Sharing mobility: ecco quando può essere inserito nel piano welfare
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Sharing mobility: ecco quando può essere inserito nel piano welfare

Anche i servizi di mobilità sostenibile rientrano nei piani di welfare aziendale se utilizzati nel tragitto casa-lavoro. Questo quanto precisato dall’Agenzia delle Entrate. Si tratta di benefit che rispondono a finalità di utilità sociale e ambientale motivo per cui non costituiscono reddito da lavoro dipendente.

 

La macchina è sempre stato il mezzo preferito dagli Italiani per andare in ufficio. Secondo i dati Istat circa il 76% utilizza la propria auto mentre solo l’11% prende i mezzi pubblici, percentuale che aumenta nei grandi centri urbani. Oggi però sono in constante aumento coloro che utilizzano servizi come il car sharing, il bike sharing e l’utilizzo condiviso di monopattini elettrici per raggiungere l’ufficio.

 

Sharing Mobility e Fringe Benefit

 

La mobilità legata al mondo del lavoro sarà uno dei temi del 2024. Una mobilità sempre più sostenibile a livello sociale, ambientale e anche a livello economico. Per questo l’Agenzia delle Entrate ha voluto confermare che l’utilizzo di servizi di mobilità sostenibile, messi a disposizione tramite un’apposita app, se utilizzati per il tragitto casa-lavoro rientreranno nei fringe benefit.

 

I servizi di sharing devono essere socialmente utili ai dipendenti e quindi devono contribuire al miglioramento della qualità della vita lavorativa oltre che a tutelare l’ambiente. Attraverso l’interpello 74/2024, l’Agenzia delle Entrate ha delineato i criteri per cui i servizi di mobilità sostenibile possono essere considerati parte del welfare aziendale e non costituire reddito imponibile per i dipendenti. Scelta questa che incentiva le imprese a promuovere soluzioni di trasporto più sostenibili.

 

I criteri

 

Queste novità rappresentano senza dubbio una grande opportunità per le aziende. Da un lato possono garantire una maggior tutela ai loro dipendenti e dall’altro attivarsi con politiche a favore dell’ambiente in un contesto in cui la sostenibilità è centrale.

 

Ecco quali sono le condizioni che i servizi di sharing mobility devono rispettare affinché possano godere dei benefici fiscali:

  • Devono essere accessibili esclusivamente ai dipendenti che non beneficiano già di un’auto a uso promiscuo come fringe benefit;
  • Sono ammessi se la sede di lavoro si trova in un luogo che consenta il riutilizzo da parte di altre persone, così da garantire una reale condivisione e riduzione dei costi sociali del trasporto;
  • Devono essere limitati al tragitto casa-lavoro (saranno poi le aziende a stabilire dei limiti di spesa nel piano welfare);
  • Non deve essere previsto il rimborso delle spese sostenute direttamente dal dipendente per gli spostamenti casa-lavoro.
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