Il welfare come risposta ai cambiamenti della società

Il welfare come risposta ai cambiamenti della società

Il welfare aziendale può contribuire alla diffusione di una crescita sempre più sostenibile – economica e sociale – che è l’obiettivo del Pnrr, come spiegato dal Presidente di Aiwa Emmanuele Massagli

 

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è al centro del dibattito economico e sociale. Ma prima di parlare di futuro, è essenziale capire che il percorso della nostra società passa anche per il benessere di lavoratori e delle organizzazioni economiche. Questioni che si giocano in gran parte all’interno della contrattazione collettiva nelle aziende e attraverso le scelte legislative; dunque dentro il perimetro del welfare aziendale. A ribadire il messaggio è stata l’Associazione italiana welfare aziendale (Aiwa) che di recente ha promosso il suo primo convegno dal titolo Il contributo del welfare aziendale alla ripresa e resilienza dell’economia italiana.

 

Il riferimento al Pnrr riguarda il fatto che c’è la convinzione che il welfare aziendale possa contribuire alla diffusione di una crescita sempre più sostenibile – economica e sociale – che è l’obiettivo del piano europeo, come spiegato dal Presidente di Aiwa Emmanuele Massagli. “Il welfare aziendale vuol dire ‘cura’ e non è solamente sinonimo di agevolazioni fiscali: se così fosse non sarebbe così diffuso, dato che riguarda circa 5 milioni di lavoratori e lavoratrici in Italia”, ha confermato Roberto Benaglia, Segretario Generale Federazione italiana metalmeccanici (Fim) Cisl. Per il sindacalista adesso imprese e parti sociali devono cooperare costantemente perché il benessere delle persone è tornato al centro dell’attenzione della società, a causa della pandemia; “Dal mio osservatorio, che comprende soprattutto le Piccole e medie imprese (PMI) del Nord Italia, ora più che in passato le persone cambiano o scelgono un posto di lavoro in base ai servizi di welfare dell’azienda, come asilo nido o benefit vari”.

 

Il benessere percepito all’esterno e all’interno di un’organizzazione è diventato quindi un fattore che fa la differenza anche nell’attrattività dell’azienda. Secondo un recente studio della piattaforma Semrush, che ha analizzato le ricerche online fatte in Italia nel primo semestre 2021, la domanda “come funziona il welfare aziendale?” ha subito un incremento del +400% rispetto al 2020. Un desiderio di approfondire l’argomento che, per circa un utente su due, si traduce in un desiderio di passare all’azione, con la frase “come attivare il welfare aziendale” in crescita del 200%, aumentato nell’ultimo trimestre di tre volte rispetto al precedente e, soprattutto, le ricerche per “portale welfare aziendale”, arrivate a quota +1.600%.

 

Rimanere ancorati ai modelli del passato è dannoso

 

Anche la contrattazione è chiamata a rispondere a questa sfida, in particolare nei confronti delle piccole aziende che ancora non hanno un piano di welfare. “Un modo per parlare a imprese di questa dimensione delle soluzioni di benessere è fare leva sul territorio, progettando un’integrazione di welfare aziendale con le reti di servizi locali”, suggerisce Benaglia. Proporre quindi nel pacchetto più servizi alla persona, legati ai bisogni presenti, al posto di rimborsi o buoni spesa, è, a giudizio del sindacalista, la strada da percorrere per ampliare il numero di aziende che beneficiano di piani di welfare (anche perché attualmente nelle organizzazioni convivono generazioni diverse, con bisogni diversi): “Puntiamo su una concezione meno consumistica del welfare e più mutualistica”.

 

È d’accordo Massagli, per cui in vista del Pnrr è importante non perdere l’elemento distintivo del welfare aziendale, cioè la sua funzione sociale: “Il welfare offre molti vantaggi al sistema Paese e va a intercettare bisogni non offerti dal settore pubblico, cioè un tipo di servizi che tendenzialmente tende a sfuggire alla regolazione”. Aiwa ha proposto quindi di tracciare qualche nuovo passo nel percorso del welfare, che non è iniziato – come a volte si tende erroneamente a credere – nel 2016 (con le novità introdotte dall’allora legge di Stabilità), bensì con la storia dell’imprenditoria italiana e le prime città di fondazione.

 

Ma come è possibile continuare questo percorso verso la cura dei bisogni delle persone? “Serve prima di tutto essere consapevoli che sta cambiando il modo di lavorare nelle imprese – almeno nel mondo occidentale – perché non siamo più negli Anni 70, quando è stata costruita l’infrastruttura dei nostri contratti di lavoro e del welfare. In quel periodo il lavoro da remoto tramite una connessione a Internet, per esempio, era inconcepibile”, è la tesi di Massagli. “Non ancoriamoci ad alcuni modelli attuali nei valori, ma non nella tecnica”.

 

Le proposte di miglioramento dell’offerta di welfare aziendale che Aiwa fa a provider e legislatori sono legate ad alcuni aspetti cardine del Pnrr, per esempio il tema green: “Perché non aprire il welfare anche alla mobilità sostenibile?”, è stata un’opzione emersa nel dibattito che ha coinvolto esperti e politici. Il welfare aziendale, quindi, non è l’unica soluzione al cambiamento della società e dell’economia, ma aiuta a leggerlo.

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