Il Welfare Aziendale è morto, lunga vita al Welfare Aziendale
L’aumento a 3000 euro fino al 31.12.2022 della franchigia riguardante i fringe benefit e la notizia che la soglia dei 3000 potrebbe diventare definitiva, ha gettato molti operatori del settore nel panico più totale. Nell’ultima settimana più di qualche conoscente mi ha contattato per comprendere cosa si farà ora e quali saranno le prospettive delle aziende del welfare (non tutte) nel futuro. Eppure era una misura che sembrava desiderata da molti provider, soprattutto dai cd. portali, che hanno fatto nel corso degli anni una comunicazione incentrata quasi solo su questo servizio di welfare aziendale.
Perché?
I motivi sono più di uno, il principale è che i fringe benefit sono ritenuti sia dagli imprenditori sia dai dipendenti quello che più si avvicina al denaro contante. E rispondono ad una paura ben precisa dell’imprenditore che si identifica con una affermazione che mi sento dire spesso: i miei dipendenti non vogliono servizi, vogliono soldi!
La mia risposta è sempre stata: ma è davvero così? Il fatto è che il fringe benefit, il buono spesa per gli amici, è davvero più facile nella comprensione e nell’utilizzo. Lo compri al supermercato o da un rivenditore, lo dai ai dipendenti, loro felici vanno al supermercato e si fanno la spesa. Fine del gioco. Il ciclo sembra effettivamente identico a quello del denaro contante, ma a differenza della retribuzione, sulle somme erogate in buoni l’azienda non ci paga tasse e contributi.
La leva fiscale e contributiva: questo è l’elemento più importante nel welfare aziendale. Perché senza questa di welfare aziendale difficilmente si parlerebbe. Certo, è l’aspetto che attrae di più, ne sono perfettamente consapevole, è un ottimo gancio in termini commerciali e di marketing. Lo affermo con forza. Il fatto è che spesso il vero risparmio non risiede soltanto nella leva fiscale e contributiva. Infatti, come spiego durante i miei corsi e soprattutto al Corso di Welfare Aziendale di Tuttowelfare, il welfare aziendale può portare un aiuto superiore all’azienda e al lavoratore se ben sfruttato nel contenuto del welfare stesso, ovvero nei beni e servizi che andiamo a proporre ai lavoratori.
Mi spiego meglio.
Prevedere una cassa sanitaria, che funziona a differenza di molte contrattuali, permette al nostro lavoratore di avere un risparmio su visite ed esami medici superiore rispetto al costo che noi sosteniamo e che il lavoratore avrebbe sostenuto nel pagarsi le singole visite mediche. Inoltre molte casse mediche prevedono attività di prevenzione, quindi l’azienda riduce il rischio di malattia e infortuno, quindi i costi. Altro esempio: prevedere sessioni di fisioterapia per i propri dipendenti, aiuta a fare prevenzione, con il risultato che l’azienda riduce il rischio infortuni e giornate di malattia. Non solo, continuo. Prevedere forme di rimborso per asilo, scuole, corsi, doposcuola per i figli aiuta il lavoratore sotto il profilo economico, riduce il rischio che un o una dipendente esca dalla nostra azienda per motivi legati alle necessità familiari e aumenta l’attaccamento dei dipendenti nei confronti dell’azienda.
Questi esempi, supportati da dati numerici e studi scientifici, dimostrano che il vantaggio del welfare aziendale risiede dal punto di vista meramente economico soprattutto nelle scelte che facciamo nei servizi di welfare aziendale. Ma questo va spiegato ai lavoratori ed è sicuramente un impegno e richiede una certa professionalità ed esperienza. Ma questo va spiegato prima di tutto agli imprenditori, e questo risulta ancora più difficile. E lo so perché da anni sono impegnato su questo fronte!
Non tanto perché gli imprenditori non capiscono, quanto é più difficile far capire loro tutti questi vantaggi, senza averli prima di tutto provati. Per questo motivo personalmente e insieme a Tuttowelfare e ad altri amici abbiamo sempre avuto l’intento di spiegare il welfare aziendale per i servizi che una azienda può scegliere e i benefici che possono portare, unendo anche esperienze di aziende che stanno vivendo esperienze di welfare, piuttosto che provare vie commercialmente più facili e semplici, ma che adesso segnano il passo.
Perché l’aumento a 3.000 euro dei fringe benefit rende del tutto inutile per una azienda avvalersi di un portale che gli fornisce dei buoni, ma rende ancora più necessaria una riflessione o una consulenza su quali ulteriori benefici può ottenere con un piano di welfare che contenga una idea e una filosofia. Detto questo voglio lasciare il lettore con un consiglio del tutto gratuito. Dal momento che con i 3000 euro di fringe benefit, il legislatore ha previsto la possibilità di rimborso delle bollette legate all’energia, si preferisca questo aspetto e si passi il messaggio ai lavoratori che erogate questo servizio perché ci tenete a loro e volete lasciarli tranquilli in un momento di difficoltà.
Questo messaggio rende la misura per nulla scontata agli occhi e orecchie dei propri dipendenti. Quindi il welfare aziendale non è morto, le aziende ne hanno necessità oggi, come ne avranno necessità domani, per le stesse ragioni per cui lo hanno utilizzato in passato. Mi immagino Gaudì che al posto di creare la scuola per i figli degli operai del cantieri della Sagrada Famiglia, andava a dargli buoni spesa. Il fatto è che dobbiamo conoscere meglio i nostri dipendenti e capire davvero cosa desiderano. Sta a noi, esperti e professionisti del settore Welfare far comprendere questo passaggio alle aziende e di conseguenze lavorare insieme ai lavoratori.
Lunga vita al Welfare Aziendale!