Sostenibilità: un asset strategico per le aziende
Perché e come un’azienda dovrebbe integrare un approccio sostenibile nel suo piano industriale
Oggi l’adozione di un approccio sostenibile da parte delle aziende, sia grandi sia medio-piccole, non è più una scelta, ma una strada necessaria ed opportuna. L’unica opzione per ora ancora facoltativa, ma verso cui si tende, è la scelta di fare della sostenibilità un asset strategico per il business dell’azienda. E’ questo il messaggio chiave che emerge dall’intervento della Prof.ssa Stella Gubelli, docente di Economia Aziendale e Responsabile Area Consulenza ALTIS dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, durante il convegno “Organizzazioni sostenibili per un mondo sostenibile” organizzato dalla testata Sviluppo&Organizzazione giovedì 16 giugno 2022.
NORMATIVA E REGOLAMENTAZIONE
In questi anni si sta assistendo ad una crescente regolamentazione sui vari ambiti di gestione e comunicazione della sostenibilità (solo per fare un paio di esempi: il pacchetto di Direttive Europee del 2018 con nuovi obblighi in materia di Emissioni, rifiuti e Circular Economy; o il Decreto legislativo 254/2016 sulla Rendicontazione non Finanziaria).
Lo sviluppo sostenibile è al centro del Green Deal dell’Agenda 2030 dell’Unione europea, nonché della politica industriale europea attraverso il Next Generation EU e il PNRR.
Recentemente è stata anche approvata la proposta di modifica della Direttiva europea sul reporting di sostenibilità (CSRD) che obbliga alla rendicontazione di sostenibilità tutte le società quotate (tranne quelle con meno di 10 dipendenti e fatturato inferiore a 700.000 euro) e le società che rispondono ad almeno due dei seguenti criteri dimensionali:
– Dipendenti superiori a 250
– Fatturato superiore a 40 milioni di euro
– Attivo Stato Patrimoniale superiore a 20 milioni di euro
Scegliere volontariamente di adottare un approccio sostenibile prima che il legislatore estenda l’obbligo alle varie categorie di impresa presenta alle aziende anche il vantaggio di anticipare l’applicazione di normative e quindi di evitare poi di dover stravolgere il proprio modello per “mettersi in regola”.
BANCHE, INDUSTRIA E “PERENNIALS”
L’importanza della sostenibilità è sempre più pervasiva e tocca diversi settori di business, per esempio quello bancario. In base alle linee guida dell’EBA, entrate in vigore nel 2021, il rispetto dei fattori ESG (Environmental, Social and Governance) rientra tra gli elementi da considerare nella concessione di un prestito, e può determinare la riduzione del costo di un finanziamento.
L’EBA inoltre richiede alle banche, dal 2022, la pubblicazione del GAR (Green Asset Ratio), cioè il rapporto tra finanziamenti green e totale degli asset.
A loro volta gli investitori sono sempre più attenti ai fattori ESG nelle proprie scelte di investimento e gli strumenti di impact investing sono in rapida crescita.
I criteri ESG, così come la gestione sostenibile della supply chain, sono utilizzati anche nella valutazione dei fornitori in ambito industriale. Sempre più spesso infatti i clienti richiedono alle imprese inserite nelle filiere produttive di “dimostrare” il proprio approccio sostenibile al business.
L’attenzione alla sostenibilità getta le sue radici alla base della filiera, cioè tra i consumatori e i cittadini che stanno progressivamente adottando un orientamento sostenibile nei confronti di consumi e acquisti. Si è quindi arrivati a parlare di una nuova categoria sociale, i “perennials”, che indipendentemente dall’età si dimostrano molto attenti a queste tematiche, determinando così un cambio di rotta da parte delle aziende.
LA SOSTENIBILITA’ NEL MODELLO IMPRESA: OGGI E DOMANI
Nel corso degli anni le aziende hanno vissuto una progressiva evoluzione verso l’integrazione della CSR (Corporate Social Responsability) nella strategia aziendale. Si è arrivati recentemente ad una fase in cui si è affermato un orientamento sostenibile nel medio periodo e la sostenibilità è presidiata a livello di governance, gestionale e organizzativo. Le prossime frontiere saranno quelle di rendere la sostenibilità una vera e propria fonte di vantaggio competitivo e, successivamente, un fattore dominante della corporate strategy, in grado di trasmettere un impulso significativo sul territorio e nel settore.
Ad oggi però non esiste un modello prevalente di governance della sostenibilità: in alcune aziende ci si basa su una task force manageriale o sulla supervisione del CdA, ma l’obiettivo è arrivare alla formazione di un “Comitato sostenibilità” che lavori in ottica strategica. Il Sustainability Manager ha oggi un ruolo professionale riconosciuto, ma non può giocare da solo la partita della sostenibilità perché questa è una sfida trasversale che tocca diversi settori aziendali, istituzioni e stakeholder. Il Sustainability Manager quindi deve essere in grado di raccogliere le diverse esigenze e mediare tra le parti coinvolte per trasformare la sostenibilità in un asset strategico dell’azienda.
DALLA RENDICONTAZIONE ALLA STRATEGIA
Alla luce di quanto emerso fin qui, è chiaro che la rendicontazione dei bilanci di sostenibilità e delle dichiarazioni non finanziarie, su cui oggi le aziende sembrano concentrare i loro maggiori sforzi, rappresenta in realtà solo una delle fasi finali della più ampia catena per creare e misurare il valore condiviso.
Prima di tutto infatti serve una pianificazione per integrare gli obiettivi strategici di sostenibilità nei piani industriali. Successivamente si passa all’azione, declinando questi obiettivi in azioni concrete; poi si monitorano le performance e solo alla fine ci si dedica alla rendicontazione e alla comunicazione per valorizzare le buone pratiche di sostenibilità.
VADEMECUM
Per riuscire concretamente ad integrare la sostenibilità nel proprio modello d’impresa le aziende possono utilizzare diverse leve “facilitanti”:
1. Valorizzare l’esistente: iniziative, persone, relazioni sono “asset” da cui partire
2. Dare unitarietà all’approccio: definire presidi organizzativi e dotarsi di strumenti operativi consente di “mettere a sistema” il proprio approccio sostenibile al business
3. Dare forma alla sostanza: policy, procedure, codici contribuiscono a definire regole chiare e stabili e a qualificarsi come sostenibili
4. Investire sulla cultura e sulle competenze: la diffusione di una cultura interna orientata alla sostenibilità e la presenza di competenze (diffuse) sono condizione indispensabile per un approccio efficace di lungo periodo