Ape volontario e aziendale, il dibattito è aperto

Ape volontario e aziendale, il dibattito è aperto

I due strumenti,  approvati nell’ultima legislatura per rendere flessibile l’esodo verso la pensione, saranno in vigore fino al 2019. Poi non si sa. Eppure si tratta di norme interessanti tanto che all’Inps sono arrivate oltre 4.200 richieste per l’Ape volontario per una platea potenziale di 300 mila lavoratori quest’anno e di altri 115 mila nel 2019.

 

 

Nel contratto di Governo tra Lega e M5S vi è in programma il superamento della Riforma Fornero, ma non c’è alcuna certezza sul futuro dei provvedimenti sull’anticipo pensionistico, Ape volontario e aziendale, approvati nell’ultima legislatura per rendere flessibile l’esodo verso la pensione. Infatti, mentre si sa che l’ Ape sociale – salvo una proroga dell’ultimo momento da parte del Governo – non sarà confermato nel 2019, il destino degli altri due strumenti resta incerto.
Il tema non è da trascurare anche perché nel primo mese di operatività, al 13 maggio scorso, l’Inps ha raccolto oltre 4.200 richieste di Ape volontario con una durata media dell’anticipo pensionistico di 32 mesi, per una platea potenziale di 300 mila lavoratori quest’anno e di altri 115 mila nel 2019, nati tra il maggio del 1954 e il luglio del 1956. Ricordiamo che per richiedere l’Ape volontario il soggetto deve possedere un’età minima di 63 anni, aver maturato un’anzianità contributiva non inferiore a 20 anni e avere un importo della futura pensione mensile, al netto della rata di ammortamento per il rimborso del prestito richiesto, pari o superiore a 1,4 volte il trattamento minimo e per i soggetti con riferimento ai quali il primo accredito contributivo decorre dal 1° gennaio 1996, avere un importo di pensione non inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale.
Al di là del numero di persone finora coinvolte, si tratta di due strumenti molto interessanti e non solo sotto l’aspetto finanziario, come ha precisato Gianluca Anselmi, Consulente del Lavoro dello Studio Laboralia di Milano: «Nel dibattito sulle future scelte del Governo per superare la Fornero c’è da considerare che l’Ape volontario e quello aziendale, a esso collegato, a differenza dell’Ape sociale finanziata con risorse pubbliche, non impattano sui conti dello Stato, poiché i beneficiari si autofinanziano tramite un prestito-ponte bancario o assicurativo da rimborsare nei primi vent’anni di pensione», ha detto l’esperto. A lui ha fatto eco Stefania Fisichella, Consulente del Lavoro di Catania che ha evidenziato altri aspetti positivi del provvedimento: «Si tratta, infatti di uno strumento molto flessibile per agevolare l’uscita dal lavoro e per gestire i problemi legati alle ristrutturazioni aziendali che necessitano di interventi di sostegno al reddito dei lavoratori anziani o per gestire il turn over,  creando uno spazio per l’occupazione dei giovani», ha commentato l’esperta che poi ha aggiunto: «Inoltre è compatibile con il godimento dell’indennità di disoccupazione (Naspi) e il pagamento delle rate del prestito ventennale da parte del lavoratore può essere agevolato, oltre che dall’Ape aziendale, anche da Rita, l’anticipo di erogazione delle prestazioni di previdenza integrativa a condizioni fiscali favorevoli. In più chi anticipa il pensionamento attraverso l’Ape volontaria può continuare a lavorare o ridurre le ore di lavoro».

 

L’Ape volontario come prestito o polizza vita

 

C’è poi da dire che il lavoratore che anticipa la pensione con l’Ape volontario non deve necessariamente cessare l’attività lavorativa, come si richiede per l’Ape sociale e può quindi utilizzare il prestito per l’anticipo pensionistico come un finanziamento agevolato o una polizza vita.  Chi prende l’Ape nei fatti paga di interessi sul prestito solo l’1,47% in quanto metà di questo onere è restituito dall’apposita detrazione fiscale. Anche il premio di assicurazione viene dimezzato dal bonus fiscale. In definitiva il Taeg effettivo comprensivo di tutti i costi è del 3,3% fisso per 20 anni, di gran lunga inferiore a qualsiasi forma di credito al consumo e i costi incidono effettivamente sull’assegno per l’1,6% per ogni anno di anticipo. Oltre a Intesa Sanpaolo, per il momento unico partner bancario che ha aderito alla convenzione Abi-Ania –Inps, partecipano all’iniziativa dell’Ape volontario quattro compagnie assicurative: Allianz, Unipol –Sai, Generali e PosteVita. «Dal punto di vista delle assicurazioni», ha spiegato Luigi Di Falco, Responsabile protezione vita e welfare di Ania (Associazione Nazionale tra le Imprese Assicurative), «uno strumento come l’Ape volontario può contribuire a colmare il gap che separa l’Italia da altri paesi europei dove è molto più diffusa la propensione ad assicurarsi sul rischio vita». E, in caso di pre-morienza, il lavoratore che ha scelto l’Ape lascia il finanziamento residuo al partner (o al figlio) cui poi andrà anche la futura pensione di reversibilità integra, senza dover continuare a pagare le rate ventennali del prestito per l’Ape volontario.

 

Anche l’ azienda può fare la sua parte

 

Per quanto riguarda il versamento delle rate del prestito-ponte bancario o assicurativo, le  imprese possono aiutare i lavoratori a finanziarle  tramite l’Ape aziendale che, come descritto nel recente studio della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, è richiedibile contestualmente alla domanda per l’Ape volontario. Lo strumento consente, infatti, ai datori di lavoro di sostenere il lavoratore nel pagamento delle rate ventennali  attraverso un incremento del solo montante contributivo individuale, che consentirà di aumentare l’entità dell’assegno pensionistico. Il datore di lavoro, come da accordo concluso direttamente con il lavoratore, deve versare all’Inps una dote aggiuntiva minima di contribuzione (con facoltà di aumentarla) a favore del lavoratore prima della decorrenza dell’Ape volontario. Il datore di lavoro può detrarre la somma per i contributi aggiunti al lavoratore integralmente dal reddito d’impresa, mentre il lavoratore ha diritto a un credito d’imposta che restituisce il 50% dell’onere per interessi e assicurazione delle rate ventennali del prestito.

 

Le alternative all’Ape aziendale

 

Esistono poi delle alternative all’Ape aziendale che le imprese devono prendere in considerazione. Nel caso di dipendenti di età inferiore a 63 anni o ai quali comunque manchino pochi anni dalla pensione anticipata, per esempio, c’è la possibilità di risolvere il rapporto di lavoro con una risoluzione consensuale che dia diritto all’indennità di disoccupazione Naspi per massimo 24 mesi con la relativa copertura contributiva figurativa. Per chi non riesce a raggiungere la pensione anticipata entro il periodo di copertura contributiva dell’indennità di disoccupazione, invece, può essere presa in considerazione l’ipotesi di conferire un’incentivazione all’esodo che sia utilizzata per il versamento dei contributi volontari.
In alternativa si può ipotizzare di chiudere il rapporto di lavoro dipendente e accompagnare il lavoratore alla pensione di anzianità contributiva attraverso un rapporto autonomo o parasubordinato che non interferisca con eventuali quote retributive della pensione maturate nel Fondo pensione lavoratori dipendenti, grazie alle novità introdotte dal nuovo cumulo contributivo.
Nel caso di aziende con più di 15 dipendenti e con eccedenza di personale, poi, è possibile anticipare il pensionamento ricorrendo al sistema di esodo ex art.4 L.92/20012 ( isopensione ), che consente un prepensionamento di 4 anni rispetto alla pensione di vecchiaia o alla pensione anticipata. E’ necessario un accordo sindacale e il pagamento da parte dell’azienda dei costi per l’assegno di accompagnamento alla pensione e per la contribuzione figurativa.

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