Convegno Tuttowelfare: il welfare aziendale come leva strategica per le PMI

Convegno Tuttowelfare: il welfare aziendale come leva strategica per le PMI

Sono molteplici gli spunti emersi dal primo convegno di Tuttowelfare dedicato al welfare aziendale come leva strategia per le PMI

 

Si è tenuto martedì 4 aprile, il primo convegno del 2023 di Tuttowelfare. Una giornata interamente dedicata al welfare aziendale come strumento di crescita per le PMI. Nel corso della giornata si sono susseguiti diversi relatori che hanno inquadrato il tema da angolazioni diverse. Emanuele Missagli, Presidente di ADAPT e di AIWA, ricercatore in Università LUMSA, partendo da un excursus di carattere storico, ha provato a dare un inquadramento specifico a tutto quello che genericamente viene definito “welfare aziendale”, da cosa è composto e quali sono le norme a cui fare riferimento e perché sia in così grande crescita in realtà di ogni tipo.

 

L’intervento di Elena Panzera, Senior HR Vice President SAS Emea&AP – Presidente AIDP Lombardia, si è focalizzato sul concetto di “Wellbeing olistico” e su come metterlo in pratica e sulla sua importanza in un momento storico che vede i lavoratori, statistiche alla mano, ancora più preoccupati per il loro futuro rispetto al periodo della pandemia. Per farlo serve una visione di insieme che coinvolga tutti i membri dell’azienda, la definizione di pillar su cui basare la propria strategia, la definizione di una governance, una comunicazione della strategia e dei servizi e infine un monitoraggio continuo.

 

L’avvocato Luca Failla, dello studio Failla&Partners ha ragionato sulla nuova flessibilità del lavoro postpandemico e di come questo stia trasformando sempre più anche le valutazioni su rendimento e produttività con la continua crescita di importanza del raggiungimento di obiettivi prefissati rispetto alla presenza, per un determinato numero di ore, in ufficio. In questo senso, la settimana lavorativa di quattro giorni può diventare una risorsa strategica, a patto di riuscire a implementare un “patto di lavoro” che passa da una misurazione precisa del rendimento.

 

Lavorare in modo più intelligente, oltre che aumentare la produttività e il rendimento dei lavoratori, semplifica la vita degli stessi e anche le PMI hanno un alleato potente in questo senso: la tecnologia. Le nuove frontiere tecnologiche possono, anzi devono, essere implementate con successo nei processi delle organizzazioni e possono svolgere un ruolo chiave in quella che Gianluca Moretto, CEO Beneficy, definisce “Employer Experience”, ovvero un cultura del lavoro che metta al centro il lavoratore, prima ancora del business, attraverso il suo coinvolgimento della mission aziendale, nella crescita del business nello sviluppo di idee, nella valorizzazione del talento e delle diversità culturali, nell’ attenzione ai bisogni personali.

 

Secondo il welfare index PMI, che monitora 6500 aziende, nel 2021 l’utile sul fatturato delle aziende con livelli di welfare molto elevato è stato di 6.7% contro il 3.7% delle aziende con un basso livello di welfare. Ormai è sempre più chiaro la correlazione tra welfare aziendale e produttività, redditività e competitività, ma le aziende e in particolare le PMI faticano a parametrare il grado di coinvolgimento e di successo delle loro iniziative di welfare e di conseguenza quante risorse allocare ai loro piani. L’avvocato e consulente del lavoro Riccardo Zanon si è occupato di questo tema, fornendo strumenti utili e risposte concrete su come misurare l’impatto delle welfare aziendale sulle PMI.

 

Anna Benini, CEO di LianeCare, ha invece spiegato come in un’epoca di lavoro sempre più frammentato tra casa e ufficio, mantenere un corretto bilanciamento tra vita privata e lavoro sia sempre più complesso, ma anche di come, per la prima volta nella storia, in azienda sia possibile trovare lavoratori di quattro generazioni diverse. Questo porta a una frammentazione delle esigenze di ogni lavoratore e alla necessità di piani di welfare aziendali sempre più personalizzati, in particolare per quanto riguarda il “caregiving famigliare” sempre più diffuso tra i lavoratori di tutte le età e di cui spesso, troppo spesso, i lavoratori tendono a non parlare con i propri datori di lavoro per paura di uno stigma sociale. Un paradosso perché in questo modo, spesso, i lavoratori rinunciano alle opportunità che l’azienda decide loro di offrire.

 

Lo smartworking è sempre più diffuso, ma l’ufficio continua a essere un luogo centrale nella vita dei lavoratori, ma dovrebbe essere uno spazio fisico in continua evoluzione ed effettivamente, sempre più uffici si stanno trasformando. Da luoghi dove lavorare in una postazione di lavoro fissa con scarsa mobilità, e grandi open space, l’ufficio sta diventando uno spazio di condivisione, con delle aree per rilassarsi, socializzare, ma anche un luogo raccolto, dove elaborare idee, discutere, parlare con clienti e colleghi in presenza o da remoto, ma aree raccolte e deputate solo al confronto. Di questo ha parlato Luca Brusamolino, CEO di Workitect e autore del libro “Lo smartworking comincia dall’ufficio” nel suo intervento, a chiusura del convegno.

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