Il welfare aziendale nell’era delle incertezze

Il welfare aziendale nell’era delle incertezze

Gli esperti intervenuti al Welfare Forum 2020 hanno parlato delle sfide attuali, tra Smart working e gestione degli spazi, mobilità, aggiornamenti su welfare aziendale, digitalizzazione, fiscalità e normativa.

 

Abbiamo passato anni a interrogarci su come il luogo di lavoro influisse sul benessere del lavoratore. Oggi ci troviamo a chiederci cosa sia e quale sia il ‘luogo di lavoro’: la pandemia ci ha indotti a puntare tutto sul Remote working e, ormai, fanno notizia i luoghi più strani e improbabili da cui è possibile lavorare a distanza. Ma anche i lavoratori sono animali sociali, come tutte le persone: questo modello, che ci sembrava, inizialmente, la soluzione a tutto (e, in fondo, anche semplice da applicare), in realtà sta avendo sempre più evidenti ripercussioni sul mondo del lavoro.

 

In occasione del Welfare Forum 2020 promosso da Edenred, tuttavia, la parola “emergenza” è stata poco pronunciata: questo perché la stiamo vivendo da diversi mesi e ciò fa sì che, ormai, non stiamo più fronteggiando una situazione transitoria, ma stiamo andando verso una nuova normalità, a cui il mondo del lavoro si sta adeguando e che, con ogni probabilità, ne caratterizzerà il futuro.

 

La pandemia ha fatto da acceleratore di alcuni processi che si stavano già affermando, soprattutto per quanto riguarda il sempre ricercato equilibrio tra vita privata e vita lavorativa. Ha anche generato nuove esigenze ed è ancora presto per capire se saranno durature e se porteranno un cambiamento definitivo.

 

Nuovi ruoli per i ‘vecchi’ spazi di lavoro

 

Senz’altro, dicevamo, il cambiamento più evidente ha riguardato gli spazi lavorativi. Luca Brusamolino, fondatore e CEO di Workitect, ha osservato come “alcuni paradigmi, già messi in discussione negli scorsi anni, in seguito all’accelerazione dovuta al lockdown e alla necessità di lavorare da casa, sono caduti”: “L’obbligo di presenza all’interno di una determinata fascia oraria non è più un dogma. È stato sperimentato che l’efficienza non è strettamente legata alla presenza fisica nella sede lavorativa, ma spesso può crescere se il lavoro viene svolto in ambienti diversi, a volte anche più stimolanti”.

 

Risparmiare le ore trascorse nel traffico per gli spostamenti fa senz’altro bene ai lavoratori, ma anche alle aziende: infatti, possono risparmiare costi di locazione, utenze, rimborsi dovuti ai lavoratori. Questo influenzerà i modelli organizzativi: è molto probabile che, in assenza del vincolo di presenza, il luogo di lavoro avrà un ruolo diverso.

 

Lo spazio fisico diventerà uno spazio dove le persone si potranno incontrare, potranno scambiare idee e collaborare. Di conseguenza avremo uffici più piccoli, più simili a coworking. Se Brusamolino vede gli aspetti positivi, non dobbiamo comunque dimenticare che il lavoro gestito solo da remoto può diventare veramente alienante e, alla lunga, invertire la tendenza delle ricadute positive sul benessere dei lavoratori.

 

Cambiare la mobilità dopo l’esperienza del lockdown

 

Un tema che si lega a doppio filo a quello degli spazi lavorativi fisici è quello della mobilità. Non è un argomento nuovo: nel 1998 il Decreto interministeriale Mobilità sostenibile nelle aree urbane, meglio conosciuto come decreto Ronchi, ha introdotto il Mobility Manager. Gli enti pubblici con più di 300 dipendenti per unità locale e le imprese con (complessivamente) oltre 800 persone devono individuare un responsabile della mobilità del personale.

 

Il Mobility Manager di azienda ha l’incarico di ottimizzare gli spostamenti sistematici dei dipendenti, con l’obiettivo di ridurre l’uso dell’auto privata adottando, tra l’altro, strumenti come il Piano spostamenti casa-lavoro (Pscl), con cui si favoriscono soluzioni di trasporto alternativo a ridotto impatto ambientale (car pooling, car sharing, bike sharing, trasporto a chiamata, navette, ecc.). Tutto questo, però, ha come scopo finale le ricadute sull’impatto ambientale e sulle città, nell’ottica di ridurre inquinamento e traffico. Il welfare aziendale ha fatto un passo in più, mettendo al centro il benessere della persona, non solo quello della collettività.

 

Claudio Petrocelli, Amministratore Delegato di Movesion, ha spiegato come il tema della mobilità sia divenuto del tutto centrale per il benessere dei lavoratori, visto che il tempo degli spostamenti casa-lavoro incide molto nella giornata e, forse, è stato proprio il lockdown a farcene prendere piena coscienza. “Per questo motivo è importante che ogni azienda sviluppi in maniera organica i piani mobilità dei suoi dipendenti, resi obbligatori dalla legge solo per quelle di grandi dimensioni, implementando piattaforme che racchiudano tutti i servizi, mettendo al centro le esigenze delle persone”.

 

Nel difficile frangente che stiamo vivendo diventa necessario ripensare i piani di mobilità pre-pandemia, per fare in modo che non tutti i lavoratori si affollino agli stessi orari. Probabilmente, implementare lo Smart working porterà, un po’ alla volta, a un sistema ibrido, che cambierà le abitudini e valorizzerà azioni di sharing mobility.

 

I servizi si adattano per rispondere ai nuovi bisogni

 

L’auspicio è che, ora, il Legislatore sappia tenere il passo con i cambiamenti: di solito le aziende ‘arrivano prima’, rispetto alla norma. Ma, ora, la situazione da gestire è pressante e abbiamo visto come anche gli iter legislativi si siano molto snelliti, di fronte all’emergenza. “Le norme, negli ultimi anni, hanno seguito le nuove esigenze sociali e, di conseguenza, di welfare dei dipendenti, consentendone la diffusione nel tessuto imprenditoriale”, ha osservato Diego Paciello, Responsabile dell’area fiscale, Welfare, Compensation and Benefits dello studio legale Toffoletto De Luca Tamajo e Soci, autore del libro I premi di risultato 2020 (Tuttowelfare, 2020). La sfida sarà quella di rimanere al passo con gli improvvisi e rapidissimi cambiamenti che sono avvenuti negli ultimi sei mesi e che avverranno nei prossimi.

 

Ma dopo tutto questo, torneremo come prima? Il ‘no’ è stato unanime. Secondo Damien Joannes, Direttore della Business Unit Welfare di Edenred, il welfare aziendale ha già dimostrato di avere ricadute molto positive sul nostro Paese, non solo sui lavoratori stessi. Si pensi a digitalizzazione, sanità e previdenza: i benefici di alcuni alleggeriscono la pressione sociale di tutti. Al centro delle politiche di welfare c’è sempre la persona, che grazie a esso aumenta il proprio benessere, riequilibra la vita privata e professionale, usufruisce di un sostegno al reddito reale e immediato. Le imprese, a loro volta, beneficiano di una maggiore produttività.

 

Grazie al welfare, il nostro tessuto industriale sta meglio e anche i lavoratori hanno un maggior potere di spesa. Sembra banale, ma questo aspetto diventa di fondamentale importanza in un momento come questo, caratterizzato da una forte contrazione dei consumi. Ecco perché gli strumenti che vengono messi a disposizione di imprese e lavoratori devono essere sempre più efficaci, rispondendo in maniera immediata ai cambiamenti. Per questo, Edenred ha sviluppato piattaforme e App che mettono a disposizione il credito welfare in tempo reale, ne permettono l’utilizzo in maniera semplice e intuitiva e offrono servizi integrati.

 

Ha inoltre lanciato il progetto “Restart”, finanziato dal fondo More than ever, con l’obiettivo di fornire un aiuto all’ecosistema di Edenred in seguito all’epidemia Covid-19 e alle sue conseguenze, soprattutto per i settori, molto colpiti, del Turismo e della Ristorazione. In generale, molte aziende si sono ingegnate per sostenere ancora di più i propri dipendenti in questa fase: per esempio, ING Italia ha raddoppiato il premio previsto dal decreto Cura Italia, aggiungendo anche una copertura sanitaria aggiuntiva legata alla pandemia e introducendo servizi di supporto psicologico individuali e di squadra. È stato poi aggiunto un importo mensile spendibile in servizi welfare e un contributo per l’acquisto di strumenti per rendere più confortevole il lavoro da casa. Insomma, ognuno cerca di fare la propria parte per superare questo difficile momento: il welfare aziendale gioca una partita fondamentale e lo fa per tutta la società, non solo per i beneficiari diretti.

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