Meno welfare opportunistico e più welfare sociale

Meno welfare opportunistico e più welfare sociale

Nel welfare, oggi, c’è una componente ancor più fondamentale rispetto al passato: la rilevanza sociale, senza la quale si perde il suo reale beneficio rispetto al lavoratore

 

Se è vero che il welfare deve dare sostegno alle persone, tamponando in qualche modo la crisi dello stato sociale, che senso può esserci a collegarlo al business? È quello che si chiede Alberto Perfumo, Socio e Amministratore Delegato di Eudaimon, società che offre proposte per il welfare d’impresa. Durante il convegno Wellfeel – Benessere organizzativo e welfare aziendale organizzato dalla casa editrice ESTE a luglio 2021 (Tuttowelfare.info è stato Media Partner dell’iniziativa), Perfumo ha iniziato il suo ragionamento partendo dagli interventi di riforma del welfare entrati in vigore con la legge di Bilancio del 2016 (la nota legge di Stabilità che ha rivoluzionato il welfare aziendale).

 

A distanza di cinque anni da quella rivoluzione, in che direzione, effettivamente, i cambiamenti stanno spingendo ora? E la direzione finora intrapresa è quella ‘giusta’, nel senso che è quella che il Legislatore si attendeva nel 2016? Secondo la riflessione di Perfumo, oggi c’è una componente ancor più fondamentale rispetto al passato: la rilevanza sociale, senza la quale si perde il reale beneficio del welfare rispetto al lavoratore.

 

Aziende fiduciose nel futuro, ma i lavoratori sono sfiduciati

 

 

Per illustrare il suo pensiero, il Fondatore di Eudaimon ha citato il rapporto svolto con il Censis sul welfare aziendale del 2021. “Dall’indagine è emerso che la visione delle aziende, dei manager e dei Direttori del Personale è positiva: l’87,2% degli intervistati ha fiducia riguardo al futuro. Certo, c’è coscienza delle difficoltà che ci sono nel riprendere il passo pre-pandemia, però c’è la convinzione che in azienda possa esserci volontà d’azione e coesione. Le imprese, quindi, sono orientate all’attenzione e alla cura nei confronti delle persone”.

 

Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia, quella cioè che riguarda i lavoratori. “Il 44,2% degli intervistati ritiene che, dopo il Covid-19, il lavoro è peggiorato e tre lavoratori su quattro hanno ‘paura’ pensando al futuro: temono, per esempio, la perdita del lavoro o di non essere grado di seguire i cambiamenti”, ha raccontato Perfumo, facendo ancora riferimento alla ricerca Censis-Eudaimon.

 

C’è quindi un’importante divaricazione tra lo stato d’animo delle imprese (fiduciose) e quello dei lavoratori (sfiduciati). “Questa differenza di visione può essere critica, anche nel momento in cui si riparte: le aziende hanno bisogno di persone ‘robuste’ e coraggiose, pronte a rimettersi in discussione per gestire la ripartenza; invece, rischiano di trovare persone impaurite, incerte, dubbiose sulla loro capacità di rispondere alle esigenze dell’azienda”.

 

Non si può poi dimenticare l’ampio capitolo dedicato allo Smart working, sempre più spesso associato a una forma di benefit piuttosto che considerato come un assetto organizzativo dell’azienda. Sul lavoro agile anche i dati del rapporto Censis-Eudaimon sono contrastanti. “In genere lo Smart working è apprezzato e una persona su tre teme di dover tornare a lavorare esclusivamente in presenza. Invece, sei lavoratori su 10, tra quelli che lavorano in modo tradizionale (cioè dall’ufficio), temono di doversi adeguare alla nuova normalità caratterizzata dal lavoro a distanza”.

 

Il welfare deve aderire alle necessità delle persone

 

In questo scenario, le aziende hanno riscoperto quanto è importante che le persone si sentano bene. E in una situazione in cui le modalità di lavoro sono a distanza e gli spazi sono diminuiti, ognuno ha i propri bisogni. È proprio qui che il welfare può – e dovrebbe – intervenire. “I fenomeni attuali spingono alla disaggregazione, ma il welfare può essere una leva di coesione: deve essere aderente ai bisogni delle persone, accogliente e facilmente utilizzabile da tutti; ognuno deve trovare una risposta al proprio bisogno. Queste sono le caratteristiche del welfare che serve oggi: serve riscoprire l’importanza della valenza sociale, che nel tempo, forse, si è un po’ persa”.

 

Ma è questo il welfare realmente praticato dalle aziende? Nelle organizzazioni più grandi – o almeno in quelle con maggiore esperienza in ambito welfare – la normativa entrata in vigore con la legge di Bilancio del 2016 ha permesso di integrare impianti di welfare già esistenti prima dell’aggiornamento legislativo. Tuttavia è nelle aziende più piccole (o meno esperte nel welfare), che la normativa è stata spesso applicata in modo distorto. “L’aggiornamento di legge ha condotto a un welfare che ha perso di vista la rilevanza sociale, trasformandolo in una parte di retribuzione agevolata e defiscalizzata per il lavoratore e per l’impresa. È nato quindi un welfare ‘opportunistico’, che punta alle soluzioni più semplici promosse dal Legislatore”.

 

D’altra parte, è certamente più ‘facile’ erogare un buono pasto, piuttosto che fornire un intero servizio agevolato alle persone in grado di rispondere alle loro esigenze. Ecco perché serve capire quali sono le reali esigenze del personale per offrire concretamente beni e servizi di welfare. E in particolare serve, secondo Perfumo, promuovere il welfare che abbia una rilevanza sociale: “Senza la rilevanza sociale non ha senso che il welfare sia agevolato. È il valore che diffonde nella società che porta, poi, a un reale beneficio”.

 

Infatti, ciò che la norma vorrebbe favorire è diverso dal welfare che sempre più spesso è adottato dalle aziende. “Se si vuole promuovere un welfare che abbia un valore, è inutile erogare le soluzioni come i biglietti per il cinema o i voucher per i viaggi. Se ci fossero risorse disponibili e, oltre a questo, si potesse incidere sulla cultura, allora non ci sarebbe problema nell’offrire queste agevolazioni; ma, prima di tutto, è necessario riorientare il welfare nella direzione di cui tutti hanno bisogno, cioè alle necessità più basilari”.

 

Infine non ci si può dimenticare della sostenibilità, altra grande questione di estrema attualità, che si lega inevitabilmente al welfare. In particolar modo, il legame è con la sostenibilità sociale, uno dei pilastri dello sviluppo sostenibile, che comprende azioni che hanno l’obiettivo di rendere la società equa. “Oggi, il Paese sta ripartendo e ci si pone in modo serio il tema della sostenibilità; l’auspicio è che la politica abbia la forza di chiarire prima a se stessa e poi al Paese ciò di cui c’è bisogno e che, quindi, orienti l’azione in questo senso”, è l’auspicio di Perfumo. Il welfare, quindi, deve fare in modo di massimizzare il benessere delle persone, andando incontro realmente alle loro esigenze, per contribuire, in questo modo, allo sviluppo sostenibile (sia economico sia sociale) dell’azienda.

About the Author /

f.biffi@este.it