Il welfare entra nelle Casse di previdenza

Il welfare entra nelle Casse di previdenza

Già prima della crisi pandemica gli enti assistenziali per liberi professionisti hanno attuato misure di benessere. E ora sono ancor più necessarie

 

Le Casse di previdenza rappresentano la fonte assistenziale obbligatoria per liberi professionisti iscritti a un albo – così come l’Inps per i lavoratori dipendenti e gli autonomi – e, anche per effetto degli impatti sanitari ed economici provocati dal Covid 19, stanno ampliando i propri servizi in ottica di welfare. Lo dimostra con particolare evidenza un recente rapporto elaborato dell’Associazione degli enti previdenziali privati (Adepp), che spiega i servizi offerti nel periodo ‘caldo’ del primo lockdown.

 

In particolare, parte dalla premessa che l’emergenza epidemiologica ha comportato un’accelerazione dirompente sui trend già in corso, rappresentati dall’invecchiamento e dal cambiamento strutturale della popolazione, ma anche dalla diminuzione dei redditi libero-professionali e dalla confermata potenzialità delle nuove frontiere digitali. Nel prosieguo, poi, ne delinea le prospettive future per sostenere l’evoluzione professionale in un contesto mutevole.

 

Il sistema Casse come investitore istituzionale

 

È utile ricordare, in primis come il ‘sistema Casse’ sia di assoluta consistenza dimensionale gestendo – secondo recentissimi dati della Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip), che vigila sulle politiche di investimento e sulla gestione finanziaria – risorse complessive pari a 96 miliardi di euro (valore di mercato alla fine del 2019), registrando, dal 2011, una crescita di circa 40 miliardi. È anche da sottolineare come, oltre alla primaria e fondamentale funzione previdenziale, queste interpretino il ruolo di investitori istituzionali, essendo portatrici di quello che si definisce “capitale paziente”, orientato cioè in un orizzonte temporale di medio-lungo periodo e, quindi, più adatto a sostenere l’economia reale in maniera stabile.

 

Sempre secondo dati Covip, gli investimenti ‘domestici’ delle Casse di previdenza risultano pari al 36,3% delle attività (circa 35 miliardi di euro). Nell’attuale fase di ripartenza, infatti, questi enti, insieme con i fondi pensione, i soggetti pubblici e altri interpreti privati, rappresentano possibili tasselli di un mosaico teso a incrementare in maniera rilevante gli investimenti, prevedendo specifici presidi normativi di salvaguardia e ulteriori incentivi fiscali.

 

Un welfare integrato per supportare i professionisti

 

Dopo questa premessa, il rapporto Adepp evidenzia come le Casse di previdenza, si sono attivate per rispondere alle criticità prospettate già prima della crisi di Covid-19 (gap generazionale e di genere, divario occupazionale tra Nord e Sud Italia, rilevanti disuguaglianze di redditi a parità di competenze, ecc.), attivando misure assistenziali più incisive, come l’erogazione di sussidi straordinari a sostegno dei redditi.

 

Tutto ciò ha avviato un effettivo programma di welfare integrato – incrementato poi alla luce della nuova emergenza – articolato in quattro ambiti: tutela della salute, della famiglia, del professionista e del credito, implementando quello che è definito ‘welfare attivo’, che combina le diverse azioni volte al ‘potenziamento’ della professione.

 

Tra le iniziative evidenziate vi è l’anticipo dei bonus statali, l’attivazione delle misure rivolte ai singoli professionisti e a sostegno della loro attività (concedendo ulteriori sussidi cumulabili con l’indennizzo pubblico). Ma anche finanziamenti a tasso zero, contributi per i canoni di locazione dello studio professionale e per l’acquisto di beni strumentali e agevolazioni per il credito – mediante la stipula di nuove convenzioni con banche e assicurazioni. Le Casse hanno poi previsto l’erogazione di indennità a seguito di ricovero e per quarantena (obbligatoria e/o fiduciaria), rimborsi post ricovero, contributi per la diagnostica (tamponi, test sierologici, ecc.), consulenza telefonica o videoconsulti medici specialistici, nonché polizze sanitarie gratuite per indennizzi in caso di infezione da Coronavirus.

 

Il futuro delle Casse comprende le politiche attive

 

Ma quali sono le future evoluzioni che si prospettano? Il rapporto sottolinea come sia indispensabile intercettare in questa crisi alcuni cambiamenti permanenti per il futuro mercato del lavoro. Più nello specifico si sottolinea come le politiche di Smart working e il distanziamento sociale accelerino la necessità di digital skill basate sull’apprendimento automatico, verso una prospettiva di Gig economy. È chiaro, dunque, che il futuro delle Casse di previdenza è quello di governare platee attive instabili e con retribuzioni tutt’altro che regolari; si rende così necessario implementare un modello di welfare che preveda un’assistenza ampia e a cui abbinare una strategia di politiche attive che riesca a sviluppare l’autonomia delle persone, intervenendo nei momenti di transizione lavorativa, per aiutare ad accrescere le professionalità.

 

È utile evidenziare come, per sostenere finanziariamente un maggiore supporto in ottica di welfare, le Casse chiedano da anni una revisione del proprio regime fiscale che appare particolarmente penalizzante. I loro rendimenti sono, infatti, tassati al 26%, contro il 20% dei fondi pensione. Vi è, poi, un altro svantaggio: la base imponibile delle prestazioni finali è considerata al lordo dei rendimenti conseguiti. Come evidenzia Adepp, in questo modo, è assoggettata a tassazione sia la parte dei contributi correttamente non tassati in ‘fase di versamento’ sia quella dei rendimenti che lo sono stati nella ‘fase di maturazione’. Quindi, gli enti previdenziali privati – e i propri iscritti – subiscono una duplice tassazione.

 

*Lorenzo Giuli è un esperto di previdenza complementare

About the Author /

lorenzo.giuli@este.it