La salute dei dipendenti come fattore competitivo dell’azienda

La salute dei dipendenti come fattore competitivo dell’azienda

Per i lavoratori la salute è sempre ai primi posti nelle scelte di welfare. Come indicano i dati raccolti da Assidim è un benefit che fidelizza e rende più produttivi. Ma è necessario per l’impresa saper comunicare ai dipendenti tutte le possibilità offerte dal welfare aziendale.

 

Engagement, retention, miglioramento della qualità della vita di dipendenti e collaboratori. Gli effetti di buone politiche di welfare aziendale si vedono nelle persone più che nei numeri. Sono diverse ormai le metodologie applicate per cercare di misurare il ritorno economico dell’investimento in welfare, soprattutto nel campo della salute.

 

Recenti e pionieristiche ricerche sul tema evidenziano una relazione positiva tra investimento in welfare e benessere individuale e aziendale. È certo, infatti. che i piani di welfare rappresentano una leva strategica per il capitale umano: una buona qualità della vita fuori dall’ufficio contribuisce a migliorare la produttività dentro l’azienda.

 

“È evidente che il welfare impatta in misura significativa sul benessere individuale, organizzativo e aziendale”. Ne è convinto Francesco Capria del Centro Studi di Assidim, l’associazione con finalità assistenziali e senza scopo di lucro che offre assistenza sanitaria, assistenza vita, infortuni, long term care e dread disease ai dipendenti delle aziende associate.

 

Realtà come quelle assistenziali assumono oggi sempre maggior rilevanza, anche alla luce della recente riforma degli enti del Terzo settore. “La vera sfida per associazioni come la nostra è comunicare il valore sociale ed economico intrinseco alle nostre attività. È innanzitutto una sfida comunicativa: senza comunicazione non c’è welfare”.

 

“Al contempo, le aziende, che non sono abituate a misurare l’impatto del welfare in relazione alle proprie performance, dovrebbero sempre più monitorare nel tempo e valutare gli eventuali benefici sociali ed economici conseguenti all’introduzione di misure di welfare”.

 

L’assistenza sanitaria è il benefit più desiderato

 

I principali rapporti annuali sullo stato del welfare in azienda concordano su un punto: i servizi di sostegno alla persona, che includono anche il rimborso di spese mediche, interessano più della metà dei dipendenti e la cura degli anziani sfiora il 60% (Ipsos 2018).

 

“Le indagini di cui disponiamo ci dicono che la salute, insieme alla previdenza complementare e alle misure riconducibili al work-life balance, è tra i benefit più desiderati dai dipendenti”, conferma Capria. “Il welfare aziendale ha un impatto sul benessere, ma anche sulla fidelizzazione e l’engagement del dipendente. Tuttavia, non sempre c’è una risposta da parte delle aziende a bisogni che vengono sollecitati dal basso. La tendenza è quella di allineare le esigenze e i bisogni emergenti secondo una logica bottom up alle risposte dell’azienda”.

 

La grande varietà di servizi che rientrano nel novero dei benefit aziendali impone, secondo Capria, una riflessione attorno al valore reale del welfare. “I cosiddetti flexible benefit disciplinati, come gli employee benefit dall’articolo 51 del Tuir, sono importanti misure di sostegno al reddito. Troppo spesso oggi nel dibattito pubblico e, purtroppo, anche fra ‘addetti ai lavori’, si fa un po’ di confusione attorno al valore reale derivante dai servizi di welfare”.

 

“La salute è infatti un bene meritorio tanto per lo Stato quanto per il welfare aziendale. Assimilarlo a un buono acquisto o a un servizio ricreativo ci sembra una distorsione rispetto ai servizi di vero valore sociale e interesse pubblico”.

 

L’importanza di comunicare il welfare

 

Il welfare aziendale negli anni si è “democratizzato”: se 40 anni fa le coperture assicurative erano solo appannaggio di dirigenti e figure apicali, oggi tutte le categorie di dipendenti e i loro familiari possono beneficiare delle medesime assistenze. In Italia, le ultime stime indicano che ci sono 11 milioni di assistiti da fondi sanitari e che sta crescendo anche la platea dei beneficiari di polizze collettive.

 

Centrale in questo processo di crescita è saper comunicare ai dipendenti le possibilità offerte dal welfare aziendale. “L’asimmetria informativa tra gli attori che erogano servizi di welfare aziendale e i dipendenti si è un po’ ridotta. Le aziende stanno ottimizzando le tecniche di comunicazione per rendere accessibile il welfare, ma occorre fare un ulteriore passo in avanti”, commenta Capria.

 

“La sanità integrativa e più in generale il welfare aziendale dovranno sempre più affiancarsi al welfare universalistico: la popolazione invecchia e il fabbisogno sanitario e socio-sanitario cresce. È pertanto necessaria un’integrazione tra attori, ruoli e fonti di finanziamento per rispondere a un bisogno di salute che non è solo dei dipendenti ma di tutti i cittadini”.

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giorgia.pacino@tuttowelfare.it