Come rispondere ai bisogni sociali

Come rispondere ai bisogni sociali

Un sistema di protezione sociale responsabile può risolvere gli attuali nodi del welfare. Vincenzo Cesareo nel suo libro Welfare responsabile, spiega come fare.

 

Dare risposte concrete alle difficoltà dello Stato nel soddisfare i bisogni sociali. Questa è la mission del welfare aziendale e per portarla a termine l’attuale azione non coordinata dei singoli stakeholder presenti sul territorio va superata «in favore di un approccio che intercetti in maniera sinergica tutti i livelli e gli ambiti di intervento, utilizzi logiche di rete e crei comunità integrate e coese», dice convinto Vincenzo Cesareo, docente di sociologia presso l’Università Cattolica di Milano, autore del volume Welfare responsabile, recentemente pubblicato da Vita e Pensiero (568 pag., 35 euro).  «Questa operazione è possibile solo definendo forme di governance orizzontali e configurando spazi sociali di prossimità, ovvero luoghi in cui, attraverso forme di comunicazione e collaborazione innovative, sia possibile rispondere in modo più adeguato alle sfide contemporanee».
Fare welfare responsabile, dunque significa superare l’impostazione unidirezionale, dove interviene un singolo attore (Stato o mercato o Terzo settore), oppure più attori non coordinati tra loro, e adottare un approccio che include e mette in sinergia i vari stakeholder a tutti i livelli e nei differenti ambiti. Ciò comporta collocarsi in una logica di rete, fondata sull’impegno a integrare, a mettere insieme in modo armonico e coeso gli attori sociali, attraverso una particolare forma di governance che privilegia l’orizzontalità rispetto alla verticalità.

 

Ci vuole un welfare professionale e aperto

 

Per raggiungere questo obiettivo è necessario progettare percorsi in grado di coniugare l’attenzione per l’efficienza e quella per le persone.  «Le parole chiave per strategie di successo sono benessere, empowerment e sostenibilità», prosegue Cesareo. Un welfare responsabile, infatti, per l’esperto si struttura in quattro elementi fondamentali: attivazione capacitante; integrazione condivisa, prossimità e livello intermedio».
Il primo step è valorizzare le risorse presenti nel contesto sociale, là dove per risorse si intendono gli attori sociali come le persone «e configurare gli spazi in modo da facilitare le relazioni sociali, perché è con la vicinanza che l’integrazione reticolare tra gli attori ha concrete possibilità di realizzarsi», aggiunge Cesareo. Per l’autore del testo il processo di messa in rete di attori differenti che si mobilitano responsabilmente crea, infatti, una configurazione sociale nuova: lo spazio sociale di prossimità dove si generano nuovi canali di comunicazione, modalità di collaborazione innovative e risposte più adeguate alle sfide delle esigenze contemporanee della comunità.

 

Verso una redistribuzione del potere decisionale fra gli Enti

 

Considerati i processi che storicamente hanno interessato sia il territorio nazionale sia il contesto europeo, tra trasformazioni socio-demografiche e proposte di riforma in vista dei nuovi rischi sociali e visti i risultati emersi delle ricerche empiriche, le sperimentazioni territoriali e municipali di comunità e mutualità rispetto ai nodi attuali del sistema di protezione sociale (pensioni, sanità, casa, lavoro, povertà ed educazione) attestano quindi, secondo Cesareo, che «un welfare responsabile, in grado di incidere sulla vita reale delle persone, delle famiglie e delle comunità in modo innovativo, passa attraverso la redistribuzione del potere decisionale ed organizzativo tra gli enti. Il tutto promuovendo un approccio flessibile che assicuri margini di operatività e conservi identità e specificità nel lavorare insieme».

 

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eleonora.maglia@tuttowelfare.info