti locali. Ci sono moltissimi bandi e servizi attivi sul territorio di cui non si fa uso solo perché non se ne conosce l’esistenza, non si sa come accedervi oppure ci si vergogna a chiedere aiuto”.

 

Per esempio, tra chi si è rivolto al social manager di Day c’è un padre di famiglia nel pieno di una separazione non consensuale che non poteva permettersi di pagare un avvocato. “Grazie alla mediazione di questa figura, l’azienda ha deciso di mettere a disposizione di questa persona i propri legali”, racconta Gardenghi. “Ma se non si fosse prospettata questa possibilità, avremmo aiutato l’uomo a rivolgersi ai centri pubblici che offrono questo tipo di supporto gratuitamente nella sua zona”.

 

Anche una signora toscana ha chiesto l’intervento del social manager di Day e ha visto risolversi i suoi problemi: “A casa si era rotta la caldaia, era all’addiaccio e i preventivi per averne una nuova andavano oltre le sue possibilità economiche immediate”, riprende Gardenghi.

 

“Voleva sapere se fosse possibile ottenere un anticipo dello stipendio da parte del datore di lavoro. Ma il nostro social manager ha fatto di più: ha scoperto che il Comune di Prato, dove la donna è residente, da tempo mette a disposizione un fondo per incentivare il rinnovo di apparecchiature come questa. Ora la signora dorme al caldo, e ha anche ricevuto 3.500 euro di aiuti per risolvere la situazione da parte degli enti locali. Non ci poteva credere”.

 

Vantaggi per dipendenti e imprese

 

Gardenghi spiega che così facendo le imprese non solo si assicurano dipendenti più sereni e produttivi, ma ottengono il risultato potendo contare su risorse economiche che vanno al di là di quelle eventualmente stanziate da loro stesse.

 

“Le imprese pagano il social manager e basta. E non è necessario attivare una piattaforma di welfare”. Per una cifra ridotta, se paragonata a un piano di welfare tradizionale, Day fornisce il personale e la tecnologia a supporto; c’è un numero verde contattabile dal lunedì al venerdì (dalle 9 alle 18), una App da consultare e una mail dedicata e sportelli nelle aziende a cui i dipendenti possono rivolgersi fisicamente.

 

Un’opportunità che interessa soprattutto a quelle realtà imprenditoriali – ristorazione collettiva, multiservizi, imprese di pulizie – che hanno un tetto rigido per quanto riguarda i salari (tendenzialmente bassi) e un ampio numero di dipendenti, dell’ordine di decine di migliaia. In contesti così, anche solo stanziare 100 euro di budget welfare per ogni lavoratore costerebbe all’impresa milioni di euro, mentre un servizio come il social manager contiene la spesa e rende molto di più.

 

Le aziende che attivano questa nuova figura di sostegno al benessere dei dipendenti ricevono report dettagliati dei risultati: numero di prese in carico e tipologia, budget aziendale usato, tipo di bandi esterni a cui ci si è appoggiati, numero di casi risolti. Si monitora tutto, per trasparenza. Ma le generalità di chi usufruisce del servizio restano celate.

 

“È importante garantire l’anonimato dei lavoratori perché una figura come il social manager abbia successo. Altrimenti potrebbe avere la meglio il fattore imbarazzo”, tranquillizza Gardenghi. Day propone il servizio da ottobre 2019, e in un paio di mesi si sono già risolti per il meglio un centinaio di casi in cinque imprese con migliaia di dipendenti.

 

Richiesta di flessibilità per la nuova professione

 

Il profilo necessario per candidarsi a fare questo mestiere è essere flessibili e multitasking: “Un mix di assistente sociale, educatore, life coach, operatore Caf, commercialista e tutor aziendale per capire come utilizzare al meglio il budget welfare, se c’è. È un ruolo complesso, che richiede preparazione e pazienza, per gestire in contemporanea le persone in difficoltà e le attività di back office necessarie a risolvere i problemi”, illustra Gardenghi.

 

Ma non limitare il welfare a una piattaforma che fornisce commodity è una scelta che paga, anche in termini di ingaggio dei dipendenti e di clima aziendale: “Ci sta regalando grandi soddisfazioni. Chi ha potuto usufruire di questo servizio finora ne è rimasto entusiasta. L’atteggiamento che riscontriamo in chi ci contatta è di gentilezza e gratitudine, quasi ci si stupisce quando i problemi vengono risolti. Non c’è chi si comporta come se tutto sia dovuto”, assicura il Responsabile dell’Area Welfare Aziendale di Day.

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giulia.riva@este.it